3DExperience per l’Italia

In occasione dell’evento americano “Science in the Age of Experience” di Dassault Systèmes, abbiamo intervistato Guido Porro, AD di Dassault Systèmes Italia per capire la strategia dell’azienda nei confronti del mercato italiano, dopo la decisione di promuovere la piattaforma 3DExperience come strumento di innovazione nella ricerca scientifica

Pubblicato il 19 Lug 2016

In Italia, che ricordiamo en passant, è il secondo paese industriale europeo dopo la Germania, Dassault Systèmes è presente da tempo, con una filiale che ha uffici a Milano, Roma, Torino e Padova e opera sia tramite una rete di partner certificati sia con una propria forza vendite dirette organizzata per competenze sui vari settori d’industria.

Guido Porro, Ad di Dassault Systèmes Italia

A Guido Porro, AD di Dassault Systèmes Italia e Managing Director dell’area EuroMed (Italia, Grecia, Israele, Turchia e Balcani), chiediamo quali prospettive e opportunità la strategia di sviluppo dell’offerta tracciata nell’evento di Boston possa aprire per il nostro Paese.

“Il punto di contatto tra la visione della società e l’approccio scientifico allo sviluppo di applicativi che supportano l’innovazione nelle aziende è per Dassault Systèmes molto forte. Non siamo abituati a pensare in termini transazionali, nel senso di semplice gestione dell’informazione ai fini operativi, ma secondo una prospettiva scientifica, in sintonia con l’alto livello del nostro utente. Da ciò deriva la qualità fondamentale del nostro software, che non è solo Cad, non è solo Plm, non è solo elaborazione del dato e non è nemmeno solo simulazione tramite analisi degli elementi finiti, ma è una piattaforma che ingloba il processo di sviluppo in un unico framework d’interazione tra chi progetta il prodotto, chi ne definisce i costi, chi ne studia la produzione e chi ne testa l’uso che ne sarà fatto. Il tutto avendo al centro l’esperienza dell’utente finale. Questa visione – spiega Porro – è alla base di ciò che definiamo ‘capacità multiscale’ cioè poter trattare sulla stessa piattaforma dall’ambito microscopico dell’analisi molecolare ai macroambiti dei crash test, delle reti logistiche e delle simulazioni condotte sul ’digital twin’, il gemello digitale del prodotto”.

Ma, chiediamo, come vede la possibilità di portare il concetto di approccio globale alle nostre imprese? “Molto positivamente: nelle piccole e medie imprese vediamo una certa polarizzazione, con migliaia di realtà già nostre utenti in ambiti specifici che sono interessate a questa nuova visione. E c’è anche l’Academy, che in Italia ha punte di eccellenza in molti campi. C’è però un mondo di Pmi che resta indietro e sulle quali impatta la crisi”.

Per le imprese come per le Università c’è l’eterno problema degli investimenti, che il ricorso ai servizi cloud potrebbe in parte alleviare. Che potete fare in proposito? “Abbiamo un programma specifico per l’Academy, cioè Università, Centri di ricerca e istituti d’istruzione secondaria, con risorse dedicate sia interne sia presso nostri partner per l’assistenza e il training e un sistema di sconti che va quasi nell’ottica della gratuità. Qui spingiamo per un cloud che include i servizi di software di piattaforma e anche, tramite partnership locali, d’infrastruttura”.

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