Arduino, con la sua piattaforma open source per la creazione di sistemi interattivi, ha di fatto contribuito, negli ultimi 10 anni, a diffondere la cultura dell’IoT sia in ambito educativo sia con la creazione di prodotti e soluzioni.
Arduino e il suo co-fondatore Massimo Banzi, che attualmente ha il ruolo di CTO, sono stati indicati già qualche anno fa da The Economist come i principali artefici del movimento culturale dei Maker, promosso dai cosiddetti artigiani digitali, considerato alla base dello sviluppo di Industria 4.0, anche grazie alla diffusione dei FabLab.
Arduino, nonostante continui a essere percepito come un prodotto amatoriale, ha modificato la propria strategia, o meglio, come dice Banzi, nell’intervista rilasciata a ZeroUno, si rivolge a un mercato più ampio che include le imprese e gli utenti professionali. In questo modo intende sfruttare l’onda IoT, unanimemente considerata una componente essenziale nello smart manufacturing e in molti altri campi dove l’aggettivo smart è il protagonista. Lo conferma il recente IoT Barometer Report di Vodafone, che evidenzia il raddoppio, nell’ultimo anno, del numero dei progetti dedicati all’IoT su grande scala e una crescente consapevolezza del ruolo di questa tecnologia. Oltre il 60% delle aziende intervistate per il Report concorda che, senza IoT, la trasformazione digitale non sarebbe realizzabile.
Anche per sfruttare questa opportunità, negli ultimi due anni Arduino ha lanciato la famiglia Arduino MKR, dispositivi a batteria, compatti e di piccole dimensioni, con diversi tipi di connettività e chip di criptazione hardware per garantire connessioni sicure e quella robustezza indispensabile per operare in ambito industriale: “Oggi Arduino fornisce alle aziende uno strumento utilizzabile sia per scopi didattici sia per creare nuovi prodotti – spiega Banzi – L’hardware open source è utile alle aziende per creare progetti personalizzati in base alle proprie esigenze, aggiungendo in molti casi il dispositivo alle macchine già presenti in azienda per renderle intelligenti e connesse”.
L’obiettivo della piattaforma open source Arduino è andare incontro a queste esigenze e fornire soluzioni modulari, certificate e facili da usare ed integrare, che le aziende possono adottare nei propri prodotti finiti (ad esempio caldaie, distributori, sistemi di raffreddamento) o negli impianti produttivi per estenderne le possibilità facendo leva sul cloud computing. La certificazione delle schede Arduino, in particolare per quanto riguarda i principali criteri di sicurezza, è un abilitatore fondamentale per quei produttori che intendono utilizzarle per la realizzazione di soluzioni e sistemi da immettere sul mercato.
Il mondo aziendale, grazie all’interesse crescente per Industria 4.0, sembra intenzionato a investire per trasformare i processi da convenzionali ad avanzati: “Con i nostri dispositivi si possono realizzare i progetti all’interno della stessa azienda senza ricorrere a costose consulenze esterne, ma sfruttando le risorse interne”, precisa Banzi, sottolineando che la facilità di uso dei prodotti Arduino, i tempi rapidi di apprendimento nonché la logica open source (che sono alla base della grande diffusione delle schede) consentono di riqualificare agevolmente i tecnici dell’azienda, vista la facilità di imparare a utilizzare i sistemi Arduino per sviluppare nuove applicazioni, anche senza conoscenze tecniche approfondite.
“I problemi maggiori per la trasformazione riguardano soprattutto le PMI che raramente hanno al loro interno team dedicati”, aggiunge. A questo scopo, per rendere ancora più semplice l’implementazione, si sta lavorando a soluzioni verticali pre-configurate.
La vocazione didattica di Arduino resta comunque presente e, in questa fase, potrebbe andare incontro alla principale criticità delle aziende quando devono affrontare processi di trasformazione in una logica di Industria 4.0. “Come fare un upgrade delle persone che possono acquisire nuove competenze? Come fornire supporto formativo su questi temi, con quali partner?”, queste sono le domande che si pone Banzi e alle quali le azioni di Arduino dovranno dare risposta in un prossimo futuro.
