ORLANDO – Al Perform 2015, l’evento annuale della multinazionale Dynatrace (vedi articolo “Digital Performance Management: unificare tutto in nome dell’utente!”), i ‘pettegolezzi’ non sono mancati. A suscitare curiosità, domande, rumors è Ruxit, un sistema completamente nuovo basato su un ‘single agent’ che potrebbe rimpiazzare l’attuale piattaforma Dynatrace.
Il Ceo John Van Siclen nonché il fondatore e oggi Cto dell’azienda, Bernd Greifeneder, hanno sottolineato in più di un’occasione che Ruxit, nuova piattaforma di performance monitoring il cui ‘cuore pulsante’ è dato da un engine basato su tecnologie di AI (intelligenza artificiale) in grado di assicurare e monitorare la real user experience analizzando tutti i dati, anche quelli esterni, lungo tutto lo stack tecnologico (compresi gli ambienti virtuali, i containers tecnologici, i servizi e le infrastrutture di public cloud), “rappresenta un completamento dell’offerta Dynatrace, un’integrazione della piattaforma di Digital Performance Management e non una migrazione”.
Ma, dopo aver testato le potenzialità della piattaforma, parlato con alcuni dei clienti che la multinazionale ha selezionato come ‘early adopter’ e intervistato Florian Ortner e Andreas Grabner, rispettivamente Chief Product Officer e Performance Advocate della società, il ‘dubbio’ circa un possibile ‘passaggio completo’ verso Ruxit rimane. Il motivo è molto semplice: Ruxit è in grado di ‘fare tutto’, tutto ciò che serve per un performance monitoring di nuova generazione che ha nella user experience e nell’analisi di grandi moli di dati in real-time i due cavalli trainanti. “Ruxit utilizza sofisticati tool di network auto-discovery per ‘scovare’ e analizzare ‘quality data’ ossia dati semantici che l’agent della piattaforma è in grado di monitorare e comprendere”, spiega Ortner. “Le analisi in real-time sono molto complesse e sono ‘disegnate’ per fornire visibilità e controllo completi di tutto l’ambiente che ruota attorno al servizio verso l’utente, dalla sua reale esperienza nell’utilizzo di un’applicazione/servizio (anche quella da lui stesso raccontata in prima persona e in modo soggettivo attraverso i social, il web o i canali di contatto diretto con l’azienda), fino all’analisi delle architetture applicative e via via scendendo fino alle infrastrutture sottostanti”. Dalle scelte iniziali di Dynatrace appare evidente la volontà di investire in questa direzione; il management della multinazionale, infatti, ha deciso di dividere le forze facendo confluire in Ruxit risorse totalmente dedicate, concentrate solo sull’innovazione della piattaforma e senza ‘contaminazioni’ con lo sviluppo dei prodotti tradizionali. “Il team Ruxit ha organizzato attorno alla nuova piattaforma un proprio piano di sviluppo ma non solo – confermano Ortner e Grabner -, anche il modello di go-to-market e le strategie di vendita sono definite ad hoc [lo conferma la scelta di offrire la piattaforma nativamente cloud-based non solo in modalità Saas ma anche come soluzione ‘managed service’ laddove vi siano esigenze di mantenimento interno dei dati – ndr]”. Ciò che appare evidente da questa strategia è la trasformazione che la stessa Dynatrace sta compiendo: grazie a Ruxit l’azienda si è spinta ulteriormente avanti nel mercato del Performance Monitoring, forse ‘strada obbligata’ per competere con alcuni nuovi aggressivi competitor come New Relic e AppDynamics.
L’innovazione continua accelerata dalla digitalizzazione non riguarda solo le aziende ‘degli altri settori’ ma anche i vendor it. Ed è forse questa la chiave di lettura del messaggio di Greifeneder (“Ruxit non è una migrazione ma una unificazione”): la digital transformation di Dynatrace passa attraverso la ‘ruxitizzazione’ delle soluzioni di Dpm – Digital Performance Management, soprattutto sul fronte dell’offerta cloud. “Ruxit è una soluzione out-of-the-box che non richiede alcun tipo di intervento di configurazione – specificano ancora Ortner e Grabner -. Basta installare un ‘single agent’ (senza startup scritp, plugin o interventi manuali) e Ruxit inizia, in completa autonomia, ad analizzare e comprendere le normali performance dell’ambiente aziendale; non è necessario settare alcuna metrica o impostare alert, Ruxit comprende da sola cosa fare. Anche sul fronte della user experience non servono interventi, se non nella scelta dei cruscotti visuali e della reportistica: Ruxit è in grado di risolvere in autonomia i problemi prima che questi causino un impatto sulla user experience; non solo, può diventare un ‘ottimo alleato’ degli sviluppatori perché riesce ad intervenire in modo rapido anche sul controllo delle performance nei processi di sviluppo e testing, addirittura ‘chattando’ con gli sviluppatori usando il linguaggio naturale, come se fosse un collega del team”. È indubbio che sul palcoscenico di Orlando la multinazionale sia riuscita ad ingolosire il mercato della domanda… probabile che si possano iniziare a vedere gli effetti sulle aziende italiane già nel corso del 2016.