Secondo la vulgata, digitalizzazione è sempre e solo sinonimo di semplificazione. Ma provate a dirlo agli IT manager, e sentite cosa rispondono. Riuscire a snellire e rendere più efficienti e intuitivi i processi per gli utenti finali non vuol dire necessariamente alleggerire i workflow e facilitare la vita a chi deve orchestrare dati, applicazioni e backup. Man mano che cresce la complessità organizzativa e del business, inoltre, le aziende devono ricorrere a soluzioni – spesso anche a tecnologie – estremamente eterogenee, che vanno integrate, portate a fattor comune, rese infine in grado non solo di comunicare tra loro nell’ordinaria amministrazione, ma anche di evolversi armonicamente al crescere delle utenze e dei flussi di lavoro.
“I processi attraversano l’organizzazione e richiedono, nel loro avanzamento, l’utilizzo di piattaforme, tecnologie e tools applicativi eterogenei, spesso gestiti da differenti provider esterni. In questo scenario i livelli di servizio potrebbero non essere garantiti”, commenta Davide Gioacchini, Digital & IT Director di WIIT.“Ma non è tutto”aggiunge l’esperto:“Se a questa complessità non si affianca un strategia di consolidamento dei sistemi con un unico Cloud Provider specializzato nella gestione continuativa di Digital Platform, la disponibilità dei processi per l’intera organizzazione viene spesso compromessa”.
Le nuove necessità delle imprese che puntano alla digitalizzazione
La crescita esponenziale delle offerte SaaS e PaaS, insieme a una sempre maggiore disponibilità di soluzioni open source affidabili, sta per fortuna contribuendo a cambiare questa prospettiva, anche quando si tratta di applicazioni mission-critical, come quelle su cui si basano su dei processi core come l’order-to-cash, il procure-to-pay e il supply chain management.
Gioacchini aggiunge: “Con l’adozione di un modello di innovazione aperto (open innovation) è possibile indirizzare una strategia di trasformazione e digitalizzazione dei processi end-to-end attraverso piattaforme applicative proprietarie, open-source o di software vendor specializzati. Se queste tecnologie, integrate tra loro, rendono disponili processi standard e sono gestite da un solo Cloud Provider, è possibile supportare una reale strategia di digital shift in un contesto di efficienza, anche economica, resilienza e sicurezza nell’accesso e condivisione delle informazioni.”
Un approccio che, secondo Gioacchini, permette da un lato di attivare collaborazioni con attori di mercato che detengono le migliori competenze su determinate tecnologie, dall’altro di declinare le soluzioni sulle specifiche necessità delle organizzazioni.
Il modello per garantirsi autonomia ed evitare il lock-in
WIIT ha investito e costruito negli ultimi dieci anni una cultura trasversale su differenti tecnologie open-source internazionali, dai sistemi di business process management, a quelle di content collaboration e process automation, come ad esempio Camel.
I driver che hanno favorito l’adozione di tecnologie open-source da parte di WIIT sono molteplici; tra questi, vi è certamente la necessità di evitare posizioni di lock-in tecnologico da soluzioni SaaS e PaaS dei principali vendor. “Qualche anno fa disponevamo di una tecnologia fornita da un vendor internazionale prossima all’end of support attiva su decine di clienti finali”, ricorda Gioacchini. “Così, invece di puntare su un altro software vendor e rischiare di trovarci tra qualche anno nella medesima situazione, abbiamo avviato un progetto interno di ricerca e sviluppo, collaborato con partner preparati e avviato un processo continuo di innovazione anche attraverso queste tecnologie che contano competenze e professionisti in tutto il mondo. Tanti nostri clienti che operano su scala globale hanno compreso nel tempo la nostra strategia, evitato in molti casi l’acquisto di licenze e subscription o di servizi a consumo (pay per use), si sono focalizzati sul proprio core business e chiesto a WIIT di attivare queste tecnologie secondo un modello Private PaaS.”
Il valore di un partner in grado di assicurare SLA omogenei sull’intero stack tecnologico
In quest’ottica, il manager sottolinea come non sia possibile sottovalutare il fatto che un partner in grado di installare, sviluppare e orchestrare sia prodotti proprietari sia piattaforme open source sull’intero stack tecnologico conosce approfonditamente le dinamiche di gestione, anche nel caso in cui si verifichi un incidente che blocca un processo business critical.
Oggi, spesso, le imprese hanno a che fare con diversi interlocutori: chi implementa le soluzioni, chi le gestisce, chi le ospita nel cloud. Il vantaggio per chi sceglie un provider con queste caratteristiche è quello di avere un interlocutore unico che si fa carico della disponibilità dell’intero processo: “Nel nostro caso, gli SLA, del resto, sono definiti con i clienti e in funzione degli obiettivi predefiniti attraverso un approccio end-to-end su tutti i sistemi coinvolti, dall’ERP agli ambienti di content collaboration, dal workflow management all’integrazione di procedure di Digital Signing e Intelligent Automation. Siamo convinti — continua Gioacchini, — che le imprese abbiano la necessità di focalizzarsi sul proprio core business, e che la funzione IT debba avere un ruolo di ascolto e governance a supporto dei processi e garantire gli obiettivi indicati dal business”.
Questo significa affidarsi a partner strategici che supportino il percorso di trasformazione digitale semplificando davvero lo sviluppo dei sistemi attraverso un servizio end-to-end che tenga conto anche dell’evoluzione costante delle tecnologie. “Per questa ragione abbiamo deciso di posizionarci sul mercato come digital enabler, di dotarci di tecnologie internazionali eterogenee e di attivarle nel nostro Cloud”.
In particolare, la WIIT Digital Platform – che si compone di tecnologie proprietarie, asset open-source e piattaforme leader di mercato – prevede, attraverso un’unica user experience, una pluralità di moduli applicativi. La WIIT Digital Platform espone le principali funzionalità anche attraverso un framework di servizi API grazie al quale l’interfaccia utente rimane quella dell’ERP, del CRM o di altre Enterprise Application del cliente. Gioacchini conclude: “Questo consente da una parte di difendere gli investimenti già effettuati dai nostri clienti sui sistemi Core, dall’altra di disporre di tutti gli strumenti e di tutte le competenze necessarie a digitalizzare nel tempo le fasi processo più destrutturate”.