La trasformazione digitale verso il cloud ibrido riporta in primo piano la centralità dell’automazione dell’infrastruttura IT. “Oggi l’automazione è certamente uno dei pilastri su cui Red Hat sta investendo, e che si declina in business automation e IT automation” spiega Giorgio Galli, Cloud Sales Specialist della società. E proprio sulla IT automation si concentra uno dei progetti che Red Hat considera chiave, ossia Ansible. “L’automazione IT è una richiesta che il mercato sta esprimendo per supportare la migrazione verso infrastrutture formate da ambienti on-premise e da cloud privati e pubblici” continua Galli, che cita i risultati di una survey della società di ricerche IDC: per l’86% delle organizzazioni interpellate l’automazione è ‘mission critical’ o molto importante per la loro strategia cloud futura. Ma attenzione: “Non è che prima non si facesse automazione. Si è sempre fatta, è solo che oggi le tecnologie in uso non sono sempre adeguate, o sufficientemente pronte a recepire le evoluzioni tecnologiche in atto sul versante infrastrutturale e applicativo. È dunque necessario rivederle”.
Who's Who
Giorgio Galli
Automazione a tutto tondo
L’idea è approcciare l’automazione in modo più strutturato, cioè non limitarla solo all’esecuzione di alcune funzioni in silos tecnologici verticali, ma estenderla a dipartimenti, business unit, e più casi d’uso possibili: ad esempio, attuare l’automazione degli stack e delle funzionalità di networking, evitando l’uso di tool proprietari, tipicamente caratterizzati da lunghe curve d’apprendimento, e il ricorso a procedure manuali di amministrazione. “Queste tipologie d’automazione non si sposano in modo naturale con la necessità di supportare la velocità e scalabilità del cloud”aggiunge Galli.
La risposta a queste esigenze, secondo Red Hat, è Ansible, una tecnologia costituita da due componenti: Ansible Engine, sviluppato e supportato dal progetto della comunità open source; e il framework enterprise Ansible Tower, dotato di interfaccia GUI e in grado di estendere le funzionalità a livello di controllo, sicurezza e gestione, per andare incontro alle più svariate necessità aziendali. “Oggi registriamo una domanda molto forte, proveniente da tutte le organizzazioni di fascia enteprise, orientata verso tecnologie ‘open’, in grado di scongiurare il vendor lock-in”.
E da questo punto di vista, osserva Galli, il modello open source offre due grandi vantaggi: “Uno è l’apertura del codice e l’altro è la spinta d’innovazione sulle tecnologie, fornita dalla comunità: oggi non credo esista sul mercato un vendor con la capacità di far evolvere le tecnologie alla stessa velocità con cui si evolvono grazie al modello open source”. Tre sono i plus di Ansible, secondo Red Hat:
- il primo è la semplicità che deriva da un’automazione ‘human readable’, che non richiede specifiche competenze sul codice o sulla programmazione;
- il secondo è la potenza in fase di deployment delle app, di gestione delle configurazioni, orchestrazione dei workflow e automazione della rete;
- il terzo è un’architettura ‘agentless’, che privilegia l’efficienza degli interventi, degli aggiornamenti, e la sicurezza delle operazioni.