“Fare sempre di più con meno risorse”. Davide Andreoni, Head of MuleSoft Italy, sintetizza così i fabbisogni contemporanei delle aziende alle prese con la digital transformation. Un giudizio confermato anche alla luce del recente MuleSoft Forum Italia 2022 che si è tenuto a Milano. In quella occasione, oltre a illustrare le ultime tendenze in materia di integrazione e gestione delle API (Application Programming Interface) è stata data voce ad alcune aziende che utilizzano la piattaforma della società californiana. Tra queste, sono intervenute Calzedonia, Trentino Marketing e Unione Fiduciaria.
Il noto marchio di abbigliamento è stato in grado di creare una solida strategia omnichannel e di ottimizzare il conversion rate. Trentino Marketing, da parte sua, ha potuto costruire un hub di dati, grazie all’integrazione di tutti quelli provenienti da vari canali, che adesso consente di personalizzare itinerari ed esperienze per i turisti. Unione Fiduciaria, infine, si è servita delle API per un riuso efficiente delle integrazioni in un’architettura moderna.
Ed è proprio sul concetto di riutilizzo delle integrazioni che verte la filosofia di MuleSoft: “Vogliamo portare come valore per le aziende la capacità di trasformare le integrazioni e le API in asset che possono essere riutilizzati. E che non si tratti di uno slogan, lo dimostra il fatto che quando un cliente adotta le nostre tecnologie, lo aiutiamo a misurare il livello di riutilizzo delle sue API” spiega Andreoni, aggiungendo che “la componibilità e la ri-componibilità rappresentano il vero cambiamento di paradigma nel mondo delle integrazioni”.
Perché il riutilizzo delle API è un asset per le aziende
Per comprendere in cosa consista questo nuovo paradigma, è opportuno ricordare che MuleSoft oggi fa parte di Salesforce, che ne ha ultimato l’acquisizione nel 2018. Per il colosso fondato da Marc Benioff, l’acquisizione ha avuto un valore strategico, poiché è servita a portare dentro la sua “creatura” la capacità di un layer di parlare con tutta una serie di sistemi, tipicamente on-premise, non disegnati per interfacciarsi con l’esterno.
“Fino a qualche anno fa – rammenta Andreoni – le integrazioni venivano costruite scrivendo delle righe di codice. Un connettore non poteva essere riutilizzato e, quindi, per far dialogare ciascun sistema con un altro occorreva ogni volta un lungo e dispendioso lavoro di customizzazione, cioè di scrittura di codice. Nel tempo, questo fatto ha causato un problema nelle architetture IT, soprattutto perché i sistemi e le applicazioni si sono evoluti, ma spesso le integrazioni non hanno seguito la medesima evoluzione”.
Un’integrazione che non si basa sull’idea del riuso delle API rallenta le iniziative di trasformazione digitale e le rende anche economicamente più onerose. “Il concetto di riutilizzo delle integrazioni come asset è il messaggio su cui cerchiamo di stimolare anzitutto i CIO, ma anche i CEO e i CFO, perché la logica del riutilizzo è un modo di fare saving”. Una logica che si sposa bene con quell’espressione del “fare sempre di più con meno risorse” che allude alle ormai ineludibili esigenze di ottimizzazione, semplificazione e risparmio delle imprese.
La nuova funzionalità RPA
Il contrario di tutto questo si chiama complessità, che ha come conseguenza la difficoltà di accedere ai dati affinché diventino un valore trasversale per il business. “Oggi i dati sono un patrimonio che viene sfruttato poco. Per questo abbiamo portato dei casi al Forum che dimostrano in che modo le API e le integrazioni abbiano effettivamente sbloccato questo patrimonio aziendale, rendendo accessibili non soltanto i dati fra le varie applicazioni utilizzate internamente, ma anche esternamente a favore di terze parti” sottolinea Andreoni.
Lungo questo percorso di semplificazione si pone un altro messaggio che arriva dal MuleSoft Forum Italia, vale a dire il bisogno per le aziende di automatizzare svariati processi interni. Molti di questi processi richiedono ancora una rilevante interazione da parte dei dipendenti, chiamati a svolgere un lavoro manuale poco qualificato e, soprattutto, time-consuming. La risposta arriva dalla nuova componente rilasciata da MuleSoft ad agosto, una funzionalità di Robotic Process Automation (RPA) che non era presente prima nel portafoglio d’offerta né di MuleSoft né di Salesforce.
“La capacità di un sistema di sostituire, simulare le interazioni umane che mandano avanti un processo da una parte consente alle aziende di limitare i costi, perché la risorsa che si occupa di un task routinario può dedicarsi ad attività a valore per l’azienda, dall’altra velocizza il processo in maniera significativa grazie al ricorso a un bot”. Il collegamento tra RPA e API non è necessario, ma può avvenire in qualsiasi fase del processo, nel momento in cui servono dei dati attingibili dall’esterno, con il vantaggio per le aziende di disporre di un’unica piattaforma per automatizzare il processo e per gestire e controllare il funzionamento di tutte le API.
La razionalizzazione che accomuna aziende e vendor
Le tecnologie presidiate da MuleSoft, siano esse API o sistemi RPA, fanno emergere una tendenza sempre più forte che accomuna aziende e vendor IT, quella della razionalizzazione. Per le prime, questa tendenza si traduce nel risolvere la complessità riuscendo a far dialogare svariate tecnologie attraverso una integrazione davvero end-to-end.
Per i vendor, “stiamo assistendo all’ottimizzazione di un ecosistema estremamente frammentato nel quale servono realtà che abbiano una capacità di visione a 360 gradi” dice Davide Andreoni. L’esempio di Saleforce e delle sue acquisizioni (oltre a quella di MuleSoft, anche l’acquisizione successiva di Slack) va in questa direzione. Fa il paio con un’innovazione tecnologica che punta a mettere in condizione le aziende di trarre valore dai dati, sia i propri sia quelli che provengono dall’ecosistema più ampio dei partner.
È in virtù di questo mix, che vede la compresenza di razionalizzazione e innovazione, se ad esempio un cliente oggi può vivere “un’esperienza gratificante, priva di interruzioni e la più snella possibile” afferma in conclusione l’Head of MuleSoft Italy, richiamando un aspetto essenziale con cui qualsiasi integrazione o automazione alla fine deve fare i conti: la soddisfazione degli end user.