La pandemia Covid ha accelerato i processi di trasformazione digitale in tutto il mondo. Un’ulteriore testimonianza di questo fenomeno è arrivata dalla nuova edizione del report SOAS (State of Application Strategy) di F5.
Più che in passato, quest’anno, gli intervistati (1.500 persone, che operano in aziende di diversi settori, con ruoli e dimensioni differenti) hanno manifestato l’esigenza di migliorare la connettività, ridurre la latenza, garantire la sicurezza e ottenere informazioni data-driven.
La ricerca, inoltre, ha evidenziato un interesse globalmente molto elevato per il cloud, le soluzioni as-a-service, l’edge computing e le tecnologie di sicurezza e delivery delle applicazioni.
Triplicato il tasso di adozione dell’intelligenza artificiale
Il tasso di adozione dell’intelligenza artificiale e del machine learning, indicatore di una trasformazione digitale in fase avanzata, è più che triplicato, raggiungendo una percentuale del 56% nel corso del 2020.
Il 57% degli intervistati, inoltre, ha affermato di aver avviato un processo di crescita digitale (rispetto a quanto dichiarava il 37% degli intervistati nel 2019). Questo dato è confermato da un’attenzione crescente verso l’automazione dei processi aziendali, l’orchestrazione e i flussi di lavoro digitali, per riunire tra loro applicazioni differenti con l’obiettivo di creare esperienze digitali senza soluzione di continuità. Lo stesso obiettivo viene perseguito attraverso l’uso delle API.
Le metodologie usate per la modernizzazione delle applicazioni
A supporto della trasformazione digitale, il 133% in più degli intervistati ha affermato essere impegnato nella modernizzazione delle applicazioni interne e destinate ai clienti. In questo contesto, due terzi degli intervistati sfrutta almeno due metodologie diverse per creare carichi di lavoro moderni (con la combinazione di componenti di app tradizionali e moderne) mentre chi utilizza un unico metodo sceglie, nel 44% dei casi, di abilitare le interfacce moderne tramite API o componenti come i container.
Solo l’11%, principalmente rappresentato da organizzazioni tecnologiche, è impegnato nel portare avanti solo un refactoring delle applicazioni.
Per la modernizzazione, oltre la metà degli intervistati ha dichiarato di utilizzare l’infrastruttura as a code. Il report mostra come chi si serve di questo approccio sia due volte più propenso a distribuire le applicazioni più frequentemente, anche quando utilizza l’automazione, quattro volte più propenso ad adottare pipeline per le app completamente automatizzate e due volte più propenso ad avere oltre la metà del loro portafoglio applicativo distribuito con una pipeline completamente automatizzata.
Tra gli altri fenomeni rilevati si legge che, anche quest’anno, la maggior parte delle organizzazioni si troverà a gestire contemporaneamente applicazioni e architetture tradizionali e moderne; lo conferma anche l’87% degli intervistati da F5 che ritiene di destreggiarsi bene tra entrambe, con un aumento dell’11% rispetto al 2019. Circa la metà delle organizzazioni coinvolte (con un incremento del 30% rispetto allo scorso anno) ha dichiarato di gestire almeno cinque architetture diverse.
Anche sui fattori che stanno accelerando la trasformazione, quasi la metà degli intervistati concorda che la pandemia abbia svolto un ruolo trainante per il passaggio al cloud e al SaaS. Più di due terzi degli intervistati (68%) ospita oggi in cloud alcune delle proprie tecnologie di sicurezza e delivery delle applicazioni e le organizzazioni si preparano ad affrontare la complessità architettonica che deriva dall’integrazioni di soluzioni SaaS ed edge, mantenendo ambienti on-premises e multi-cloud e modernizzando le applicazioni.
Per quanto riguarda la sicurezza e la delivery delle applicazioni, oggi il ruolo cruciale che questi aspetti rivestono dal punto di vista dell’esperienza del cliente e nei service level agreement (SLA) è ampiamente riconosciuto dalle organizzazioni, da quasi quattro intervistati su cinque, e la sicurezza basata sul SaaS è stata identificata come il principale obiettivo strategico nei prossimi due-cinque anni.
