Le operazioni affidate ai data center, i servizi e le infrastrutture IT stanno cambiando rapidamente. I crescenti carichi di lavoro, la riduzione del consumo di energia e l’evoluzione dei modelli operativi, danno ai responsabili diversi problemi.
Secondo IDC mentre le dimensioni dei data center interni classificati come high-end rimarranno, per i prossimi tre anni, sullo stesso livello, i mega data center sono destinati a crescere rapidamente. La loro evoluzione scalerà in base alle richieste dei carichi di lavoro mentre, al tempo stesso, saranno sviluppate nuove tecnologie che saranno utilizzate per l’esecuzione dei processi per cui saranno impiegati.
Gli esperti sottolineano come i data center attuali si stiano sviluppando in spazi sempre più ampi per venire incontro alle esigenze di scala a cui vanno incontro. Un esempio significativo sono la crescita esponenziale dei cosiddetti white-box, conosciuti anche come ODM o custum, ovvero server utilizzati dai fornitori di cloud su larga scala o dalle società che offrono servizi internet.
Il domani del data center, tra scelte fisice e scelte logiche
Visto che molte aziende si stanno muovendo verso un modello ibrido di data center, utilizzando strutture interne e colocation, ma anche infrastrutture cloud e servizi di software-as-service, i responsabili dei data center dovrebbero preparare le aziende per cui lavorano a questo cambiamento che potrebbe giovare non poco al business. Questa operazione di ammodernamento del data center potrebbe comportare non pochi problemi da affrontare. I data center dovrebbero essere aggiornati per diventare più flessibili nella gestione dei carici di lavoro e al tempo stesso si dovrà considerare lo spazio fisico a disposizione dove installare eventualmente dei nuovi server, o se optare per un maggiore utilizzo di risorse in outsourcing. Altro problema da affrontare è il consumo di energia. Questa richiesta di avere data center che consumino sempre meno energia ha portato i vendor a sviluppare diverse soluzioni negli ultimi anni che sono state applicate sia per i server interni, sia per quelli esterni. Anche se il responsabile del data center non ha alcun interesse verso questa problematica, è quasi certo che le politiche i regolamenti aziendali spingeranno ad avere operazioni IT sempre più green.
Economizzatori corrispondenti ai requisiti ASHRAE
Un esempio di come ridurre il consumo di energia è contenuto nello standard ASHRAE 90.1-2013 sezione 6.5.1, in cui si afferma che i data center, ma non tutti, devono utilizzare economizzatori a basso impatto energetico per il raffreddamento ad alta intensità. Il data center necessità di una zona di miscelazione dell’aria, un sistema intelligente per la gestione e il controllo del free cooling e dell’aria refrigerata, nonché un design che consenta la pressurizzazione dell’aria a la filtrazione di quella in arrivo esternamente. Un prodotto che accomuni tutte queste caratteristiche può essere molto costoso, se non addirittura impossibile da implementare in una sala server già impiegata per questo scopo. Alcuni grandi aziende come Target hanno rifiutato di utilizzare questi economizzatori spiegando il fatto che questi non siano abbastanza economici da far rientrare, con il risparmio sulla spesa energetica, l’investimento da effettuare. Una soluzione definitiva dovrebbe arrivare con la versione 90.4 dello standard ASHARE (entro la fine del 2015) che si prefigge di regolarizzare e chiarire i requisiti che dovranno avere questi economizzatori.
Virtualizzare per risparmiare
Un’altra soluzione, per risparmiare sull’energia utilizzata per il raffreddamento dei data center, arriva inavvertitamente dalla virtualizzazione. La virtualizzazione dei server diminuisce la necessità di nuovi dispositivi e aumenta la densità dei rack. Per questo tipo di soluzione però i responsabili dei data center hanno poche opzioni per attuarla. Possono diminuire lo spazio fisico dove sono installati i server per avere minor superficie da raffreddare, approntando però rigide norme antincendio e di sicurezza; possono aggiungere del raffreddamento supplementare ai rack che gestiscono pochi file e diminuire così il fabbisogno dell’intera stanza server; o possono prendere in considerazione di migrare i server che devono gestire i processi più importanti e che quindi richiedono un raffreddamento adeguato, verso spazi di colocation. Secondo IDC entro il 2017 le aziende risolveranno questo problema spostando i server a fornitori di colocation. IDC prevede che entro quell’anno verranno gestite meno del 75% delle operazioni nei data center fisici installati in azienda.
Questa migrazione verso terzi dei server aziendali richiede però una perfetta indagine sul fornitore a cui affidare i preziosi dati. Per scegliere quello giusto è buona cosa fare domande sui percorsi di rete e sull’alimentazione dei server, chiedere se il provider è disposto a condividere le informazioni necessarie con il proprio team IT. Infine sentire le esperienze di altre aziende con il fornitore di colocation che si sta prendendo in considerazione, può schiarire le idee su dubbi e timori che possono venire nel valutare la fattibilità della migrazione.