Durata dei server da tre a cinque anni? È possibile, attraverso una manutenzione più attenta e mirata: lavorando sui livelli di aggiornamento più funzionali, triangolando il focus dell’attenzione sulla RAM, le schede di rete e il software i manager possono garantire la qualità delle macchine e la buona salute dei data center. In questa guida gli esperti riassumono i 5 punti chiave di una buona manutenzione dei server.
Durata dei server: iniziare sempre dalla pulizia
La pulizia fisica è un aspetto importante della manutenzione del server. Il che non dovrebbe essere un problema nei data center più grandi e, quindi, adeguatamente gestiti; nei data center più piccoli, invece, la polvere regna sovrana e se il pavimento è pieno di gomitoli grigi che rotolano sul pavimento, non difficile immaginare cosa si è accumulato nel tempo all’interno di quei server. La durata dei server vede nella pulizia il primo punto di un’azione che deve essere pianificata almeno una o due volte l’anno. Quando si tratta di attività di routine, infatti, la prevenzione è di gran lunga la scelta migliore rispetto ai tempi di inattività imprevisti per uno stallo legato a circuiti che non funzionano perché ostruiti dalla sporcizia.
Come pulire un server? È importante spegnerlo e poi procedere a usare un sistema ad aria compressa. L’azione corretta è quella di ispezionare tutte le vie di deflusso dell’aria, rimuovendo accumuli di polvere e detriti in grado di impedire il raffrescamento del sistema. Un’attenzione particolare va data al dissipatore della CPU, alle ventole e ai moduli di memoria. Polvere e ostacoli al passaggio dell’aria, infatti, causano maggior consumo di energia da parte del server, e portano a premature avarie dei componenti. In ogni caso è consigliabile anche aspirare con regolarità i locali, assicurandosi bene che anche i filtri dell’aria condizionata siano puliti.
L’importanza degli aggiornamenti
Il secondo punto di attenzione delle best practice manutentive delle macchine sono gli aggiornamenti. La durata dei server, infatti, dipende anche dal modo in cui sono utilizzati. Spesso capita di acquistare una configurazione in base a un certo tipo di budget o a un certo carico di utilizzo: il software si valuta e si controlla in fase implementazione ma non in seguito. I fornitori, invece, nel corso del tempo rilasciano patch e nuove risorse a supporto dell’hardware che offrono prestazioni, capacità e utility migliorate; per questo vale sempre la pena di valutare ogni upgrade in base all’evolutiva dei carichi di lavoro. Ecco una guida in 5 punti relativa agli aggiornamenti che vanno tenuti in considerazione per avere una migliore garanzia della durata dei server.
1. Usare un software di monitoraggio
A questo proposito gli esperti consigliano di utilizzare un software di monitoraggio dei server come, ad esempio, Nagios, SolarWinds Orion Network Performance Monitor, Hyperic HQ o GFI Network Server Monitor. Sarà così possibile misurare comodamente l’uptime, il successo del processo, il numero di thread e la reattività dell’applicazione. Queste metriche, infatti, mostrano quanto hardware e spazio di archiviazione devono essere eseguiti correttamente dalle applicazioni.
2. Espandere la RAM
È possibile aggiungere RAM a un server riempiendo gli slot di moduli DIMM (Dual In-line Memory Module) vuoti o sostituendo tutti i moduli DIMM con moduli a maggiore capacità. Senza dimenticare che è necessario mantenere all’interno di ogni server i DIMM di memoria in modo coerente: idealmente, non solo dovrebbero essere della stessa dimensione e velocità ma, quando possibile, dovrebbero anche essere dello stesso fornitore. L’aggiunta della RAM ottimizza i consumi energetici e la velocità temporizzazione, riducendo il CAS Latency (Column Access Strobe): più basso è il CAS Latency, infatti, meglio è, all’interno del determinato data rate della DRAM. Con questo approccio, è necessario inserire la nuova RAM in un server e spostare i vecchi moduli RAM in un secondo server in modo che una macchina contenga tutti i nuovi DIMM e l’altra ospiti tutti i moduli DIMM meno recenti. Questa pratica garantisce prestazioni di archiviazione più efficienti. Quando si mischiano e si abbinano troppe diverse caratteristiche DIMM associate a tempistiche, tipi e architetture, infatti, la qualità dello storage rischia di peggiorare nel tempo. Omogeneizzando i DIMM prima di switchare l’hardware permette anche di controllare in anticipo che i processi non vadano a interrompere i carichi di lavoro del data center.
3. Aggiornare anche la CPU
Anche le CPU sono oggetto di upgrade. Gli esperti ricordano di mantenere, anche i questo caso, una coerenza interna che assicura la durata dei server. A volte, ha senso acquistare server con slot DIMM e socket CPU precompilati. Avere un modello di manutenzione del server pre-aggiornato, per altro è obbligatorio nel caso in cui l’amministrazione richiede che qualsiasi aggiornamento su un server sia legato a un periodo di ammortamento triennale.
4. Non perdere di vista l’evoluzione della rete
Un altro consiglio per garantire la durata dei server è di valutare quanto le macchine sia in grado di supportare l’infrastruttura di networking. Il divario tra le prestazioni dell’hardware e la velocità della rete può causare dei colli di bottiglia, il che rende essenziale aggiornare l’hardware di rete nel corso della vita di un server. I nuovi standard di rete come 40 Gigabit Ethernet e 32G Fibre Channel offrono trasferimenti di dati coerenti e basse velocità di latenza per le comunicazioni da server a server, ma l’installazione degli ultimi switch o cablaggi di rete non migliorerà automaticamente la velocità della rete né eliminerà i colli di bottiglia. È necessario assicurarsi che le schede PCIe del server supportino l’aumento della larghezza di banda e che siano compatibili con le schede di interfaccia di rete. L’opzione migliore è acquistare nuovi server equipaggiati di schede di rete più veloci e pianificare l’utilizzo di server sostitutivi nel momento in cui si rendono disponibili reti più veloci. Se non è possibile acquistare nuovi server, un consiglio è di aggiornare le schede di rete, sapendo che queste richiedono più risorse della CPU sui server meno recenti (soprattutto se non vi sono modifiche al carico di lavoro, alla gestione delle risorse o all’utilizzo del server).
5. Tenere in salute il software
La governance del software è incentrata sugli aggiornamenti. Avere la garanzia di stare utilizzando le ultime versione del software e del firmware dovrebbero essere una best practice di qualsiasi data center. Patch e aggiornamenti, infatti, apportano miglioramenti in termini di stabilità e prestazioni: pertanto, un ciclo di aggiornamento regolare può aiutare a prevenire incidenti di interruzione e a massimizzare il valore dell’infrastruttura del server. Gli aggiornamenti di routine contribuiscono a mantenere l’allineamento con i contratti di assistenza, evitando di dover lavorare con firmware o software obsoleti. Se gli aggiornamenti minori sono una procedura operativa di routine, è possibile implementare facilmente gli aggiornamenti delle versioni principali e rimanere sulle versioni supportate. La maggior parte delle organizzazioni è ben impostata per gli aggiornamenti del sistema operativo e dell’hypervisor, ma spesso trascurano il sistema di input/output di base e gli aggiornamenti del firmware. I manager per garantire la durata dei server devono assicurarsi di coordinare tutti gli aggiornamenti possibili così da garantire la salute del data center nel tempo.