Reti e applicazioni parleranno la stessa lingua. “Intelligente”

L’infrastruttura di rete è un ingrediente essenziale per la corretta implementazione delle architetture Soa. Per questo assume valore strategico un approccio di rete orientato ai servizi in grado di supportare l’agilità e la flessibilità delle Soa

Pubblicato il 18 Dic 2006

La crescente interdipendenza tra tutti gli elementi di un’architettura informatica – sistemi, applicazioni, reti di comunicazione – giocherà un ruolo decisivo nella trasformazione dei processi aziendali. Lo dicono in termini prospettici gli analisti, ne sono convinti per ovvi motivi i fornitori di hardware, software e networking, iniziano a rendersene conto in concreto anche le grandi organizzazioni. Premesso che qualsiasi cambiamento in seno alle imprese richiede, per avere un impatto strategico nel lungo periodo, una metodologia strutturata, la richiesta di maggiore flessibilità, migliore ottimizzazione delle risorse e continuità del business a costi inferiori chiama in causa non solo soluzioni e infrastrutture ma anche i canali attraverso i quali vengono distribuiti i dati all’interno dell’organizzazione, e cioè le reti. Da tempo si parla di network convergenti a cavallo della “rivoluzione” Ip e da parecchio anche di reti intelligenti, portate cioè a dare un contributo di gestione significativo al pari di altri fattori ritenuti fondamentali per la nuova era delle risorse It, come la stessa convergenza, la virtualizzazione e le architetture orientate ai servizi, le Soa.
La scommessa da vincere, per le aziende grandi come per quelle piccole, è legata essenzialmente alla velocità con la quale l’organizzazione processa e analizza i propri dati e rende quindi esecutive le strategie sulla base delle valutazioni effettuate. L’It, come sappiamo, è chiamata a soddisfare questa esigenza in termini di affidabilità, trasparenza e agilità; la capacità di mettere insieme e distribuire in tempo reale dati (generati da attività e relazioni interne ed esterne) è, come altrettanto noto, un fattore discriminante per il successo a livello di innovazione dei processi. In questo scenario qual è il compito che l’It deve necessariamente “delegare” (ma in modo sinergico e integrato) alle reti? Quello di collegare in modo veloce e intelligente, almeno a livello di azienda di classe enterprise, le applicazioni e le banche dati residenti nei diversi silos dell’infrastruttura informativa aziendale, cresciuta costantemente negli anni ma spesso e volentieri senza un disegno sistemico. Con gli effetti che sono sul tavolo di molti Cio come priorità da risolvere: risorse poco coordinate, sistemi distribuiti e complessi difficili da gestire, grandi sforzi da compiere in fatto di integrazione. Il ricorso a modelli di computing on demand e ad architetture e piattaforme “adaptive” non sono però (sempre) sufficienti a ridurre gli sprechi e massimizzare l’efficienza dei sistemi informativi: occorre quindi ripensare la rete intesa come base operativa sulla quale l’infrastruttura It è costruita. Non si tratta in definitiva di abbandonare frettolosamente il modello client/server; si tratta di rivedere le modalità di utilizzo del network a supporto di processi che devono essere meno complessi e meno onerosi dal punto di vista dei costi. La rete deve quindi trasformarsi e deve fare proprie le caratteristiche di un’infrastruttura evoluta: resiliente, integrabile, adattabile.
E le applicazioni? Dovranno essere sempre più modulari, flessibili e integrate. La tendenza dei principali fornitori di software enterprise (Ibm, Sap, Oracle) verso le Soa è la prova più evidente che i sistemi informativi di domani avranno una struttura ben diversa da quella attuale. E in quest’ottica è facile prevedere come i middleware giocheranno nell’immediato futuro un duplice e strategico ruolo: essere le piattaforme di sviluppo per le applicazioni di business di nuova generazione e la base operativa a cui la rete dovrà “uniformarsi” per distribuire i dati critici in un ecosistema di interscambio delle informazioni critiche sempre più intelligente.

