Semplificare drasticamente le fasi di sviluppo e deployment di un’applicazione custom si può. Il segreto è scegliere la low-code application platform (LCAP) giusta. Così il time-to-value di quella che all’inizio era solo un’idea si riduce e si trasforma presto in un nuovo asset aziendale, senza il coinvolgimento di risorse specializzate. Ecco che cosa sono, i vantaggi e il mercato delle LCAP di livello enterprise sulla base del recente Magic Quadrant for Enteprise Low-Code Application Platforms di Gartner.
Piattaforme low code: che cosa sono e come funzionano
Per comprendere la portata innovativa delle LCAP partiamo dalla definizione che la stessa Gartner ci propone di quello che è una “piattaforma applicativa”: secondo la società di consulenza, si tratta di “un prodotto o una suite di prodotti che permette lo sviluppo, l’implementazione e l’esecuzione di una qualsiasi user interface (UI), user experience (UX), processo, logica di business, e/o set di dati.” Se normalmente queste attività richiedono il coinvolgimento di un team IT specializzato e una pianificazione di medio-lungo termine delle risorse, le piattaforme “low-code” cambiano le regole del gioco.
Grazie all’utilizzo di tecniche dette per l’appunto “low-code”, le LCAP offrono un’esperienza d’uso il più semplice e intuitiva possibile per l’end-user. Parliamo ad esempio di funzionalità drag-and-drop, building block e altri tool visivi attraverso i quali l’utente può creare applicazioni custom con grande rapidità e senza la necessità di particolari competenze tecniche. A lato, l’intelligenza della piattaforma effettua in modo automatico la compilazione e il deployment.
Una LCAP di classe enterprise è sviluppata ad hoc per le applicazioni di tale livello. Per Gartner, le piattaforme che rientrano in questa categoria devono sempre garantire:
- alto grado di performance;
- alta affidabilità, o high availabiliy (HA);
- disaster recovery (DR);
- service level agreement (SLA);
- monitoraggio dell’uso delle risorse;
- assistenza tecnica da parte del provider;
- accesso alle API in uscita e entrata da servizi on-premise e cloud.
Come evolve il mercato delle LCAP
Entro il 2023 ci sarà una LCAP nel portfolio di oltre il 50% delle aziende di medie e grandi dimensioni. Il motivo è sotto gli occhi di tutti. Da una parte c’è il mercato, caratterizzato da velocità e frammentazione crescenti, a cui consegue la necessità di strutture organizzative e servizi sempre più flessibili e adattabili. Dall’altra ci sono le aziende che, oltre a dover fornire risposte adeguate in uno scenario così complesso, fronteggiano la carenza di sviluppatori competenti e qualificati.
Ciò considerato, le LCAP offrono una soluzione completa: permettono il raggiungimento di un risultato in tempi rapidi, dotato di funzionalità e caratteristiche custom secondo i desiderata dell’azienda in un dato momento e, allo stesso tempo, l’impiego di un team multidisciplinare in ottica agile, non necessariamente specializzato e meno numeroso. L’impatto positivo più interessante è sicuramente quello di una riduzione del time-to-value (e, in alcuni casi, del time-to-market), a cui consegue un aumento dell’agilità dell’azienda e della capacità di rispondere in modo efficiente alle evoluzioni del mercato.
Le imprese ne comprendono bene le potenzialità sia nel campo dello sviluppo applicativo sia in quelli correlati, per l’integrazione di servizi già esistenti e per le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale. Ecco perché le previsioni indicano una stabile crescita della domanda.
Uno sguardo al Gartner Magic Quadrant for Enterprise Low-Code Application Platforms
Il Quadrato Magico per LCAP di Gartner include i 18 migliori vendor e i 19 relativi prodotti sul mercato, selezionati per completezza di visione e capacità di esecuzione. Basta un’occhiata per notare la varietà del panorama, con vendor che basano la propria offerta su modelli diversi: si va da un approccio più trasversale e SaaS-centrico, come quello di Microsoft e Salesforce, che dominano lo scenario, a un focus più specifico come quello sulla business process automation – è il caso di AuraQuantic e Newgen.
Tra i leader svettano proprio alcuni tra i maggiori provider SaaS su cloud (Microsoft, Salesforce, ServiceNow), accompagnati da altri specializzati nell’ambito low-code (Mendix, OutSystems) e da un vendor (Appian) ibrido tra low-code e process automation. Salesforce in particolare copre un’ampia porzione delle vendite. Non è un caso, dunque, che si posizioni al secondo posto per ricavi tra gli altri vendor di categoria AIMS (Application Infrastructure and Middleware Services) proprio grazie alle vendite della piattaforma low-code. Solida multifunzionalità e ecosistemi strong sono alla base della leadership attuale.
Nel riquadro a fianco, i challenger dimostrano una capacità esecutiva eccellente ma una portata creativa limitata. È Application Express (APEX) di Oracle l’unico prodotto dell’anno in questa categoria. Sebbene sia ampiamente utilizzato e garantisca il supporto di una solida competenza tecnica alla base, solo uno sforzo in termini di innovazione di prodotto potrebbe lanciarlo tra i leader.
Poco più sotto, i niche player includono diversi vendor che si rivolgono a porzioni più ristrette di mercato. Ci troviamo quelli ibridi tra la process automation e le applicazioni low-code (AgilePoint, AuraQuantic, Creatio, Newgen, TrackVia), quelli ad hoc per il citizen development (Kintone, QuickBase) e per il supporto operativo (ProntoForms). Rappresentano una buona scelta per alcuni contesti e esigenze più specifiche, ma anche per il pricing più avvicinabile rispetto alle soluzioni più popolari.
Dall’altro lato, meno affollato il riquadro dedicato ai visionari. Ci sono vendor SaaS (Oracle Visual Builder, Zoho), per il citizen development (Betty Blocks) e un ibrido tra process automation e low code application (Pega). Gartner li premia per il loro approccio altamente innovativo, ma rimangono lontani dalla qualità esecutiva dei leader.