Aveva affermato di non patire le sanzioni statunitensi su alcune esportazioni di tecnologia verso la Cina. Difficile a credersi, infatti, dopo qualche mese, ecco che Baidu risulta investitore di una delle startup RISC-V più capaci della Cina. Questa big tech del Regno di Mezzo, quindi, si è in verità impegnata da subito a sviluppare alternative alle importazioni vietate. Non è l’unica big a essersi mossa con prontezza per garantirsi lunga vita anche senza il contributo made in USA.
Gli obiettivi “in chiaro” dell’investimento
La notizia di Baidu è uscita in sordina, sul servizio cinese di social media QQ. La startup RISC-V StarFive, in un semplice post, ha rivelato che era diventato un investitore. Una mossa chiaramente strategica per far progredire l’uso del processore open source nei data center.
Letteralmente si legge che la piccola società “collaborerà con Baidu per promuovere l’implementazione di diverse forme di prodotti RISC-V ad alte prestazioni in scenari di data center”. Siamo ancora ai primi passi, però. L’intesa è quindi ancora potenzialmente densa di intenzioni finora celate. Alcuni si chiedono se il reale interesse di Baidu sia davvero per le CPU RISC-V. Potrebbe anche consistere in un investimento di posizionamento tecnologico, per poi utilizzare l‘architettura open source altrove, sempre nella sua infrastruttura, ma per altri fini.
Stando a quanto ufficialmente dichiarato, questa collaborazione ha tre principali obiettivi. Per prima cosa promuoverà il processo di industrializzazione di RISC-V, anche accelerando l’innovazione della potenza di calcolo nei data center. In particolare, fornirà poi nuove opportunità nel campo dell’intelligenza artificiale, potenziando le strutture di computing atte a supportare ogni futuribile progetto. Quale forma concreta assumerà questa alleanza nel nome dell’open source, non è prevedibile. Ciò che per ora si può constatare è una buona predisposizione tecnologica, da parte di StarFive. Nella sua offerta, infatti, mostra già due processori RISC-V che possono ricoprire un ruolo nel data center.
C’è la serie U a 64 bit è indicata come capace di applicazioni big data. Poi c’e la serie Dubhe, il primo silicio RISC-V a supportare la virtualizzazione, suggerita per lo storage computazionale o la gestione di una SmartNIC.
Priorità AI, in piena autonomia dagli USA
Baidu è un noto utilizzatore di SmartNIC: anche se per ora non sembra aver rivelato il processore utilizzato nei dispositivi, potrebbe avere intenzione di farlo. Quello che è certo è il suo forte interesse per tutto ciò che è legato all’intelligenza artificiale. È tuttora “in gara” con Microsoft e Google per applicare quella generativa ai motori di ricerca. Recentemente ha infatti annunciato il suo chatbot ERNIE, assieme a una nuova versione degli stack di elaborazione dei data center, progettata per facilitare l’implementazione dell’IA su larga scala.
Se si va avanti così, gli esperti prevedono un continuo e crescente bisogno di silicio per data center chiamati a essere sempre all’altezza delle applicazioni AI nei vari settori. StarFive, per esempio, ammicca a quello della visione artificiale per le auto autonome. La sua alleanza con Baidu è solo una pezzo di un puzzle mondiale composto da governi e grandi aziende. A partecipare, dalla Cina, anche Tencent che di recente ha affermato di essere in grado di ottenere tutti i chip di cui ha bisogno, senza l’aiuto degli USA. Sarebbe quindi in tal senso indipendente nel costruire i propri modelli di IA su larga scala.