AMSTERDAM – Cloud e storage. Sono fra i temi su cui si concentra in questo periodo l’attenzione di Cio, responsabili delle infrastrutture e sviluppatori. E sono gli ambiti che hanno tenuto banco a Susecon 2015, l’ultima edizione dell’evento annuale di Suse rivolto a clienti, partner, giornalisti e analisti, tenutasi agli inizi di novembre ad Amsterdam. Per l’ultraventennale fornitore di distribuzioni commerciali di Linux per il mondo aziendale, quest’anno le principali novità da annunciare erano la seconda release della soluzione Suse Enterprise Storage, innovazioni introdotte in Suse Linux Enterprise Server e Suse Open Stack Cloud, e rafforzamenti o strette di nuove partnership.
Susecon 2015 è stato anche l’occasione per lanciare due nuovi programmi di formazione e certificazione dedicati rispettivamente a Suse OpenStack Cloud e Suse Enterprise Storage, enfatizzare la crescita del proprio ecosistema globale di partner di formazione e segnalare un importante accordo di cross-certification con la Linux Foundation: una partnership che consente ai professionisti It di ottenere più facilmente tutte le quattro certificazioni di Suse e della Linux Foundation per gli amministratori di sistema Linux.
Nel cuore di Amsterdam, quindi, si è presentata una Suse in gran forma. In apertura del suo keynote, il president e general manager Nils Brauckmann, ha annunciato che “a questa edizione di Susecon festeggiamo un aumento del 70% sia dei partecipanti sia del numero di partner presenti”.
Cifre precise di fatturati (complessivi o per linee di business, globali o areali) non sono state fornite, poiché, come ci ha fatto notare Gianni Sambiasi, Territory Manager Italy, “lo scorso anno siamo stati acquisiti da Microfocus, una società quotata alla Borsa di Londra, e siamo verso la fine del primo semestre fiscale 2016”.
Qualche dato di crescita, però lo ha dato a ZeroUno Ronald de Jong, Vicepresidente Vendite Emea: “Quanto al sistema operativo, lo scorso anno Suse ha registrato un aumento del 40% degli ordinativi, che si rifletteranno nel fatturato di questo anno fiscale. Nell’area Emea, questo incremento è stato addirittura dell’85%. Riguardo alle soluzioni Suse Open Stack Cloud e Suse Enterprise Storage, possiamo dire che per entrambi abbiamo salutato l’arrivo di circa venti nuovi grandi clienti”.
Soddisfazione, da parte di de Jong, anche per l’andamento del mercato italiano, “che essendo costituito soprattutto da piccole e medie imprese – ha sottolineato – per noi rappresenta anche un importante laboratorio dove sviluppare molte best practice da esportare nel resto d’Europa”.
Concludiamo la parte finanziaria citando ancora Brauckmann: “Quest’anno abbiamo aumentato del 50% i nostri investimenti di marketing”. Un segnale da non sottovalutare da parte di altri competitor che, tradizionalmente, hanno sempre puntato di più su questa leva rispetto al vendor del camaleonte (è nel logo della società).
Parole d’ordine: scale-out e interoperabilità
Per tornare alle soluzioni, Susecon 2015 è stato il palcoscenico per il lancio di Suse Enterprise Storage 2. “A fronte dell’esplosione di dati a cui stiamo assistendo – ha spiegato a ZeroUno Ralf Flaxa, vicepresidente di Suse per l’Engineering – i sistemi storage tradizionali si rivelano troppo costosi. Certo, sono ancora la prima scelta quando sono richiesti tempi di risposta nell’ordine di pochi millisecondi, ma per la maggior parte dei dati che le aziende oggi memorizzano, elaborano e archiviano, è possibile adottare un nuovo concetto di storage, come quello abilitato dalla nostra soluzione. Una piattaforma che permette di sfruttare hardware di tipo commodity o il cloud storage per realizzare architetture altamente scalabili, flessibili e sicure”. Già dalla precedente release, Suse Enterprise Storage (Ses) fa leva sul progetto open source Ceph. “Si tratta di una tecnologia – ha sottolineato Sambiasi – che permette di creare cluster di sistemi d’archiviazione con una scalabilità orizzontale pressoché illimitata grazie a un software autoinstallante gestito da un nodo di controllo. La principale novità di Ses 2 è un’originale implementazione del protocollo iScsi che permette, grazie a opportune configurazioni multi-path, di gestire lo storage a blocchi fra sistemi operativi e ambienti eterogenei come Linux, Unix, Windows e Vmware. Altra caratteristica importante è l’adozione della tecnologia Erasure Coding (Ec) che permette di andare oltre i limiti del Raid tradizionale”.
Sotto i riflettori del centro congressi Beurs van Berlage di Amsterdam anche Suse OpenStack Cloud 6, ora in beta ma con general availability prevista entro il primo trimestre 2016. “OpenStack – ha spiegato Mark Smith, Global Product e Solutions Manager Suse, responsabile delle attività in questo ambito – da piattaforma di sviluppo è diventato un ambiente di produzione. Fino a pochi anni fa le evoluzioni avvenivano di anno in anno, oggi si verificano di mese in mese. Un anno fa siamo stati i primi a introdurre l’alta disponibilità, oggi presentiamo miglioramenti nell’high availability con il “non disruptive upgrade”, e il supporto dei mainframe Ibm z System e della tecnologia Docker [progetto open-source che consente di sfruttare la tecnologia "a container" per l'hosting delle applicazioni, ndr]. Nel frattempo abbiamo aumentato anche la velocità di implementazione”.
Sempre in occasione dell’evento olandese, Suse ha comunicato l’adesione alla Cloud Foundry Foundation, l’organizzazione non-profit che promuove Cloud Foundry come standard industriale per le open Platform-as-s-service (Paas). Suse ha annunciato anche che collaborerà con Sap sulla Bosh OpenStack Cloud Provider Interface (Cpi), un progetto della Cloud Foundry Foundation, guidato dall’Erp vendor tedesco, per facilitare il modo con cui Cloud Foundry comunica con i diversi strati di OpenStack. L’iniziativa mira a garantire a una sempre più ampia gamma di utenti di veder girare senza problemi le proprie applicazioni sia sulle private cloud sia su differenti public cloud.