Il paradigma cloud guadagna terreno e, agli inizi di febbraio, il vendor open source Red Hat ha aggiunto una nuova opportunità della sua implementazione da parte delle aziende con il rilascio di Red Hat Enterprise Linux Open Stack Platform 6.
“La novità – spiega a ZeroUno Gianni Anguilletti, Country Manager per l’Italia di Red Hat – testimonia l’impegno della nostra azienda nei confronti del cloud. Questa release, che segue di pochi mesi quella precedente (la versione 5 era stata introdotta nel luglio 2014, ndr), dimostra come Red Hat sia in prima linea nel guidare l’evoluzione ingegneristica del progetto Open Stack. La novità rappresenta una tappa di una strategia di prodotto più ampia di Red Hat che va sotto il nome di Open Hybrid Cloud. Un’offerta della quale fanno parte, oltre al sistema operativo stesso, anche altri componenti fra i quali Red Hat Enterprise Virtualization, la soluzione di orchestrazione Red Hat CloudForm e la tecnologia di Platform-as-a-service Red Hat OpenShift. Red Hat Enterprise Linux si propone come il trait d’union ideale fra il private cloud aziendale e i public cloud come Amazon”.
Quali le più interessanti novità di Red Hat Enterprise Linux Open Stack Platform 6? “Open Stack – spiega Mattia Gandolfi, Senior Solution Architect in Red Hat Italia – è un progetto modulare, composto da diversi blocchi. Nella nuova versione della nostra soluzione abbiamo aggiunto miglioramenti tecnologici e ampliato le funzionalità per sfruttare i nuovi servizi offerti da Open Stack. Tra le migliorie vi è un nuovo installer completamente grafico e basato su wizard che riduce di molto i tempi di implementazione. È stato introdotto il supporto al servizio di orchestrazione Heat, che facilita la raccolta dei dati d’uso di molteplici applicazioni cloud, l’elaborazione delle relative reportistiche e il charge back. Aggiunto finora come Technical Preview, è il supporto al modulo Trove che consente di implementare servizi DbaaS [Database-as-a-Service, ndr]”.
Fra le novità si segnala poi anche la compatibilità con Ironic, il servizio Open Stack che permette il provisioning, non solo di server virtuali, ma anche di server fisici. “Una possibilità che sarà molto apprezzata dalle aziende che necessitano di elevate capacità computazionali per l’analisi dei Big Data, che possono essere fornite da server tradizionali”, sottolinea Anguilletti. “Le aziende, oggi, desiderano diventare sempre più ‘intelligenti’, in grado cioè di comprendere in modo rapido le esigenze e le preferenze dei clienti finali e di distribuire queste informazioni al proprio interno”. “Red Hat Enterprise Linux Open Stack Platform 6 – conclude il Country Manager di Red Hat – offre agli utenti il giusto grado di quality assurance richiesto per l’ implementazione negli ambiti It più sofisticati. Per via della maturità raggiunta abbiamo anche deciso di estendere il supporto fino a tre anni. Un tempo che, nel caso di tecnologie innovative di questo tipo, non è affatto poco”.