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SAP ERP: strategie e buone prassi per una migrazione di successo



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Un percorso ottimizzato per definire la migliore strada da percorrere nel passaggio a SAP S/4HANA. I suggerimenti di Anna Maria Suglia e Giuseppe Comparetti, rispettivamente Responsabile Progetti ERP e Responsabile area Solution di Mashfrog Group 

Pubblicato il 17 gen 2025



SAP-S4-HANA-assessment-journey

La transizione a SAP S/4HANA non è solo un aggiornamento tecnologico, ma un imperativo strategico che offre una piattaforma scalabile, “future-proof” e capace di abilitare l’innovazione aziendale.

Il tema tecnologico legato al concetto di SAP ERP inteso come SAP S/4HANA è entrato nel suo momento più caldo. E questo per due motivi sostanzialmente. Il primo è che la tech company tedesca cesserà il supporto alle piattaforme proprietarie SAP ECC (ERP Central Component) e SAP R/3 a partire da gennaio 2027. Il secondo è l’ormai evidente necessità, per qualsiasi azienda, di liberarsi dai legami di applicazioni core obsolete e personalizzate per migrare ad ambienti di gestione delle risorse di nuova generazione, in grado di garantire maggior agilità e resilienza al business. La migrazione a SAP S/4HANA è, quindi, soprattutto un imperativo di business, un’occasione unica per i clienti SAP di accedere a una piattaforma scalabile e future proof, letteralmente “a prova di futuro”, oltre che a funzionalità di Machine Learning e AI che sono ormai indispensabili per competere in qualsiasi settore.

SAP ERP: da dove si parte

Lo specialista di soluzioni digital-as-a-service Mashfrog accompagna le aziende nella loro evoluzione verso modelli di data-driven company capaci di coniugare innovazione del business e nuovi paradigmi di trasformazione digitale, con un focus particolare sulla migrazione a SAP S/4HANA.

“Questo è, infatti, uno dei pilastri portanti del nostro business – spiega Anna Maria Suglia, Responsabile Progetti ERP di Mashfrog Group –, un’area su cui abbiamo maturato un’esperienza rilevante e un bagaglio di expertise che non teme confronti. Non si tratta, infatti, di una semplice migrazione tecnica, un passaggio di release, ma di una transizione strategica che pone le basi per la trasformazione digitale di tutta l’azienda e che richiede particolari accorgimenti e, soprattutto, un approccio personalizzato”.

Anna Maria Suglia, Responsabile Progetti ERP di Mashfrog Group

L’approccio Mashfrog in 4 fasi per migrare a S/4HANA

Nella migrazione al nuovo SAP ERP, Mashfrog propone un approccio strutturato su quattro fasi. “La prima è l’assessment, ovvero l’identificazione degli obiettivi della migrazione, delle aree critiche e delle priorità. A questa segue la decisione sulla strategia di migrazione vera e propria, che prevede una scelta tra le diverse metodologie Greenfield, Brownfield e Bluefield. Il terzo stadio riguarda la decisione delle tecnologie da implementare, come la scelta del cloud privato o pubblico e quella delle soluzioni tecnologiche utili a razionalizzare e ottimizzare la migrazione. Il quarto passaggio è quello che riguarda il Change Management, un aspetto troppo spesso trascurato e che invece risulta cruciale nel determinare l’esito della migrazione”.

La valutazione iniziale, in particolare, pone sfide rilevanti che Mashfrog aiuta a superare forte dell’esperienza maturata “sul campo” con large account di vari settori. “Questa è la fase in cui si definisce tutto il percorso che seguirà – puntualizza Giuseppe Comparetti, Responsabile area Solution di Mashfrog Group –. Il momento in cui si chiarisce qual è il percorso ottimale rispetto agli obiettivi di business e ci si mette al riparo dalle brutte sorprese”. Mashfrog, a questo proposito, ha ideato un percorso strutturato in 7 fasi di valutazione dell’esistente (as-is) e definizione dell’entità del cambiamento desiderato denominato SAP S/4HANA Assessment Journey.

Giuseppe Comparetti, Responsabile area Solution di Mashfrog Group

SAP ERP: i modelli di deployment della piattaforma S/4HANA

Nel definire il modello di adozione dell’ERP SAP S/4HANA, la casa tedesca ha previsto la possibilità di scegliere fra tre opzioni. “Un modello di ERP on premise – spiega Comparetti –, che non significa per forza gestito in casa ma anche, per esempio, su un servizio di cloud pubblico come AWS. C’è, poi, un modello che potremmo definire intermedio, che commercialmente si identifica in RISE With SAP, in cui SAP gestisce la parte infrastrutturale su un servizio cloud privato. Infine, c’è un modello SaaS (Software as a Service – ndr) puro su cloud pubblico, chiamato commercialmente GROW With SAP, che permette di ampliare le funzionalità dell’ERP ma per clienti che vogliono adottare processi estremamente standard, contrariamente alle prime due opzioni che garantiscono maggiore flessibilità di ampliamento. Su questa scelta si innesta poi quella della modalità di migrazione, che a sua volta potrà realizzarsi secondo tre diverse modalità: Greenfield, Brownfield e Bluefield”.

