La notizia non è certo delle più rosee: gli stati membri dell’Unione Europea hanno deciso di intervenire rivedendo, al ribasso, la disponibilità di fondi per i progetti dedicati alla banda larga e al miglioramento dei servizi digitali in Europa. Il nuovo accordo di bilancio 2014-2020, approvato all’inizio di febbraio, decreta per il Connecting Europe Facility (Cef), il piano europeo per lo sviluppo di infrastrutture e reti digitali, un taglio drastico del budget a disposizione per la realizzazione dei progetti, in primis per la realizzazione di network a banda larda: il piano europeo, infatti, contava su una proposta iniziale di ben 9,2 miliardi di Euro, 7 dei quali dedicati nello specifico alla banda larga. Dopo l’approvazione del nuovo bilancio, l’Unione Europea ha messo a disposizione del Cef un budget di 1 miliardo rendendo in questo modo davvero sfidante, per non dire impossibile, l’obiettivo iniziale: il fondo per il Cef serviva ad assicurare che case e imprese avessero accesso a servizi superveloci entro il 2020.
Altro che taglio, ci sentiamo di commentare, è un “colpo di mannaia”. Delusione e amarezza anche tra gli stessi vertici Ue. Il Commissario europeo per l’agenda digitale europea, Neelie Kroes, sul suo blog esprime tutto il suo disappunto: “Con un solo miliardo di euro sul piatto potremo solo avere servizi digitali come l’e-procurement o l’e-invoicing ma non certo investimenti in banda larga”. A questo punto, secondo Kroes, il fondo potrebbe infatti trovare impiego esclusivamente per l’infrastruttura dei servizi digitali: eHealth, eSignatures, eProcurement, cybersecurity, ecc. (e probabilmente solo per alcuni di questi).
“Ebbene, da sette siamo passati ad uno”, commenta Cristiano Radaelli, presidente Anitec (l’associazione confindustriale che raccoglie le imprese produttrici del settore Information & Communication Technologies ed elettronica di consumo, cofondatrice di Confindustria Digitale). “I 9,2 miliardi di euro per le infrastrutture digitali del progetto Connecting Europe Facility vengono così pressoché annientati, nonostante la strenua difesa fino all’ultimo del Commissario Kroes. Ciò mette seriamente in discussione le politiche di rilancio economico dell’intera Unione, tenuto conto che solo in Italia negli ultimi 15 anni l’economia digitale ha creato circa 700.000 posti di lavoro e ha contribuito al 2% del Pil”.
Kroes ha promesso di continuare a battersi per riuscire a trovare i finanziamenti necessari a sostenere i progetti sulla banda larga, ma è evidente che, a questo punto, l’impegno dei singoli governi nazionali diventa pressoché imprescindibile.
“Concordiamo con il Commissario Kroes – conclude Radaelli – quando sostiene che la cifra stanziata basterà appena per la realizzazione di alcuni servizi digitali. Comunque non demordiamo e continuiamo a lottare per questo grande obiettivo. Chiediamo in questo anche a tutte le forze politiche italiane di sostenerci”.