Da tanti anni gli uomini dell’It fanno un gran parlare di allineamento e di legame da rinsaldare con il business. A quanto pare, invece, sono i responsabili del business a fare grandi passi avanti in questa direzione, spesso assumendo in prima persona un ruolo di governo di questo processo di integrazione. Di uno scenario del genere si è avuto qualche preciso segnale un paio di anni fa, con le prime realizzazioni di web 2.0 e i social network entrati nelle aziende attraverso progetti gestiti in prima persona e utilizzati per iniziativa pressoché esclusiva del marketing; spesso addirittura all’insaputa delle strutture It aziendali. Uno scenario simile sembra ora coinvolgere anche i rapporti tra It e i responsabili dell’area della Supply Chain aziendale (in breve SC) quella che una volta si chiamava logistica.
Di questa evoluzione è allo stesso tempo causa e effetto “la crescita della disciplina e della cultura logistica” che si manifesta anche nell’alto livello qualitativo dell’offerta formativa in questo campo. Bisogni cita le numerosissime business school in Europa e Usa che fanno formazione di primo livello sul Supply Chain Management e si sofferma soprattutto sull’eccellenza dell’offerta raggiunta in questo campo dal Politecnico di Milano e dalla Sda Bocconi. Significativo, per quanto riguarda quest’ultimo caso, il fatto che la business school della Bocconi, storico dominio delle discipline finanziarie, veda oggi proprio un “logistico” nel ruolo di Dean nel proprio Comitato di Direzione. “Anche questo mostra come la famiglia professionale del SC Management sia evoluta ai massimi livelli della cultura professionale”, dice Bisogni.
Supply chain management, cosa fare
Nella figura del SC manager si sono venute a sommare, nel tempo, quelle che un quindicennio fa erano competenze e profili professionali distinti. “Nelle aziende allora c’era il responsabile della logistica, che presidiava le attività logistiche verso i clienti, e il materials manager che presidiava le attività logistiche riguardanti la produzione e gli approvvigionamenti. Con l’integrazione di queste due funzioni – spiega Bisogni – si è cominciato a parlare di SC Manager”. Oggi questa figura ha il compito di presidiare una concatenazione di processi di trasformazione che va dalle fonti di approvvigionamento fino al cliente e la sua sfera di responsabilità è uscita dai confini dell’azienda per coprire sempre più anche l’area di integrazione con i fornitori, le consociate e i clienti; e gli strumenti Ict vengono sfruttati per gestire le informazioni e realizzare fisicamente l’integrazione interaziendale ottimizzando i processi.
Gli strumenti Ict sono al centro dell’altro fenomeno che Bisogni mette in rapporto con il cambiamento di ruolo e di importanza del SC manager. Si tratta della diffusione delle soluzioni di SC Management, per opera soprattutto dei grandi vendor Erp internazionali. Tra questi Bisogni cita esplicitamente Dynamics di Microsoft e, a livelli ancora più maturi di offerta, Oracle e soprattutto Sap: “La copertura che Sap fa dei processi supportati nell’ambito della SC è molto estesa; solo realtà caratterizzate da problemi o processi aziendali molto specifici non trovano una risposta nelle funzionalità di questi software”. In ogni caso, aggiunge,“a decidere della bontà dei progetti basati sui grandi package Erp è soprattutto la professionalità dei system integrator e di chi si occupa dell’implementazione; è la conoscenza dei processi specifici, la capacità di lavorare in team con gli specialisti di processo, l’attitudine a lavorare in modo orientato al cliente e così via…”
Quali applicazioni specializzate per la supply chain e gli esempi virtuosi
A supporto dei propri progetti, gli specialisti delle SC aziendali non trovano solo gli Erp. Ci sono anche applicazioni molto più verticali che attraverso interfacce standard si integrano con le suite dei grandi Erp, risolvendo così problemi molto specifici. In questi software specializzati – che Bisogni giudica di eccellente qualità – si trova un’ampia offerta di software italiano spesso indirizzato alle aziende di piccole e medie dimensioni e ad aree di forte specializzazione verticale. Qualche esempio? L’area di gestione operativa per il magazzino, di pianificazione, di gestione della domanda, di previsioni di vendita basate su modelli statistici e infine le soluzioni che ottimizzano applicativi già in esercizio attraverso appositi algoritmi.
