La compravendita del software usato rappresenta un’interessante opportunità di saving e profitto per le aziende. Tuttavia, nonostante la liberalizzazione del mercato, esistono ancora freni importanti tra cui il braccio di ferro con i vendor, la complessità giuridica, la difficoltà di controllo sull’installato. Su questi temi si è concentrata la tavola rotonda del doppio appuntamento Audit e software usato: essere in regola, risparmiando! (Executive Lunch a Roma e Dinner a Milano) organizzato da ZeroUno con Relicense .
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
SCENARIO – Software usato, cosa dice la legge | |
OFFERTA – Relicense, tutte le opportunità del software usato |
Audit, essenziale è arrivare preparati
Poiché lo “spauracchio” dei controlli è sempre dietro l’angolo, è emersa da subito la necessità di sinergia tra Sistemi Informativi e dipartimento Legale: “L’audit sta diventando un business parallelo – ha dichiarato Davide Tonet, IT Manager di Sia -. Occorre un presidio attento del licensing, con competenze adeguate e tool software per comprendere lo storico e le correlazioni dell’installato”.
“Per frenare le pretese interpretative dei vendor [in un contesto normativo complesso, ndr] – ha commentato il relatore Gabriele Faggioli, Partner di Partners4Innovation e Presidente del Comitato Direttivo del Clusit – la collaborazione It-Legal è ormai mandatoria”. “Al fine della negoziazione – ha aggiunto Corrado Farina, Territory Manager di Relicense – bisogna essere estremamente preparati sui diritti e sull’installato.
Mai essere naif, perché la responsabilità di acquisti sbagliati ricade sempre sull’azienda”.
A tal proposito, Silvia Moscatelli, Manager di Deloitte, ha rimarcato l’importanza dell’assessment: “È un investimento, ma permette alle aziende di tenere sotto controllo gli asset e pianificare gli acquisti”. Una problematica, quella di mappare l’esistente, particolarmente sentita nei settori dove il refreshment degli asset è rapido e continuo, come ha testimoniato Antonio Iannicelli Engineering – Continuous Improvement di Leonardo Company – Finmeccanica.
Ma anche una necessità in ottica di spending review secondo Pietro Menza, Business Support Office Network & IT Platform Systems and Professional Services Purchasing di Telecom Italia: “Abbiamo accumulato licenze software che oggi non vengono utilizzate, ma per le quali paghiamo la manutenzione”.
Principali barriere e benefici
Sui tavoli sono arrivate altre criticità. Ad esempio la migrazione in cloud, che, nel caso di Office 365, non comporta automaticamente la cessazione delle corrispettive licenze on premise. Oppure l’acquisto di licenze usate che prevedevano contratti per la maintenance. “Il vendor – ha sottolineato Faggioli rispondendo ai dubbi dei partecipanti – non può esimersi dal fornire la manutenzione. A che prezzo? Secondo logiche di continuità con i contratti originali”.
L’intervento di Alberto Narduzzi, Procurement Category Manager di Sky ha messo in luce altre zone d’ombra: “Come gruppo internazionale dobbiamo affrontare anche la questione della portabilità intercompany delle licenze. A complicare il quadro: la migrazione al cloud, l’esubero di licenze, gli audit ecc. Il tema della rivendita del software usato richiede un effort importante e un’attenta valutazione costi-benefici”.
Da Stefano Fabrizi, Responsabile Appalti Ict della Banca d’Italia è giunta invece una provocazione: “Perché comprare del software vecchio quando possiamo ricorrere all’open source?”
“Quando si comprano soluzioni aperte customizzate – ha risposto Farina -, il rischio è di non avere continuità, anche dal punto di vista dell’assistenza, che invece grandi vendor possono garantire”. “Non bisogna dimenticare – ha chiosato Faggioli – che l’adozione del software usato ha spesso l’obiettivo di riparare a una mancanza contingente, non serve per fondare una strategia sul lungo periodo”.
Tuttavia alle numerose barriere, corrispondono altrettanti vantaggi. “Ricorrere al software usato non significa scavalcare i vendor – ha rimarcato Pietro Menza, Business Support Office Network & IT Platform Systems and Professional Services Purchasing di Telecom Italia – ma piuttosto conciliare le esigenze di business, cogliendo le opportunità di risparmio”.
“Il software usato rappresenta ovviamente un vantaggio anche per chi compra, perché i prezzi sono inferiori”, ha fatto notare Pasquale Dongiovanni, Direzione Sourcing / Acquisti Beni, Servizi E Soluzioni It, Category Manager di Consip.
Tavoli multidisciplinari e Cio promotore
Ma dati i vantaggi, chi e come dovrebbe promuovere l’acquisto di software usato?
“Il tecnico teme la responsabilità e la rivalsa dei vendor – è intervenuto Stefano Perfetti, Sistemi Informativi/Applications di Gruppo Iren – mentre dovrebbe essere il Cfo a incoraggiare la valutazione delle opportunità. Occorre quindi un tavolo multidisciplinare e la stessa proprietà deve essere consapevole dei ritorni possibili”. Se il Cio rientra tra i promotori chiave, tuttavia, secondo Perfetti, in alcuni casi si sente disincentivato perché i profitti eventualmente generati dalla rivendita delle licenze vengono reinvestiti su altri dipartimenti. “Per iniziative di successo – ha chiarito Farina -, l’It deve essere necessariamente il primo attore coinvolto, con l’intervento successivo di Acquisti e Finance. Vero è che la ridistribuzione dei profitti rappresenta una barriera: perché impegnarsi se i budget vengono devoluti ad altre funzioni?”.
“La rivendita del software usato – ha concluso Faggioli – mette sul tavolo temi nuovi e chi vuole essere sicuro di non sbagliare non cambia: prevale insomma un approccio cautelativo. Tuttavia, bisogna ricordare che i vendor preferiscono evitare le cause giudiziarie perché, nell’eventualità di perdere, si creerebbe un pericoloso precedente, con inoltre retroattività sul lungo periodo. Serve insomma maggiore equilibrio e un comportamento più corretto da entrambe le parti, clienti e fornitori”.