Arduino e Vodafone per la diffusione di un IoT sempre più robusto e sicuro
La ricerca di partner per raggiungere il mercato delle imprese è in ogni caso al centro della strategia di Arduino. “La modalità di diffusione dal basso che ci ha consentito di arrivare ovunque nel mondo, non sempre si rivela adeguata per raggiungere le imprese”, spiega Banzi. Il “marketing” alternativo alla base del successo delle schede Arduino non è evidentemente adatto per il mondo delle imprese. Ricordiamo infatti che Arduino è stato la ricaduta di uno strumento didattico per realizzare progetti elettronici interattivi, pensato per studenti dell’Interactive Design Institute di Ivrea, all’inizio degli anni 2000. Lo sviluppo successivo ha puntato sulla massima diffusione (verso artisti, studenti e semplici appassionati che l’avrebbero potuta sfruttare senza paura di infrangere brevetti e proprietà intellettuali), grazie all’invenzione dell’open hardware che presuppone, come nel caso del software, una comunità di condivisione, in gran parte costituita dal movimento dei maker, cresciuto soprattutto negli Usa, destinatario ad oggi del 50% dei prodotti.
Un esempio della nuova strategia “enterprise” è il recente accordo con Vodafone che punta ad offrire al mercato delle imprese le soluzioni basate su protocollo IoT NarrowBand, che mette insieme la tecnologia Arduino e i servizi di connettività Vodafone. Quest’ultima è indubbiamente un protagonista nel settore IoT con oltre 59 milioni di oggetti connessi globalmente e 7,5 milioni in Italia, secondo il Report Agcom del quarto trimestre del 2017. Ma altri accordi si stanno perfezionando in giro per il mondo secondo la cultura internazionale di Arduino.
La tecnologia open source Arduino connessa alla rete Vodafone è stata presentata in anteprima lo scorso 30 gennaio in occasione di un evento Vodafone dedicato all’IoT con la nuova scheda Arduino MKR NB1500, che mette a disposizione di sviluppatori, professionisti e aziende le potenzialità del NB-IoT e il cui rilascio commerciale è previsto per aprile di quest’anno.
Dispositivi sicuri e gestibili
Le caratteristiche della nuova leva di prodotti Arduino sembra risolvere molte delle criticità che hanno caratterizzato fino ad oggi i dispositivi IoT e che potrebbero rallentarne l’adozione in ambienti industriali. Innanzitutto c’è il tema forte dell’autenticazione per le informazioni che arrivano dal campo e vengono mandate al cloud. Come ci spiega Banzi, le schede Arduino prevedono strumenti di autenticazione hardware che non possono essere facilmente bypassati come invece accade oggi per chip a basso prezzo generalmente pensati per il mercato consumer. “Non sono, ad esempio, soggette a quegli attacchi che vedono un software simulare di essere il mio cloud; le informazioni che arrivano al cloud da sistemi della famiglia Arduino MKR sono sicure grazie ai meccanismi di autenticazione intrinseci”, spiega Banzi. Anche il tema critico degli aggiornamenti è risolto grazie alla firma hardware della scheda che li invia.
“È vero che la sicurezza assoluta non esiste, ma i nostri device proteggono in larga misura dai potenziali attacchi, grazie alla criptazione hardware a livello di chip, cosa che non accade per prodotti connessi basati su tecnologie molto economiche”, sottolinea Banzi che suggerisce in ogni caso di affiancare alla tecnologia, intrinsecamente sicura, training specifici sulla sicurezza per rendere consapevoli dei rischi le persone, che rappresentano di fatto l’anello debole.
A colmare un’altra criticità del mondo IoT, ossia la difficoltà di tenere sotto controllo e gestire i dispositivi che, una volta rilasciati, sono distribuiti in realtà molto differenziate, concorrerà la tecnologia Things Relationship Management (TRM) di WebRatio che ha messo a disposizione di Vodafone e Arduino un software per creare pannelli di controllo operativi e mobile app per la gestione delle relazioni che i diversi utenti hanno con gli oggetti connessi, utilizzabile anche per creare servizi smart come la manutenzione predittiva, il controllo e la programmazione in remoto.