Per chiudere questa panoramica ecco qualche veloce informazione sulle aziende e i settori campioni nella realizzazione di progetti a supporto del Scm. Non senza dimenticare che anche in quest’area la crisi ha avuto un duro impatto. E che, come sottolinea il nostro interlocutore, di progetti di sistemi informativi a supporto del SC management oggi se ne realizzano e se ne vendono davvero pochi.
Tra le aziende utenti, l’eccellenza si trova soprattutto nel settore del largo consumo con super e ipermercati (impegnati nella soluzione di problemi come quelli della gestione delle scorte, del replenishment e della disponibilità delle merci a scaffale) e con le grandi aziende produttrici come P&G o come Ferrero e Barilla, che stanno sviluppando sistemi informativi a supporto dell’efficienza dei processi logistici di distribuzione verso il cliente.
Altri settori fortemente impegnati nella realizzazione di sistemi e applicazioni nell’ambito del ‘dominio’ dell’Scm sono quelli delle aziende dell’automotive ma anche della meccanica specializzata, con progetti di alto livello per l’integrazione con i fornitori e con la realizzazione di sistemi in cui si consolida il bagaglio di esperienze accumulato con i progetti di Just in Time e di lean manufacturing. Una menzione finale infine per le aziende multinazionali del bianco come Whirlpool con sistemi di supporto della SC verso i clienti e verso produzione e fornitori su tematiche come l’ottimizzazione degli stock di filiera da produttore a cliente (vendor management inventory), ottimizzazione degli stock e riduzione degli sprechi in produzione dal lato fornitore.
L’ICT nel mondo delle Supply Chain. I risultati di un’indagine del Politecnico di Milano
Da un paio di anni la Business School del Politecnico di Milano dedica uno studio specifico al mondo delle Supply Chain delle aziende operanti sul mercato italiano. I risultati della più recente indagine, condotta in collaborazione con Ailog tra una cinquantina di responsabili Operation, Logistica e Supply Chain (Olsc) di grandi aziende, mostrano interessanti risultati su due punti in particolare: il ruolo dell’Ict per l’innovazione dei processi e i progetti più diffusi e ritenuti prioritari per il 2010.
Per quanto riguarda il primo punto, 8 su 10 responsabili della funzione Olsc ritengono rilevante (47%) o molto rilevante (33%) il ruolo dell’Ict a supporto dei processi e delle attività riguardanti questa funzione. Il risultato non mostra sostanziali miglioramenti rispetto allo studio dell’anno precedente, indicando la persistenza di una quota di pareri negativi o scettici che, al di là di un riconoscimento formale sull’importanza di questo ruolo, non lo vede comunque manifestarsi in modo significativo nell’evoluzione dei progetti concreti.
I rapporti tra supply chain manager e It
Le applicazioni più diffuse e che vedono un significativo ruolo dell’Ict riguardano il supporto della gestione dei magazzini, della pianificazione della produzione e degli approvvigionamenti, della pianificazione delle scorte nella supply chain e a supporto della schedulazione e dell’avanzamento della produzione. Gli esperti del Politecnico di Milano ricordano come, visto che “la competizione si sta giocando sempre più a livello di supply chain piuttosto che di singola azienda, soluzioni e tool in grado di supportare la gestione integrata della supply chain assumeranno nei prossimi anni un ruolo più rilevante”.
Un altro punto interessante riguarda i rapporti tra direzione Ict e responsabili della funzione Olsc. I SC Manager intervistati nello studio valutano positivamente (64% dei casi) il supporto fornito dalla direzione Ict sia nello sviluppo di nuovi progetti sia, soprattutto, nella gestione delle attività correnti. A parte un 4% che descrive come ‘pessima’ la qualità del supporto da parte dell’Ict, resta un terzo circa di risposte che parla esplicitamente di un supporto ‘decisamente da migliorare’. I curatori dello studio indicano l’esistenza di un problema di comunicazione causato dalla “mancanza di meccanismi di collegamento laterali”, per esempio di manager di interfaccia dedicati.
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