Cresce l’interesse per l’edge
Il 76% delle organizzazioni afferma di aver implementato o di stare pianificando l’adozione di soluzioni edge, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni delle applicazioni e raccogliere dati e analytics. Inoltre, il 39% ritiene che l’edge computing sarà strategicamente importante nei prossimi anni, e il 15% sta già utilizzando tecnologie di sicurezza e delivery delle applicazioni proprio nell’edge.
“Le organizzazioni – ha spiegato Lori MacVittie, Principal Technical Evangelist, Office of the CTO di F5 – iniziano a guardare all’edge con interesse e determinazione. I data center cloud, pur supportando l’accesso da ogni luogo, sono solo leggermente più distribuiti dei data center on-premises, mentre l’edge permette alle organizzazioni di fornire applicazioni più vicine agli utenti. Rappresenta quindi il prossimo passo verso la realizzazione di uno scenario sempre più universale di applicazioni distribuite, con benefici e svantaggi in linea con i contesti multi-cloud”.
Le competenze di data analysis
È stato verificato che le organizzazioni hanno a disposizione i dati ma mancano competenze e capacità di analisi.
Anche se oltre la metà degli intervistati sostiene di disporre di soluzioni necessarie a monitorare lo stato di salute delle applicazioni principali, il 95% afferma che questi strumenti non forniscono analisi e insight adeguati.
Gli intervistati dichiarano che i dati raccolti dai propri strumenti sono utilizzati principalmente per la risoluzione dei problemi o per l’invio immediato di alert.
Un aspetto preoccupante è come solo il 12% condivida i dati con il business, e meno del 24% delle organizzazioni utilizzi tali dati e insight per osservare i problemi potenziali delle performance. Sul fronte opposto, quando si tratta di monitorare i componenti che modernizzano le app, quasi due terzi degli intervistati (62%) misurano le prestazioni in termini di tempo di risposta.
Consapevoli della necessità di migliorare questi aspetti, oltre l’80% degli intervistati ha affermato che dati e telemetria sono “molto importanti” per i loro piani di sicurezza, e oltre la metà è “in attesa” di vedere realizzati concretamente i benefici dell’AI.
Gli intervistati hanno anche segnalato come le piattaforme in grado di combinare big data e machine learning (note anche come AIOps) rappresenteranno la seconda tendenza maggiormente strategica nei prossimi due-cinque anni. Purtroppo, però, questo entusiasmo potrebbe essere smorzato dalla mancanza di competenze sul mercato.
“È evidente come a inizio 2020 la trasformazione digitale fosse già in corso – ha commentato Lori MacVittie, Principal Technical Evangelist, Office of the CTO di F5 – ma la pandemia l’ha profondamente accelerata e processi che normalmente avrebbero richiesto un decennio per finalizzarsi, hanno compiuto un balzo in avanti incredibile. In pochi mesi un numero sempre maggiore di organizzazioni ha modernizzato e distribuito le proprie app e le soluzioni tecnologiche di sicurezza e delivery che le supportano, sempre più vicino all’utente. A questo si aggiunge un utilizzo crescente dell’edge computing, che porterà ad affermarsi uno scenario di applicazioni adattive, in grado di crescere, scalare, difendersi da sole e adattarsi in base all’ambiente in cui si trovano e a come vengono utilizzate. Nei prossimi mesi solo le organizzazioni che avranno adottato una combinazione ben bilanciata di automazione e insight saranno in grado di farsi strada tra una quantità incredibile di dati, e individuare le necessità in termini di disponibilità e prestazioni delle app ancora prima che siano evidenti, così da agire con la rapidità necessaria. Fino ad allora, molte organizzazioni non saranno in grado di trarre pieno vantaggio dai propri sforzi di trasformazione digitale o di sfruttare l’AI per incrementare i risultati di business, perché per raggiungere questo obiettivo sarà necessario adottare una strategia applicativa che includa soluzioni per la sicurezza e la delivery in grado di seguire realmente le app, anche nei deployment distribuiti in ambienti multipli sempre più vicini agli utenti e all’edge”.