Network in evoluzione nel segno di Soa
Jeff Browning, responsabile della gestione dei prodotti in F5 Networks, uno dei principali fornitori a livello mondiale di soluzioni di Application Delivery Networking con all’attivo una partnership strategica con Oracle, ha di recente fatto il punto sul come si sono evolute le tecnologie di rete per fornire un migliore supporto delle architetture orientate ai servizi.
Il modello Soa, a detta di Browning, rappresenta la più significativa trasformazione nelle architetture applicative informatiche degli ultimi 10-15 anni in quanto va a risolvere i problemi di complessità e scarsa flessibilità del middleware tradizionale attraverso standard aperti e un approccio maggiormente “libero” in termini di progettazione, sviluppo e deployment delle applicazioni. Il punto focale dell’analisi di Browning è il seguente: alla grande attenzione prestata al lato applicativo delle architetture Soa fa eco il fatto che l’infrastruttura di rete sottostante viene spesso trascurata, pur essendo un ingrediente essenziale per la loro corretta implementazione. Per questo assume valore strategico un approccio di rete orientato ai servizi (che per F5 Networks è riassunto nell’acronimo Son, Service-Oriented Network) volto a realizzare un’infrastruttura in grado di supportare l’agilità e la flessibilità delle Soa; pensare di trasformare lo strato delle applicazioni senza considerare le implicazioni di una struttura di rete obsoleta comporta notevoli rischi per il deployment delle nuove architetture modulari.
Il messaggio che si evince dall’intervento di Browning è quello cui si accenna in altri passaggi di questo servizio. La rete ha avuto fino a ieri l’unica funzione di trasportare e indirizzare il traffico delle richieste delle applicazioni da un endpoint all’altro dell’infrastruttura It aziendale; oggi i dispositivi di rete sono diventati più intelligenti e possono interagire in modo maggiormente cooperativo con le applicazioni, fornendo funzionalità in grado di soddisfare esigenze avanzate, vedi la persistenza delle applicazioni o il controllo del flusso delle stesse per facilitarne l’interazione con il network.
La realtà con la quale si confrontano i vendor di apparati di rete è invece quella di organizzazioni che spesso e volentieri fanno ancora uso di dispositivi obsoleti e quindi non ottimizzati per una gestione efficiente del traffico associato ai Web service, che utilizzando gli standard Soap e Http possono incorporare un’enorme quantità di informazioni. Comprendere il traffico dati ed essere in grado di alterarne il flusso per un migliore indirizzamento delle richieste e delle risposte, questa la convinzione di Browning, è un elemento decisivo per il successo delle architetture Soa; in un ambiente operativo in cui la maggiore rapidità di sviluppo delle applicazioni e il riutilizzo dei servizi velocizzano i processi di modifica delle applicazioni stesse, il carico di lavoro legato alla gestione degli interventi sulle configurazioni aumenta considerevolmente. Da qui l’assunto che per supportare le Soa è necessaria una nuova generazione di prodotti e di servizi di rete, perché le “vecchie” tecnologie di rete offrono scarso supporto per i Web service e la maggior parte dei dispositivi tradizionali non è in grado di comprendere in modo logico e nativo il traffico che vi fluisce attraverso e non fornisce Api abilitate ai Web service. Il supporto di un’architettura Soa, ed è questa a nostro avviso la problematica sui cui è necessario fare maggiore chiarezza, ha come ingrediente chiave un dispositivo di rete intelligente, in grado cioè di comprendere i flussi dei servizi a livello di architettura It e di parlare lo stesso linguaggio delle applicazioni. Per comprendere e adottare in modo adeguato le reti orientate ai servizi, in definitiva, è necessario considerare la rete e i server nello stesso modo in cui vengono considerate le applicazioni nel modello Soa. Solo così le nuove applicazioni a supporto dei processi di business possono essere implementate più velocemente e senza la completa e onerosa riconfigurazione delle risorse di rete.

