MILANO – L’Alm (Application lifecycle management) sta assumendo un ruolo sempre più critico all’interno delle organizzazioni, ma sul piano tecnologico le soluzioni tradizionali, incentrate sul processo, benché efficaci, iniziano a dare qualche problema. A dirlo è Gabriele Provinciali, Senior Principal Solution Architect Application Delivery/Devops di Ca Technologies, secondo il quale “Gli approcci tradizionali di sviluppo e rilascio del software (Sdlm, software development lifecycle management) oggi risultano inefficaci perché il ciclo di ‘approntamento’ delle applicazioni risulta ormai talmente corto da divenire una sorta di ‘unità atomica’ rispetto ai lunghi processi di un tempo”.
Se fino a una decina di anni fa il ciclo di sviluppo medio di un’applicazione era di circa 6/8 mesi, oggi il timing si scandisce nell’ordine delle poche settimane. “Il salto quantico di questo ultimo decennio è quindi da riferirsi al tempo, non tanto al costo – osserva Provinciali -. Dalla nostra prospettiva, infatti, le aziende stanno continuando a investire in framework metodologici, formazione di skill, tool tecnologici a supporto dei nuovi paradigmi dello sviluppo software (Agile, DevOps ecc.), a testimonianza del fatto che ciò che risulta critico è proprio il fattore ‘tempo’, in risposta a ciò che avviene nei mercati e sul fronte del business”.
Uno scenario che la stessa Ca Technologies vive sulla propria pelle. “Il nostro Cio ha dato un impulso incredibile al business privilegiando la metodologia Agile e le sue componenti per lo sviluppo e l’integrazione delle soluzioni, nonché riducendo la frammentazione dei laboratori (sparsi intorno al mondo) e consolidando le attività di ricerca e sviluppo – spiega Provinciali -. L’obiettivo era ridurre tutti gli ostacoli all’interazione tra team in funzione di processi più snelli e rapidi”.
“Sul piano tecnologico, nel passaggio a una vista orientata al servizio (cloud computing e modelli ‘as a service’) – puntualizza il manager di Ca Technologies -. Per chi sviluppa applicazioni significa lavorare sull’ingegnerizzazione di software licenziabili in tanti modi diversi, erogabili su sistemi e piattaforme diverse ‘semplicemente’ come servizio”, il tutto ovviamente ponendo la massima attenzione sulle ricadute dirette su produttività e capacità di innovazione del business.
“Il rischio della qualità del software è intrinseco in ogni metodologia, ma fortunatamente oggi è possibile mitigarlo contabilizzandolo fin dalle primissime fasi di un progetto software – spiega Provinciali -. Anzi, la tecnologia oggi consente di effettuare un tuning continuo della qualità del software durante tutte le fasi di sviluppo e test (anche mentre queste sono in corso).”.
Se dunque fattore “tempo” e “qualità e governance” sono i must sul piano business, ottimizzazione del testing e dello sviluppo delle applicazioni, di contro, sono i must per l’It; Ca Technologies fa fronte a queste esigence con la suite Ca Lisa che permette di rendere disponibili ai team di sviluppo e test quegli asset tecnologici necessari per il proprio lavoro – come ambienti mainframe, architetture server, infrastrutture database ecc. – sotto forma di servizi virtuali, migliorando la collaborazione tra team con dati realistici che però non creano conflitti di pianificazione e non impattano sulle prestazioni dei sistemi già in uso in azienda. “Le soluzioni Ca Lisa – conclude il manager Ca Technologies – comprendono: Service Virtualization che, modellando e simulando le caratteristiche di prestazioni, dati e comportamento dei servizi e dei sistemi dipendenti, consente di “anticipare” le attività di testing e sviluppo; Continuous Delivery che automatizza le complesse modifiche necessarie per le attività di provisioning, deployment e spostamento del codice tra gli ambienti di sviluppo, testing e produzione; Data Mining per acquisire dati effettivi dagli ambienti di staging e produzione”.