Sviluppo e operazioni, coppia vincente

Con DevOps, metodologia sostenuta da CA Tecnologies nella sua offerta di application delivery, sviluppo e testing si coordinano alle operazioni realizzando un’efficienza nella produzione dei servizi It che si traduce in time to market e risparmi economici. Lo dimostra una recente ricerca mondiale che ha coinvolto un numero significativo di realtà italiane.

Pubblicato il 14 Gen 2014

Uno dei punti chiave per la qualità ed efficienza della gestione del portafoglio applicativo è il raggiungere un buon coordinamento tra i gruppi responsabili di sviluppo e testing delle nuove applicazioni e quelli delegati alla manutenzione delle applicazioni in ambiente di produzione. A questo scopo, da circa tre anni a questa parte è nata ed è stata definita una metodologia, DevOps (Development-Operations) il cui fine è appunto quello di creare una collaborazione sinergica tra i team di sviluppo e di manutenzione. Affine al metodo Agile (del quale condivide la cultura di base e alcuni dei principi), DevOps se ne distingue in quanto comprende e integra gli aspetti riguardanti l’area Infrastruttura e Operazioni, spesso marginale ai processi di sviluppo di nuove applicazioni che vengono, in un certo senso, ‘subìte’ da coloro che poi dovranno garantirne il funzionamento. DevOps è fortemente promossa da Ca Technologies, che al Ca World di Las Vegas ne ha fatto uno dei punti della sua strategia di trasformazione della funzione It e che vi ha allineato la nuova versione 7.0 di Lisa, la sua application delivery suite. Nel senso che tramite i nuovi tool di automazione e continuous delivery dovuti alla recente acquisizione di Nolio, la suite di Ca Technologis abilita un’efficace adozione di DevOps fornendo alla metodologia il mezzo pratico di operare.

Paolo Restagno, Senior Director DevOps Semea di Ca Technologies

In questo quadro si pone l’incontro che Paolo Restagno, Senior Director DevOps Semea di Ca Technologies, ha recentemente avuto con la stampa specializzata per illustrare, in base a una ricerca che Vanson Bourne ha svolto su incarico di Ca Technologies, i principi della metodologia e il riscontro che questa sta avendo nelle organizzazioni. Condotta nell’estate 2013 su un campione di 1.300 imprese distribuite nel mondo, ivi comprese 75 italiane, il primo dato che emerge è che il livello di conoscenza di DevOps ha avuto un balzo nei primi mesi dell’anno. Quanto alla sua adozione, se negli Usa, in Cina e in India questa supera il 90%, in Italia siamo a un buon 46%, tra implementazioni in atto (25%) e pianificate (21%). Per restare al nostro paese, “è interessante il fatto – ha sottolineato Restagno – che il 41% di chi ha pensato a DevOps lo ha fatto sulla spinta dell’uso dei dispositivi mobili, che esigono un costante allineamento tra applicazione e infrastruttura. Di fatto, il mobile è il caso più eclatante del generalizzato bisogno di deployment simultaneo su più piattaforme dichiarato dal 43% degli It manager”. Non stupisce invece che gli aspetti economici, nella media globale poco determinanti, in Italia siano i più apprezzati: tra vantaggi in efficienza e un più veloce time-to-market gli It manager italiani dichiarano guadagni tra il 13 e il 30%. E, purtroppo, non stupisce nemmeno che i freni alla diffusione della metodologia non siano da noi dovuti a problemi tecnologici ma organizzativi. Del resto, prosegue Restagno, “l’applicazione di DevOps coinvolge, come è logico sia dato che questo è il suo scopo, più processi e più persone, con interdipendenze che il 33% degli intervistati giudica troppo difficili da ridisegnare e gestire. Un problema che supera anche (con il 28% delle risposte) la mancanza di budget oppure, altro aspetto dei problemi di organizzazione che affliggono la funzione It, la difficoltà di allocarne correttamente le voci di competenza”, conclude Restagno.

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