Oscar alla coerenza

Se volessimo pensare all’assegnazione di un Oscar alla coerenza, dote sempre più difficile da riscontrare in assoluto di questi tempi, io opterei senza esitazione per segnalare l’amico Richard.

Pubblicato il 13 Mag 2013

Richard Stallman

Raramente nella vita professionale, nelle realtà aziendali e talvolta nell’arido mondo del business a tutti i costi, si incontrano figure della statura etica di questo personaggio. E’ facile infatti, sull’onda di una popolarità diffusa e apprezzata, nel vortice di ammirazioni talvolta di facciata, cadere nelle spire dell’incoerenza e della discrasia fra le posizioni professate dalla missione che si intende rappresentare agli occhi del mondo e la reale serie di comportamenti che si dispiegano nelle geografie frequentate. Richard è una eccezione fra gli uomini eccezionali. E’ un uomo eccezionale perché da anni persegue il sogno della libertà del software, che scandisce orgogliosamente e caparbiamente in alcune declinazioni fondamentali, quattro, e che ribadisce, nel suo ruolo di tecnico o in quello di sacerdote della sua dottrina, in ogni occasione di incontro.
È l’eccezione fra gli uomini eccezionali perché opera rispettando scrupolosamente tutte queste espressioni di libertà, perché non indietreggia di fronte ai sacrifici imposti dall’esercizio di queste libertà, perché non si piega a compromessi di sorta e si impegna in prima persona, sempre puntuale, quando c’è da diffondere il verbo in cui crede .
Difende con le unghie e con i denti il suo territorio e la sua concezione della differenza fra il software fornito in uso gratuito, con le sue trappole e le sue dipendenze, ed il software libero con le sue virtuose declinazioni.

Non disdegna di farsi un numero imprecisato di ore di volo attraverso tre continenti per portare il suo “verbo” ad un gruppo di studenti e di docenti di un Istituto Tecnico di una cittadina piemontese, ad un gruppo di scienziati indonesiani, ad una folla di convegnisti in Israele o ad un pugno di attivisti del software libero in India.
Non chiede compensi se non donazioni per la sua causa , non pretende il volo di prima classe (come personaggi e predicatori della sua portata) e disdegna l’hotel tradizionale a favore di una modesta e discreta ospitalità casalinga. Dà comunque ai giovani che lo ammirano e ai vecchi che lo rispettano , a prescindere dalle convinzioni, una lezione di vita.
In un’epoca fatta della celebrazione sempre più sfacciata e superficiale dell’apparire, in cui le idee che non portano quattrini immediati vengono lasciate ai bordi della strada come immondizia non riciclabile, Richard Stallmann costituisce un esempio unico nel suo genere di fedeltà all’essere, di costanza e di sagace rappresentazione di un sogno di libertà coltivato con l’anima e nell’anima.
In quest’epoca ci siamo anche noi: non possiamo che inchinarci a questa professione di coerenza. Merce rara, degna forse di ogni nostra rispettosa attenzione.

* delegato in Italia di Finaki

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