BARCELLONA – Davanti a una platea di circa 1.000 persone, riunite per Perform Europe 2018, evento che si è svolto in questi giorni e ha riunito clienti, partner, analisti e giornalisti per conoscere le ultime novità di Dynatrace, il CEO John van Siclen ha ricordato il percorso compiuto dall’azienda che, un paio di anni fa, ha completamente riscritto la propria piattaforma di Application Performance Management.
Nel 2012 un team di 40 specialisti ha analizzato l’evoluzione digitale in atto e prevista, per capire quanto le soluzioni APM disponibili fossero adeguate al nuovo contesto che si stava profilando (uso intensivo del cloud, hybrid IT e hybrid cloud, Internet of Things, microservizi, dei quali si iniziava a parlare): “Da quell’analisi abbiamo capito che non era pensabile monitorare le migliaia di parametri che impattano sulle performance delle applicazioni con soluzioni tradizionali. Era necessario pensare a una soluzione unica che consentisse di monitorare tutto lo stack applicativo senza dover implementare agent per ogni livello”, ha spiegato van Siclen, per proseguire dicendo che: “La digital transformation è cloud first, ma questo oggi significa tante cose: oltre all’hybrid IT, parliamo di multicloud, di container, di microservizi, applicazioni serverless. Per poter garantire end-to-end le performance delle applicazioni bisogna introdurre il concetto di software intelligence e se si parla di software intelligence si parla di Dynatrace”.
L’azienda ha quindi iniziato a lavorare (figura 1) a una soluzione portata sul mercato nel 2016 che continua ad evolvere, ma che nasce da questi concetti basilari. E a quanto pare l’impegno è stato riconosciuto dal mercato (con 690 nuovi clienti nel 2017 sulla nuova piattaforma) e dagli analisti, dato che Gartner, con il recente Magic Quadrant for Applications Performance Monitoring pubblicato lo scorso febbraio, ha posizionato Dynatrace alla testa del quadrante dei leader, con il superamento di AppDynamics rispetto alla precedente rilevazione del 2016 (figura 2).
L’intervento di van Siclen si è poi focalizzato su quali sono le esigenze dei CIO per incrementare la velocità di innovazione richiesta alle proprie aziende e lo ha fatto presentando i dati di una survey condotta da Vanson Bourne su 800 CIO di grandi imprese per il resoconto della quale rimandiamo all’articolo I “grattacapi” dei CIO per aumentare la velocità di innovazione.
Non basta trasformarsi, bisogna continuare a farlo
E a proposito di capacità di innovarsi, Nigel Fenwick, Vice Presidente, Principal Analyst in Forrester, nel suo intervento durante la sessione plenaria ha introdotto una grande verità, che tutti noi sperimentiamo nella nostra vita quotidiana: le persone non solo sono diventate più esigenti, ma si stancano in fretta; si potrebbe dire che sono perennemente insoddisfatte nei confronti della tecnologia (e dato che la tecnologia pervade buona parte della nostra vita, significa che in ogni momento abbiamo modo di manifestare questa insoddisfazione: l’app per prenotare il ristorante che improvvisamente si blocca, il prodotto acquistato online per la cui ricezione ci sembra insostenibile attendere più di 24 h ecc.). E questo perché? “Non basta più garantire ai clienti la migliore esperienza possibile – ha detto l’analista – perché una volta acquisita, questa genera nel cliente aspettative più alte per il futuro: e se le aspettative crescono, ma l’esperienza rimane invariata, il valore percepito di questa esperienza decresce”, concetto che Fenwick schematizza nell’equazione rappresentata in figura 3.
Come si esce da questo circolo vizioso? La brutta notizia è che non si esce. “La digital transformation è un processo continuo, non un progetto. Le aziende leader devono continuamente migliorare l’esperienza offerta ai propri clienti per continuare a rimanere leader”, ha dichiarato Fenwick.
E riassume le 4 regole sulle quali il business si deve focalizzare:
- digital experience, facendo in modo che sia semplice, efficace e che crei emozioni;
- digital operations, focalizzandosi su quelle che hanno veramente valore per il cliente (rivedendo faticosi processi interni non adeguati alla rapidità di trasformazione richiesta ecc.);
- digital innovation, innovando là dove si incrociano esigenze della customer experience e le operation che devono concretizzarle;
- digital ecosystems, costruire piattaforme e partnership che consentano di accelerare e scalare rapidamente.
Le caratteristiche chiave di Dynatrace
Quali sono dunque gli elementi chiave di Dynatrace che ne fanno una piattaforma per abilitare questa trasformazione continua?
Tra sessioni plenarie e workshop tematici, l’evento di Barcellona ha consentito di entrare nel dettaglio delle caratteristiche tecniche della piattaforma e di conoscerne le principali novità. ZeroUno le ha approfondite in un’intervista a Bernd Greifeneder, CTO, e Dave Anderson, Global VP Marketing di Dynatrace che pubblicheremo nei prossimi giorni. Ma qui riassumiamo le principali caratteristiche.
“Dynatrace introduce la 3° generazione di APM che si caratterizza per un monitoraggio automatizzato, guidato dall’intelligenza artificiale e full stack. Prima di tutto – ha spiegato Steve Tack, SVP, Product Management di Dynatrace – è facile da usare perché si installa un solo agente che rileva automaticamente tutte le caratteristiche dell’infrastruttura sulla quale gira l’applicazione (dalla CPU dell’ultimo server, alle istanze cloud, al codice stesso dell’applicazione) e altrettanto automaticamente si configura. In secondo luogo – ha proseguito Tack – Dynatrace ‘vede’ tutto: utenti, applicazioni, database, host, network raccogliendo una quantità di dati inimmaginabile”. “E che rappresenta l’importantissima base sulla quale lavora l’algoritmo di intelligenza artificiale”, ci spiegherà poi Greifeneder nell’intervista rilasciata nel corso dell’evento. Ma torniamo a Tack che, nel parlare del terzo elemento caratterizzante introduce proprio il tema dell’intelligenza artificiale: “La nostra AI continua ad apprendere, diagnosticare e a migliorarsi automaticamente e questo ci garantisce un vantaggio competitivo molto forte”.
Per concludere, un accenno ai clienti presenti: tra quelli italiani che hanno adottato Dynatrace e hanno illustrato i benefici ottenuti in situazioni architetturali molto complesse c’è Docebo, che fornisce in modalità SaaS l’omonima piattaforma di e-learning, intervistata Zerouno per un articolo che pubblicheremo nelle prossime settimane, insieme all’intervista effettuata a World Remit, azienda che si occupa di money trasnfer esclusivamente via web.