L’industria dei chip è sotto i riflettori da parecchio tempo, ormai. Eppure, anche in quest’area ultra-presidiata da media, governi e aziende, restano ancora alcune zone d’ombra. Per esempio, poco si parla della contaminazione da particelle durante la fase di produzione. Un rischio che Intel ha deciso di minimizzare, scommettendo 14 milioni di dollari su Unisers. Questa startup svizzera promette risultati sorprendenti e fa leva su un effetto fisico noto e “comprovato”.
Lotta agli inquinanti studiando le onde
Per combattere questo fenomeno che affligge chi ha a che fare coi semiconduttori, Unisers sfoggia una tecnologia particolarmente innovativa. Stando a quanto affermato dal suo team, le permetterebbe di identificare le fonti di contaminazione che causano difetti nei materiali dei semiconduttori durante la produzione, con il rischio di rovinare chip o interi wafer.
Tutto ruota attorno all’effetto Raman che descrive come, nella diffusione di onde elettromagnetiche, durante il passaggio attraverso un mezzo materiale, si registrino variazioni di frequenza e alterazioni casuali di fase.
Sfruttando questo fenomeno, potenziato in superficie, Unisers sarebbe in grado di rilevare le dimensioni, la concentrazione e la composizione delle particelle, con una sensibilità maggiore di quanto fosse possibile in precedenza. Ecco come mai può poi identificarle prima e meglio. Grazie alla fisica dell’effetto Raman e alla tecnologia di Unisers, diventa possibile ridurre drasticamente il tempo necessario per individuare la fonte di contaminazione. Si riescono inoltre a rilevare particelle che in precedenza non erano rilevabili: un’occasione per migliorare ulteriormente la produzione di chip in tutti i suoi passaggi.
Trovato il fenomeno fisico “vincente”, l’azienda sta continuando a lavorare per fornire tecniche di analisi on-wafer per identificare la fonte di qualsiasi inquinante causi difetti. L’obiettivo è di rendere ogni operatore in grado di intervenire nel più breve tempo possibile per eliminarlo.
Trovare “il colpevole” per un futuro di prediction
Immaginando Intel fare i propri conti, la società si è trovata danni “da contaminazione” da miliardi di dollari su un piatto della bilancia, e 14 milioni da investire su Unisers sull’altro. Nessuna via alternativa, se non fortemente costosa in termini di tempo e denaro. La decisione è quindi stata naturale: meglio puntare sull’innovazione proposta. Oltre a Intel, il round di finanziamento iniziale ha visto la partecipazione di M Ventures, RSBG Ventures e Swisscom Ventures.
Per una azienda come Intel, questo investimento ha impatti anche a breve termine. Nell’immediato, infatti, riduce i danni che rendono la catena di produzione tormentata e complessa, per lo meno quelli da contaminazione. Per tutti, Intel compresa, questo però è soprattutto un investimento di lungo termine. In futuro, infatti, una tecnologia come quella di Unisers potrà essere applicata anche ad altri processi della supply chain, per la caratterizzazione di particelle sempre più piccole.
Alcune aziende come Kioxia e WD, in passato, sono state costrette a interrompere la produzione dei loro impianti di produzione a causa di una contaminazione chimica, senza nemmeno mai riuscire a identificarne particelle e cause. I danni avevano oltrepassato i 6,5 exabyte di capacità. Alla luce di questa e di altre esperienze, i produttori di chip vogliono essere in grado di proteggersi e di “indagare sui fatti”, se mai dovesse accadere il peggio. Ciò significa guadagnare una posizione da cui agire con tempestività, se non prevenire ed evitare i danni. Per poter sperimentare sul proprio campo la tecnologia che permetterà loro di fare tutto ciò, non dovrà attendere molto. La realizzazione dei primi prodotti commerciali da parte di Unisers è prevista entro la fine del 2023.