Cisco Sona, framework più servizi: la “Soa delle reti”
Charles Giancarlo, Chief Development Officer e senior vice president di Cisco, ha battezzato ufficialmente la nuova “era” dell’approccio del gigante californiano alle reti enterprise proprio un anno fa. Nei piani della società americana i network di nuova generazione (Intelligent Information Network) devono accelerare le prestazioni delle applicazioni software che vi viaggiano sopra e facilitare l’integrazione e la distribuzione di informazioni provenienti da piattaforme diverse. L’annuncio della strategia Aon (Application Oriented Networking) del giugno 2005 è stato quindi solo il primo passo di questa rivoluzione. I veri cardini sui quali costruire reti “intelligenti” sono nella sostanza due: Sona, acronimo di Service-Oriented Network Architecture, e Application Networking Services, di fatto la vera innovazione tecnologica che Cisco porta in dote sui propri apparati di rete per la gestione ottimale del traffico dati generato dalle applicazioni di business.
A cosa servono Sona e relativi servizi correlati? Il messaggio che Cisco indirizza al mercato è nella sostanza questo: il futuro compito delle reti è quello di servire interazioni in real time con un modello architetturale a componenti, aperto, a totale supporto dei processi e degli obiettivi di business. Va del tutto abbattuto quindi il solco esistente fra network e architettura It, fra risorse di rete e prestazioni delle applicazioni, a tutto vantaggio di un ambiente operativo che deve far capo (a livello enterprise) a sistemi con elevati livelli di virtualizzazione e orientati ai servizi.
Partendo da un’architettura modulare, e grazie al contributo degli Application Networking Services, la rete potrà quindi identificare al meglio l’origine di ogni pacchetto dati e conseguentemente migliorarne la distribuzione all’interno del sistema informativo. Napa (Network Application Performance Analysis), la prima soluzione rilasciata mesi fa da Cisco in chiave Sona, gestisce per l’appunto in modo proattivo le prestazioni e i requisiti delle applicazioni business critical ottimizzandone la distribuzione, coprendo tutti gli aspetti relativi alla gestione della rete e massimizzandone gli impatti sulle infrastrutture esistenti. Con Napa si può dire abbia preso il via una transizione che porterà a gestire le applicazioni in rete attraverso un sistema automatizzato, centralizzato e del tutto rispondente agli obiettivi del business.
Cosa siano quindi esattamente gli Application Networking Services lo possiamo desumere da queste precisazioni ancora di Giancarlo: si tratta di tecnologie di rete pensate per migliorare le performance di applicazioni software enterprise (Erp, Crm, soluzioni di Hr management e di collaboration Web based) per quanto riguarda l’accesso alle informazioni e la collaborazione fra gli utenti. In termini concreti, uno strumento per implementare soluzioni di traffic management e di sicurezza di rete, tool di monitoraggio e ottimizzazione delle prestazioni, servizi di delivery e di integrazione a livello del network: fra le soluzioni Aon e i middleware di Ibm e gli Erp di Sap, per esempio. Sfruttando in modo massivo il protocollo Ip, la rete si trasforma da semplice canale di trasporto dati a piattaforma abilitante processi avanzati di comunicazione, fra reparti interni l’organizzazione, fra sedi centrali e branch office. Sona è in sostanza un framework (come l’hanno definito in Cisco) che presuppone il collegamento (in tempo reale) dei diversi strati dell’architettura It enteprise, dalle reti (Wan e Man comprese) al data center, dalle applicazioni server a quelle di mobilità personale. Un obiettivo, questo, perseguibile con apparati che sfruttano agenti intelligenti (tool software e servizi) per facilitare il network management e l’interoperabilità applicativa. Un approccio che ha di fatto la stessa impronta che Sap, Oracle, Ibm e altri software vendor stanno utilizzando per promuovere le rispettive architetture Soa.

Il ruolo chiave del middleware
Una nuova tecnologia “embedded” che dovrà far parlare gli apparati di rete con la stessa lingua delle applicazioni enterprise e raggiungere tre precisi obiettivi nel segno di massima visibilità (dei dati), sicurezza e comunicazione in real time: facilitare l’interoperabilità dei sistemi, soddisfare i requisiti operativi della business agility e ridurre la complessità della governance It. Fra le tante definizioni date ad Aon, quella a cui è ricorso Rob Redford, Vp marketing & technology worldwide di Cisco, sembra il perfetto complemento di quanto annunciato dai vertici della casa californiana, e cioè un’azione mirata al cuore dei data center aziendali e centrata su soluzioni avanzate di routing e messaging in chiave middleware. In quest’ottica, Aon si traduce in apparati che analizzano (non limitandosi quindi alla selezione degli indirizzi Ip del traffico in entrata ma assumendo la veste di prodotti “application-aware”) i pacchetti dati per instradarli nel modo più produttivo e protetto sui server e i pc di competenza attraverso tool sviluppati ad hoc capaci di dialogare con i maggiori standard applicativi aperti (Web service, Xml e Soap in primis) e i protocolli proprietari utilizzati dalle piattaforme Tibco, Ibm (WebSphereMQ) o Sap (NetWeaver). Per questo motivo il framework di Aon è basato su interfacce aperte ma non fa uso di software open source. Per farla breve, Cisco ha sviluppato Aon per fare della rete lo snodo cruciale di processi di comunicazione ad alta velocità basati su linguaggio Xml e per gestire in modo intelligente la distribuzione dei messaggi in entrata attraverso l’intero network: in un concetto, favorire, alla stregua delle Soa, la migrazione non invasiva dei sistemi verso architetture trasparenti e accessibili in tempo reale a livello dati.
L’utenza enterprise, settori verticali quali finance, retail & logitiscs e government, ma anche medie e piccole imprese e sedi distaccate, saranno quindi oggetto di un’offerta di “joint product” che conterà per esempio su apparati che integreranno il client di WebSphereMQ Client o Sap Business One e che si articolerà per gradi partendo dalla disponibilità, già materializzatasi dall’inizio di quest’anno, di veri e propri “blade server” contenenti tool scritti in Java da inserire negli apparati di rete dei data center.


