Gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e AssoSoftware hanno presentato la seconda edizione della Ricerca sul Software gestionale in Italia. Rispetto allo scorso anno, che aveva visto il censimento di 1.346 software house per 5.368 soluzioni gestionali, la prima evoluzione riguarda la finalità stessa del lavoro, che quest’anno non vuole semplicemente misurare l’evoluzione del mercato, ma andare a quantificare – attraverso un indice sintetico – lo stato di maturità delle PMI e PA rispetto all’utilizzo di soluzioni gestionali. Il punto focale non è più quello della diffusione del software – che comunque resta di grande interesse – bensì di come le aziende lo stanno utilizzando, quali difficoltà stanno incontrano e che opportunità sta creando alla competitività d’impresa.
La resilienza del mercato e l’indice di maturità
Partendo dai dati di mercato, le evidenze sono positive e disegnano un comparto resiliente e in crescita: ricordando che le rilevazioni riguardano il 2020, il mercato dell’offerta di software gestionale è cresciuto del 17% in un anno, mentre il fatturato generato dalle software house è passato da 14,9 mld di euro a 17,3 mld (+16%).
Per quanto concerne l’indice di maturità, vero elemento core della ricerca, esso si basa su 4 dimensioni di analisi, e in particolare:
- Adozione dei software gestionali: un dato fondamentale, ma che non fornisce informazioni sull’effettiva maturità dell’utilizzo del software;
- Integrazione di processo, ovvero il livello di integrazione dei software in chiave di digitalizzazione end-to-end dei processi;
- Presenza di personale IT e competenze dedicate alla digitalizzazione, fondamentali per un percorso efficace di trasformazione digitale;
- Impatto del gestionale sulle performance aziendali, ovvero i benefici percepiti in termini di efficienza ed efficacia a seguito dell’introduzione dei software gestionali
Sulla base di queste aree sono state definite le metriche di quantificazione e coinvolte 574 PMI e PA nella survey, con una buona rappresentanza di tutte le industry.
Elevata adozione, ma mancano visione integrata e competenze
Le prime evidenze interessanti riguardano la forte distanza che esiste nel tessuto economico italiano tra l’adozione dei software gestionali e l’integrazione degli stessi in ottica end-to-end, fondamentale per ottenere la vera digitalizzazione dei processi. Se infatti l’83% delle aziende usa soluzioni per la gestione amministrativa e contabile, il 55% per il controllo di gestione, il 54% per la logistica e magazzino e il 50% per approvvigionamento e produzione, solo il 29% del campione ha avviato un percorso di integrazione tra i software. La conseguenza è ovvia: il software gestionale viene adottato principalmente in risposta ad esigenze tattiche e non con una reale visione d’insieme sulla digitalizzazione d’impresa.
Tutto ciò è confermato dagli altri dati forniti dagli Osservatori e AssoSoftware: solo il 51% delle PMI e PA ha addetti dedicati all’IT e alla digitalizzazione, e non stupisce che tra le criticità affrontate nel percorso di trasformazione, il 42% del campione citi proprio la mancanza di personale competente e dedicato. Mancano competenze tecniche, ma anche una visione strategica sul digitale, che affronti il tema sotto il profilo del cambiamento organizzativo e di processo.
Maturità media (molto) migliorabile
L’indice realizzato dagli Osservatori e da AssoSoftware parla chiaro: su un valore massimo di 25 per ognuna delle 4 dimensioni d’analisi (100), l’indice medio di maturità nell’utilizzo del software si posiziona a 39,45, un valore decisamente migliorabile. Il 50% delle aziende ha un punteggio inferiore a 35, il 91% delle imprese è sotto i 70: in pratica, solo il 9% del campione può vantare un indice di maturità eccellente.
La segmentazione nelle 4 aree rispecchia le rilevazioni precedenti: l’adozione media è alta, ma il valore complessivo (39,45) è trascinato verso il basso dalla frammentazione di cui si è detto, dall’assenza di personale IT e anche dall’impatto sulle performance, che di fatto è connesso ai due precedenti.
Il problema della frammentazione
Su quest’ultimo aspetto occorre un ulteriore approfondimento. A livello strategico, il campione è concorde sull’impatto positivo dei software gestionali sulle performance d’impresa. Il 77% ritiene che essi forniscano maggiore controllo sulle performance, più del 60% ritiene che aumentino agilità e resilienza (fondamentali nel periodo pandemico) e il 68% parla di una migliore collaborazione tra colleghi. Addirittura, più della metà (53%) dichiara di aver incrementato i propri volumi di vendita grazie alla loro adozione.
Tuttavia, se parliamo di performance operative, il problema resta quello della grande frammentazione, unita al fatto che esistono diversi tipi di software gestionale (qui ne vengono considerati 6), con un grado di adozione diverso e un differente impatto sulle performance. A tal proposito, l’Osservatorio identifica tre aree:
- Ad alto potenziale, ma poco sfruttate. Vi rientrano il CRM e la Gestione documentale;
- Aree core fortemente frammentate, come logistica e magazzino, e approvvigionamento e produzione. Qui la gestione disaccoppiata dei processi è molto forte e non permette al digitale di esprimersi al meglio (solo il 19% del campione, per esempio, ha associato al software di approvvigionamento un MES);
- Aree consolidate come quella della gestione amministrativa e contabile, i cui impatti sulle performance sono assodati.
Infine, il confronto tra le aziende avanzate (il 9% di cui sopra) e le restanti offre alcune evidenze interessanti: il primo gruppo offre un’integrazione di processo molto avanzata (sia pur non ancora completa) e un’organizzazione ben strutturata, ottenendo come conseguenza un impatto sulle performance estremamente più alto (il doppio) rispetto alle aziende che si posizionano nella media di mercato e che presentano una più che accettabile adozione di software gestionale. In sostanza: avere e usare un software gestionale non significa poterne recepirne tutti i benefici e gli effetti della trasformazione che esso innesca. Su questo punto, le aziende e i player della filiera devono lavorare intensamente e in modo collaborativo negli anni a venire.