GROW with SAP

È l’opzione di deployment di SAP S/4HANA basata su cloud pubblico, che prevede l’adozione di processi standard preconfigurati, frutto della codifica di best practice di settore, e la possibilità di operare poche personalizzazioni, ma che per contro assicura una User Experience moderna e intuitiva come quella basata su SAP Fiori.

RISE with SAP

È l’opzione di deployment di S/4HANA basata su cloud privato, che offre alle aziende la possibilità di configurare e personalizzare il proprio sistema SAP S/4HANA o in un’unica soluzione partendo da un SAP ERP preesistente o estenderlo in modo graduale, realizzando una migrazione selettiva di dati e processi eventualmente anche dal legacy.

SAP BTP 

“SAP BTP, Business Technnology Platform, è una parte fondamentale di questo processo di transizione – tiene a puntualizzare Suglia –. Se l’obiettivo è quello di una trasformazione digitale aziendale sarà bene includere nella migrazione anche soluzioni come questa, che massimizzano l’investimento fatto proprio nella migrazione”. Questo layer di servizio offre funzionalità di sviluppo, automazione e gestione intelligente di dati e applicazioni, in un ambiente unificato. “Più codice custom mi “trascino” nella migrazione – prosegue – e più limitazioni ho nello sviluppo di tecnologie e soluzioni innovative come l’AI e la GenAI. SAP BTP permette di tenere il core pulito e leggero, per recepire gli aggiornamenti in maniera più frequente e garantire quindi anche l’ammodernamento tecnologico. Inoltre, assicura un buon grado di personalizzazione pur rimanendo nell’ambito di un ambiente standard”.

I percorsi di migrazione possibili

Una volta definito il modello di deployment, si passa alla scelta del percorso di migrazione al nuovo sistema, che potrà essere realizzato scegliendo tra tre diverse opzioni:

  • Brownfield. È raccomandato per le aziende che vogliono sfruttare i sistemi esistenti ma modernizzando i processi, per ovviare ai limiti dell’obsolescenza tecnologica. Spesso definito anche migrazione isofunzionale, si fonda sull’esecuzione di miglioramenti incrementali utili a far evolvere l’ERP SAP ma garantendo la continuità operativa.
  • Greenfield. È adatto alle aziende intenzionate a reinventare i propri processi e abbracciare l’innovazione digitale in modo pervasivo, garantendo la costruzione di solide basi per lo sviluppo del business in futuro. In pratica prevede una re-implementazione “da zero” dell’ERP SAP.
  • Bluefield. È l’opzione intermedia (chiamata anche Selective Data Transition), che combina elementi di entrambi gli approcci garantendo un percorso più fluido e meno traumatico all’ottimizzazione delle attività e dei processi core, valorizzando al contempo una quota degli asset esistenti.

SAP ERP: i consigli di Mashfrog per una migrazione di successo a S/4HANA

Ma quali sono gli aspetti da non sottovalutare nella transizione a SAP S/4HANA? Suglia non ha dubbi in proposito:

  1. Stabilire a priori il budget: “Per capire da subito se quella che si andrà ad affrontare è una migrazione in prevalenza tecnologica oppure una trasformazione digitale più strategica”.
  1. Fare immediatamente un’analisi delle criticità: “Ci sono tool come SAP Signavio, disponibili anche in modalità gratuita, che permettono di individuare immediatamente i painpoint, per capire cosa va reingegnerizzato e con quale priorità si deve procedere”.
  1. Garantire la sponsorizzazione del top management: “Il buy-in, ovvero l’appoggio interno, è un aspetto chiave. Una sponsorship “dall’alto”, oltre a ridurre le criticità che sempre si accompagnano alle novità, permette di garantire anche l’accesso a un budget più consistente”.
  1. Prevedere sempre uno stanziamento per il Change Management: “Si tratta di un aspetto ancora troppo spesso sottovalutato o, peggio, ignorato. In realtà, una gestione del cambiamento ben concepita ed eseguita si riflette da subito in minori resistenze e in una adoption più pervasiva, a vantaggio del ROI di progetto”.
  1. Approfittare del momento per fare housekeeping: “Fare pulizia rispetto ai dati e al codice custom da migrare permette di razionalizzare la migrazione garantendo la continuità operativa da un lato e il presidio dei costi dall’altro”.

“Con la nostra esperienza e una vasta gamma di strumenti e servizi specializzati – conclude Suglia –, guidiamo le aziende nel processo di migrazione più appropriato, trasformando le sfide in opportunità, offrendo supporto continuo, ottimizzando i processi, gestendo le criticità e riducendo la complessità per liberare nuove opportunità di crescita”.


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