PERCHÉ PENSARE A UNA RETE INTELLIGENTE?
Alla base di una completa trasformazione dei processi di business vi sono vari elementi e la rete è sicuramente uno di questi. Il ponte di collegamento fra applicazioni, middleware, server, data center e utenti aziendali è la rete e più questa è “intelligente” più sarà facile implementare su e attraverso essa le efficienze che dovranno impattare l’intera organizzazione. Per contro lo scoglio da superare è tanto più elevato quanto più è estesa la filiera informativa aziendale in termini di isole tecnologiche fra loro separate e di nodi e server distribuiti. Gestire in modo ottimizzato le capacità applicative di una grande organizzazione, elevando quindi anche il livello qualitativo della corporate governance, diventa invece più facile se è la rete a farsi carico della centralizzazione di alcuni processi di management, in assoluta rispondenza agli obiettivi di business. Scalare efficienza operativa e semplificare le operation è quindi l’obiettivo di partenza per rendere le reti più “pervasive” nell’economia dell’infrastruttura It ma la svolta chiave è la capacità di offrire un contributo sostanziale nella distribuzione di servizi e applicazioni, creando i presupposti per una migliore assunzione delle decisioni critiche, e di rispondere in modo flessibile alle mutate esigenze di business.
Partendo dai presupposti fin qui esposti, gli analisti di settore hanno quindi individuato tre elementi per descrivere in modo compiuto una strategia di rete intelligente, rigorosamente basata sull’utilizzo del protocollo Ip e degli standard di comunicazione più avanzati (da Sip ad Asic, da Xml a Soap): un approccio di sistema che contempli le modalità con le quali il network si va a integrare con il resto dell’infrastruttura It; la partecipazione attiva della rete nella delivery delle soluzioni applicative e policy mirate per collegare obiettivi e processi di business ai compiti svolti dalla rete. Il grande passo in avanti cui sono chiamati i vendor di networking è in tal senso quello di portare innovazione tecnologica e intelligenza operativa non più a livello di singolo prodotto ma rispetto a una piattaforma, un framework, che possa integrare istruzioni di sicurezza, capacità di analisi delle performance, tool di collegamento alle applicazioni. L’era dei singoli apparati di rete (router, switch, access point e via dicendo) deputati a gestire a vari livelli il traffico dati aziendale è finito; la nuova generazione di componenti del network si doterà di intelligenza software per interagire in modo nativo con le applicazioni e per elevarne le prestazioni. Si parlerà quindi di sottosistemi di rete intelligenti, in cui convergeranno funzionalità e risorse integrate con il resto dell’infrastruttura It e capacità di gestione centralizzate che andranno a ottimizzare i livelli di utilizzo delle applicazioni e i flussi di distribuzione delle informazioni. A monte, però, va disegnata una “network policy” che sia coerente e che possa parlare lo stesso linguaggio della “business policy”: solo così si potrà sviluppare un sistema It “intelligente” in grado di adattarsi alle esigenze specifiche dettate dalla strategia di sviluppo aziendale.


ALLEANZE: CISCO E I SUOI FRATELLI
Abilitare la “netwok application integration” è l’obiettivo dichiarato di Cisco rispetto a una tecnologia che privilegia un modello di rete basato sull’eterogeneità delle applicazioni rispetto a una classica architettura dati a pacchetto. Anche per questo il ruolo che giocheranno i partner che hanno sposato la filosofia Aon (oltre a Ibm, Sap e Tibco Software c’è una nutrita schiera di specialisti del mondo applicativo, fra cui Eds e Verisign) è per gli analisti uno dei punti focali della scommessa che deve vincere Cisco. Come si muoveranno quindi i principali attori del software enterprise in questo nuovo ecosistema che vede la rete mai così vicina al cuore dell’infrastruttura It? Particolarmente interessante sarà vedere cosa nascerà dal connubio con Sap, che accredita Cisco come uno dei partner di riferimento per il supporto di Esa (l’Enterprise Services Architecture): il progetto è quello di offrire soluzioni di gestione end-to-end specifiche per data center aziendali, filiali e aziende di piccole e medie dimensioni combinando applicazioni Erp estese e apparati di rete, con la garanzia della totale sicurezza delle applicazioni e completa integrazione.
Tutto molto coerente, almeno sulla carta, ma è lecito però chiedersi almeno due cose: l’approccio hardware-centrico all’integrazione sul quale si fonda Aon rischia di creare turbative fra i vendor e i grandi system integrator che detengono il pallino delle operazioni sulle business application? Quali saranno le prime e prevedibili risposte che i tradizionali rivali di Cisco produrranno a loro volta per creare il loro mercato di application networking? E quelle dei fornitori di apparati di networking basati su Xml?

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