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La Cina lancia il primo sistema operativo open-source per computer desktop

Non solo sul piano dei semiconduttori USA e Cina si combattono. Anche nel settore del software libero c’è un mercato enorme da dividersi e in gioco non mancano questioni “scottanti” legate alla sicurezza nazionale di entrambi. Ora il Regno di Mezzo si sta evidentemente rimboccando le maniche per recuperare un suo ritardo storico e primeggiare

Pubblicato il 08 Ago 2023

Immagine di jijomathaidesigners su Shutterstock

Anche nel campo dei sistemi operativi, la Cina ha intenzione di conquistare terreno e tiene alta la guardia per difendere la propria indipendenza. A luglio, infatti, il Regno di Mezzo ha fatto notizia nel mondo dell’open source, e non solo, lanciando il primo sistema operativo (OS) desktop open-source del Paese.

Si chiama Openkylin 1.0, perché non è la prima versione che compare. Fa discutere gli esperti del settore sul suo reale carattere di “Made in China”. Al di là dell’esito di questo dibattito tuttora in corso, il suo peso strategico resta indiscutibile, dal punto di vista sia tecnologico sia geopolitico ed economico.

L’ecosistema open source cinese chiamato a raccolta

Con la versione 1.0, OpenKylin pare aver completato la selezione e l’aggiornamento di oltre 20 componenti fondamentali del sistema operativo, segnando una vera e propria svolta nella costruzione di sistemi software indipendenti. A questo risultato si è giunti provando diverse versioni “intermedie”, con l’intenzione di spingere in modo graduale la capacità di auto-sviluppo del sistema. Ampiamente basato su Linux, OpenKylin ha lo scopo di attirare, in un breve futuro, un numero crescente di sviluppatori. Nella sua imponente realizzazione, già ne sono stati coinvolti 3867, chiamati a collaborare gomito a gomito in maniera fattiva con 74 gruppi di interesse speciale e 271 aziende.

Una traccia di quell’ecosistema open source cinese su cui Kylinsoft sta lavorando da circa un anno, con l’intento di raccogliere le forze del settore ma anche di spingere e presidiare la propria posizione di business. Al momento, infatti, questa società di software cinese è al primo posto in termini di quota di mercato nel segmento nazionale dei sistemi operativi Linux. La sua offerta riesce ad abbracciare l’ambito dei personal computer e quello dei telefoni cellulari, raggiungendo un’alta diffusione in settori strategici e fruttuosi quali le dogane, l’energia e le istituzioni finanziarie.

Al di là del business del singolo, però, va preso atto che il lancio del primo sistema operativo desktop open-source ha una importanza rilevante per il posizionamento dell’intero Paese all’interno di quel suo continuo rivaleggiare con gli USA di cui tutti paghiamo le conseguenze.

La svolta OS cinese parte da OpenKylin

La mossa di OpenKylin, infatti, va letta come parte dei massicci ed evidenti sforzi che la Cina sta facendo per conquistare una decisa autonomia in campo tecnologico e scientifico. Se in certi campi la fa già da padrone, in altri, come questo, deve impegnarsi ancora per ridurre il divario che ha in passato accumulato nei confronti delle tecnologie occidentali dominanti nel settore.

Nonostante si parli quasi solo esclusivamente di “guerra dei chip” e di semiconduttori, tra Cina e USA, vi sono in corso molte altre accese battaglie che rischiano di essere ugualmente impattanti su scala globale. Sicuramente lo sono già per la Cina che vede nella supremazia statunitense nel settore dei sistemi operativi una seria minaccia alla propria sicurezza nazionale.

Ecco quindi l’importanza data all’annuncio di Openkylin 1.0, presentato come pilastro per la costruzione di nuove infrastrutture e per dare impulso allo sviluppo dell‘economia digitale. Facendo perno su questo step, la Cina vuole infatti mostrare al mondo di aver varcato la soglia di una nuova era nella realizzazione dei sistemi operativi nazionali. Ora, così sembra voler dichiarare, è pronta a fare sul serio nel costruire il “sistema Cina” per affrontare la morsa straniera. Ha del terreno da riconquistare, perché la quota di mercato dei sistemi operativi nazionali è ancora bassa. Il settore cinese si è infatti avviato in ritardo e ha un continuo bisogno di investimenti. Nonostante i suoi sviluppatori abbiano lanciato più di 10 sistemi operativi nazionali, come UOS e Kylin OS, il mercato locale resta per ora dominato da nomi come Windows di Microsoft e MacOS di Apple. Di fronte a questi big, non ha atteso a far sentire la propria voce la cinese Huawei Technologies, dando il proprio contributo alla rincorsa intrapresa dal proprio Paese. Alla fine di dicembre 2022, infatti, ha potenziato la propria comunità open-source Euler, arrivando a superare i 600 membri aziendali. Una cifra che racconta una realtà di sempre maggior peso, focalizzata su un segmento strategico che comprende dispositivi quali server, cloud computing ed edge computing.

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