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DMA, occasione per la Device Neutrality? L’open source ci prova



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Per la Free Software Foundation Europe, il Digital Market Act è solo l’inizio di un percorso verso un vero Internet aperto. È l’occasione per difendere il diritto di tutti di godere di una device neutrality da tempo promessa e mai raggiunta  

Pubblicato il 20 mar 2024

Marta Abba'

Giornalista



Open Source

È grande, ma è anche solo il primo passo a cui ne devono seguire altri, il Digital Market Act. Entrata in vigore da poco, questa nuova norma faticosamente varata dall’Unione Europea secondo molti si sta dimostrando utile soprattutto a mettere in luce il percorso ancora da compiere per scardinare equilibri radicati, ma non equi.  E guardando le reazioni di alcune grandi aziende gatekeepers ora costrette a “giocare pulito” anche con i competitor che prima trattavano come i leoni le mosche, si intuisce facilmente che il cambio di rotta non sarà immediato. Non per questo non bisognava iniziarlo, anzi, per questo ora lo si deve proseguire.

Salvaguardare le alternative: la mission di FSFE

Non affatto sorpresi dalla “malicious compliance” di alcune big tech di fronte al DMA, i membri della Free Software Foundation Europe (FSFE) sono tra i più convinti che la lotta per un mercato equo sia solo all’inizio. Più che perdersi in polemiche, stanno lavorando perché il cambiamento sia ampio e definitivo, concentrandosi sulla parte hardware, quindi, in questo caso, sui dispositivi Internet, sui router e sui modem.

Per prima cosa si sono promessi – e hanno promesso – di vigilare perché dopo gli applausi per l’entrata in vigore delle nuove regole, seguano i fatti. In particolare, hanno intenzione di effettuare un monitoraggio rigoroso per salvaguardare la Device Neutrality e invitare tutta la società civile a farlo. Sarebbe la base per poter davvero parlare di un Internet aperto e il ruolo del software libero sarebbe fondamentale per renderlo tale.

Sul sito ufficiale della fondazione si può leggere meglio cosa significa “device neutrality” e quali diritti regalerebbe a tutti i cittadini dell’UE. La portabilità dei dati, per esempio, ma anche la possibilità di eseguire software libero su tutti i dispositivi, che siano mobili o desktop, senza alcun limite di utilizzo degli stessi. In breve, si tratta di una lotta per “salvaguardare le alternative”.

Ai più esperti potrà sembrare un déjà vu: sono infatti diritti già contemplati anche dal regolamento UE sull’Open Internet o che si stanno domandando da anni. In teoria, sarebbero anche inclusi nelle norme sulla neutralità della rete entrate in vigore nel 2016, ma secondo la FSFE non sono tuttora universalmente rispettati. Il varo del DMA e del DSA (Digital Services Act) è una potenziale occasione per riaccendere l’interesse pubblico su diritti a essi legati ma dimenticati o poco considerati dai più.

Eppure, è proprio “ai più” che arriverebbero i maggiori benefici, perché l’obiettivo di FSFE è quello di rendere possibile a chiunque l’installare e il disinstallare il software su qualsiasi dispositivo in possesso, senza temere lock-in. Motivo per cui anche il DMA andrebbe ritoccato, in futuro, allargando gli obblighi agli operatori più piccoli che limitano la libertà degli utenti finali.

La nuova strategia della fondazione prevede due azioni parallele che si potranno vedere messe in pratica nei prossimi mesi. Per prima cosa verrà effettuato un monitoraggio continuo delle aziende “big” note come gatekeeper, perché ai grandi annunci facciano seguire interventi di adeguamento alle normative, anche nei loro aspetti più innovativi e scomodi. E poi, la vera sfida, sarà il portare avanti una massiccia opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Il sito sarà il fulcro di una serie di attività tutte volte a far percepire a ogni cittadino che sta rischiando di perdere i propri diritti. Se già è difficile comunicarlo quando riguardano il software, sull’hardware il lavoro è ancora più duro. 

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