Di fronte alla complessità data dalla combinazione di ambienti operativi e dalla varietà del parco applicativo, la strada dell’Application Performance Monitoring (APM) è sempre più una via obbligata. La possibilità di contare su uno strumento automatico e affidabile per misurare la qualità delle applicazioni, intesa soprattutto come impatto sull’utente finale, si traduce in una serie di benefici tangibili, a condizione di seguire alcune indicazioni utili a scongiurare brutte sorprese.
Anche perché quando si parla di monitoraggio in generale, l’APM è probabilmente il più importante dal punto di vista delle potenziali ripercussioni. Se reti e infrastruttura sono comunque sotto osservazione da più tempo, oggi un’interfaccia complicata da usare o con prestazioni insoddisfacenti si traduce presto in perdite economiche, rese ancora più marcate da qualsiasi ritardo nella capacità di individuare il problema e risolverlo.
Semplicità ed efficienza in cinque passi
L’utilità dell’Application Performance Monitoring è quindi duplice: da una parte, è perfetta per testare le applicazioni prima di metterle a disposizione degli utenti. Dall’altra, è utile per calarsi proprio nei panni di questi ultimi, al fine di inquadrarne facilità d’uso e raggiungimento degli obiettivi. “Quest’attività è consigliabile svolgerla in parallelo con l’intero ciclo di vita di un’applicazione per avere la garanzia di risultati attendibili e uniformi nel tempo, da affidare a strumenti automatici” spiega Luigi Savio, ingegnere informatico di Sorint.lab. “All’occorrenza può essere necessario effettuare gli opportuni interventi di personalizzazione, sempre però restando all’interno di parametri standard”.
Ma come trovare l’APM adatto alla propria azienda? La procedura per mettere a punto la soluzione più adatta, secondo Savio, si può riassumere in cinque passi principali.
Individuare i KPI, le metriche da seguire e in base alle quali effettuare le valutazioni. Il vero compito in questo caso è sapersi districare tra la varietà di parametri disponibili. Tracciare le prestazioni di singoli passaggi e nell’insieme. È importante essere in grado di gestire la grande quantità di dati potenzialmente prodotti.
Se una fase di personalizzazione è spesso utile, resta importante partire da standard di riferimento, anche solo per ricavare informazioni subito confrontabili.
Ogni analisi deve essere inoltre orientata alla qualità del servizio reso all’utente, quindi dal suo punto di vista. Serve a poco contare su server efficienti per un servizio di e-commerce, se un passaggio affidato a terzi, per esempio il pagamento, non si integra o non funziona a dovere. Infine, ricordarsi che i software di APM non sono tutti uguali. Un punto di partenza utile a capire meglio le proprie esigenze e individuare la soluzione migliore.
I vantaggi dell’APM
Se tutti i passaggi sono stati seguiti scrupolosamente, anche grazie al supporto di consulenti esterni, utili per una visione indipendente della propria realtà, a questo punto sarà chiaro a quale configurazione affidarsi. Presto non tarderanno a emergere anche i relativi vantaggi.
Prima di tutto, si accorciano i tempi di sviluppo e quindi di avvio della distribuzione di un software. Il risultato sarà anche un prodotto più affidabile e di maggiore qualità.
“Puntando su uno strumento automatico, si riduce naturalmente il bisogno di una presenza fisica incaricata di eseguire i test” sottolinea Savio. “Inoltre, si possono eseguire di notte o nei momenti di minore carico dei sistemi, senza ricadute visibili sugli utenti”.
I risultati potranno godere di maggiore uniformità e quindi affidabilità. Soprattutto nel lungo periodo, più facili da confrontare, anche da persone diverse. Questo porta a garantire la continuità dell’APM, fondamentale per assistere in ogni passaggio: dalla progettazione, allo sviluppo, fino al test e la manutenzione.
Facili da intuire, infine, le ripercussioni sui conti. L’investimento iniziale richiesto da una soluzione di Application Performance Monitoring automatica si tradurrà presto in evidenti risparmi sui costi di correzione e aggiornamento delle applicazioni. Soprattutto sulle potenziali perdite legate a ogni potenziale problema pronto a verificarsi sul lato utente e rallentarne, se non impedirne, il completamento di un’operazione.
Obiettivi raggiungibili più in fretta con il supporto di consulenti esperti in grado di inquadrare la situazione da un punto di vista più neutrale e aiutare a individuare la migliore soluzione da adottare, con la necessaria percentuale di personalizzazione, utile a calibrare il monitoring sulle effettive esigenze e al tempo stesso a tutela dell’investimento.
Individuare la risposta ideale
L’adozione di una soluzione di APM ai massimi livelli è una sfida impegnativa, che richiede capacità e conoscenze adeguate. “Grazie a un’esperienza ormai consolidata – afferma Savio – in Sorint.lab siamo in grado di garantire assistenza e consulenza qualificata sin dalle prime fasi di un progetto di Application Performance Monitoring”.
A partire dalla scelta della soluzione più adatta, per passare subito dopo all’installazione e configurazione, o eventualmente alla migrazione da altri strumenti in uso. “A questo punto siamo pronti per la delicata fase di creazione e settaggio delle Dashboard” sottolinea Savio. “Importante per entrare a tutti gli effetti nella fase operativa, con la garanzia di poter contare su dati affidabili e congrui anche nel tempo”.
In situazioni del genere, infatti, è altrettanto importante contare sulla garanzia di essere affiancati anche durante la fase operativa. “Stress test, carico, resilienza e APM sono solo alcune tra le mansioni più diffuse delle quali i nostri tecnici qualificati sono pronti a farsi carico” conclude Savio. “Questo aiuta a seguire anche la regolarità delle operazioni, a vantaggio di un’efficienza di lungo termine nelle applicazioni”.