Visiant: cambio generazionale e nuova strategia di crescita

Cambio ai vertici, apertura a nuovi settori, acquisizioni e top management all’opera con nuovi piani industriali. Tutti i tasselli della nuova strategia di Visiant raccontati dal nuovo amministratore delegato

Pubblicato il 02 Lug 2008

MILANO – Cambio generazionale e nuova strategia di crescita in Visiant (www.visiant.it), realtà fondata nel 2000 specializzata nella fornitura di software e servizi per la media e grande impresa. A gennaio il Cda della società ha ratificato la nomina ad amministratore delegato di Simone Marini, figlio del presidente e fondatore Luciano Marini. Nello stesso mese il gruppo It ha dato il benvenuto al nuovo Chief financial officer, Giovanni Diadema, già direttore finanziario di Fullsix (www.fullsix.it), azienda di livello europeo che opera nel campo del marketing interattivo e relazionale. Dopo queste novità nell’ambito del top management, a maggio Visiant, che ha chiuso il 2007 con un fatturato consolidato di 128 milioni di euro e un Ebitda di 13,5 milioni, ha annunciato l’acquisizione della maggioranza di Stone (www.visiantstone.it), società specializzata nello sviluppo di soluzioni, applicazioni e prodotti per il mondo bancario, con 85 dipendenti tra Milano e Roma, un fatturato e un Ebitda nel 2007 rispettivamente di 10,2 e 2,7 milioni di euro.
L’acquisizione, sul cui valore Simone Marini, intervistato da zerouno, mantiene il riserbo (“È avvenuta a normali parametri di mercato, tenuto conto anche che si tratta di un’azienda sana” si limita a dire), rappresenta anch’essa un segnale di novità in ambito strategico. Così come lo è stato la decisione di Visiant di cedere la quota di maggioranza di Connexia, un’agenzia di comunicazione, al management di quest’ultima nel segno di una decisa focalizzazione sul core business rappresentato dalla consulenza, dalle soluzioni e dai servizi It e dallo sviluppo e implementazione di applicazioni innovative.
In merito agli obiettivi legati all’acquisizione di Stone, l’amministratore delegato commenta dicendo: “Volevamo rafforzare la nostra presenza nel mercato It bancario. Tradizionalmente il nostro gruppo persegue una crescita per linee interne, ma in questo caso abbiamo deciso di ricorrere a un’acquisizione sia perché il settore bancario è particolarmente ostico, e richiede competenze molto specifiche, sia perché Stone ha un elevato numero di referenze che ora entrano a far parte del nostro portafoglio clienti”. Marini non nasconde che l’acquisto di Stone sia un passo impegnativo. “Anche nei confronti di questa società continueremo ad applicare il nostro modello strategico, che prevede la più ampia autonomia delle business unit a livello operativo”. Dopo quest’ acquisizione, che dovrà comunque essere metabolizzata, per ora non sono previste altre operazioni analoghe. “Questo non significa – precisa Marini – che non continuiamo a tenere gli occhi aperti”.
Il top management dell’azienda punta quindi a rafforzare la presenza della società nei settori più vitali del mercato It. Quello bancario è uno di questi, anzi è il principale, controllando circa il 30-35% della spesa It. In quello assicurativo Visiant è presente già da qualche tempo e conta di svilupparsi ulteriormente per linee interne. Poi c’è il settore delle telecomunicazioni, dove Visiant opera tradizionalmente con tutti i principali attori. Da una prospettiva orizzontale, Marini vede con soddisfazione crescere un altro mercato in cui Visiant è particolarmente attiva: quello di Sap. “Vediamo un aumento dei progetti legati a questo Erp e di conseguenza si rafforza ulteriormente la nostra partnership con Sap”. Parallelamente alle attività per supportare la crescita nei settori più strategici, Visiant continua l’opera di razionalizzazione del gruppo. “Eravamo arrivati a ventidue business unit – racconta Marini – oggi siamo a 11”. Non c’è alcun segno di rimpianto per un passato vissuto come un grande aggregatore di competenze diverse negli anni passati. La strategia perseguita nella prima fase della storia del gruppo è servita a garantire una crescita dei ricavi sempre a due cifre (fino a toccare i 128 milioni di euro nel 2007) e a creare una realtà capace di rispondere a 360 gradi ai bisogni di It, di servizi professionali e di outsourcing. “Oggi che il mercato non attraversa un momento particolarmente facile – spiega Marini – si assiste alla tendenza a ridurre le spese e a concentrarsi su pochi interlocutori. Grazie alle dimensioni e alle competenze che abbiamo acquisito, noi siamo nelle condizioni di beneficiare di queste tendenze”.
Questo non significa che la crescita non debba essere aiutata anche attraverso un’opera di razionalizzazione, con l’obiettivo sia di uscire da attività non più strategiche sia di diminuire il più possibile le sovrapposizioni. “Le sovrapposizioni – ammette Marini – sono un problema che appartiene ormai al passato. Oggi, grazie al lavoro di razionalizzazione, ci sentiamo, da questo punto di vista, negli standard di mercato. Tutti i grandi gruppi hanno le loro piccole zone di grigio”.
L’attività di ristrutturazione del gruppo ha assorbito molte energie nel corso del 2007. E spiega in parte perché Marini definisca quello passato non uno dei migliori anni della storia del gruppo. “Tenuto conto delle rivoluzioni che abbiamo compiuto, possiamo comunque dichiararci soddisfatti” aggiunge. Sul 2007 – che ha comunque visto una non disprezzabile crescita rispetto al 2006 (122,4 milioni di Euro) – ha pesato anche l’impatto dei provvedimenti presi dal Governo Prodi nei confronti del settore dei call center in outsourcing, cioè l’obbligo di stabilizzare tutti i call center in inbound e limitare l’uso di contratti a progetto a quelli in outbound solo a determinate condizioni. Misure che in larga parte Marini giudica giuste ma che hanno obbligato le aziende del settore a intervenire sui modelli di business e sui prezzi praticati agli utenti.
Realizzati gli obiettivi di razionalizzazione, secondo Marini il 2008 si sta rivelando in linea con i piani, che prevedono di chiudere con ricavi di circa 150 milioni di euro. “Abbiamo ripreso a crescere bene e stiamo gettando le basi per tornare a incrementare i ricavi a due cifre dal 2009”. Che sarà un anno importante perché precederà quello in cui Visiant conta di quotarsi in Borsa. L’idea non è nuova, ma fino all’anno scorso la società pensava di arrivare all’ipo (Initial public offering) con il supporto di un importante investitore che doveva ancora essere identificato. Oggi Marini è convinto che Visiant ce la può fare da sola. Al momento non sono stati decisi né il listino su cui avverrà il collocamento né la quota che sarà offerta sul mercato. “Quello che è certo – precisa il numero uno di Visiant – è che non abbiamo l’obiettivo di cedere l’azienda. La quota dipenderà dai piani industriali che prepareremo”.
Piani sui quali è all’opera il management attuale, che nel caso di Visiant è già il management del futuro.

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