Il parco applicativo software è ormai un vero asset aziendale, il cui corretto funzionamento è vitale in sempre più settori. La quota di budget It (in media il 70-80%) che va in manutenzione applicativa, oltre che infrastrutturale, è però troppo alta, specie in un quadro in cui i budget non crescono. Si spiega così la crescita di progetti di consolidamento e miglioramento qualitativo delle applicazioni che, oltre a ridurre la quota di mantenimento a vantaggio dell’innovazione, puntano anche a sfruttare meglio i sistemi esistenti. Un tema a cui ZeroUno, insieme a Hp, ha dedicato la Tavola Rotonda ‘Application Transformation and Quality’, aperta così da Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno: “Le aziende si trovano in contesti sempre più mutevoli, a cui devono continuamente adattare i processi: a questa complessità competitiva e organizzativa s’aggiunge quella tecnologica. L’It deve affrontare tutto ciò partendo da un parco applicativo con stratificazioni, duplicazioni, integrazioni non ottimali, e quindi con problemi di costi e ritardi di sviluppo e performance insufficienti. E più le applicazioni sono mission-critical più sono probabili le ripercussioni negative sul business. In aggiunta, il top management non ne capisce il valore perché non le percepisce orientate all’innovazione e al new business”.
“L’It diventa leggera, veloce e semplice”
Tutto ciò spiega il nascere di molti progetti di ‘application transformation’, tra cui quello di Eni, esemplare per percorso e azioni intraprese. “Negli anni scorsi abbiamo lavorato
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Un approccio di ottimizzazione sull’esistente è seguito anche da un grande ente pubblico come l’Università La Sapienza di Roma: “La nostra innovazione tecnologica è centrata sul contenimento dei costi e sulle esigenze dell’utente finale (abbiamo appena lanciato il portale d’Ateneo, in particolare rivolto agli studenti) – racconta, in questo primo intervento, Roberto Messa (nella foto a sinistra), responsabile applications It -. Lo sforzo in corso è di integrazione dei sistemi gestionali, per far fronte al mancato turnover delle persone, e per tagliare i costi d’esercizio e investire sul consolidamento”.
Qualità, impatto immediato sul business
Tornando all’impresa privata, è interessante rilevare come dalla discussione sia emerso il seguente aspetto: l’application transformation può favorire un forte salto culturale dell’It. Come? “Abbiamo appena concluso una revisione completa del parco applicativo, iniziata vari anni fa: eliminato il gestionale basato su mainframe, ci siamo riscritti l’Erp in casa in
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In Banca Fideuram, la qualità applicativa è curata da svariati anni da un team dell’It dedicato, spiega Alessandro Renzi (nella foto a destra) del gruppo di Governo It della Banca: “La dirigenza ha compreso da tempo che quest’ambito andava presidiato in modo continuativo. Oltre che di ridurre ove possibile i costi, si lavora per spendere al meglio il budget It: dato che la qualità del software non è solo aderenza ai requisiti ma anche prestazioni, robustezza nel tempo, manutenibilità, ecc. abbiamo definito dei Kpi e ci siamo dotati di una suite che analizza il codice, lo dimensiona e ne valuta punti di forza e vulnerabilità: possiamo così ottenere una mappatura completa del parco applicativo”.
Quanto a Poste Italiane, “nell’It stiamo assimilando il concetto che siamo anche noi fornitori di servizi verso l’interno, e corresponsabili dei servizi verso l’esterno – spiega Margherita Errico (nella foto a sinistra), responsabile Ict Program Management -. Stiamo lavorando sulla qualità attraverso la definizione dei modelli di domanda, sviluppo, verifica, erogazione e misurazione. La domanda parte con requisiti condivisi, e fissa dall’inizio i Kpi di business a cui il sistema deve sottostare, ma anche gli Sla, per esempio tempi di accettazione e sviluppo”.
Come aiutare il manager a capire
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Dal punto di vista del vendor, Hp conferma la crescita dei progetti di application transformation negli ultimi 12-18 mesi: “C’è una diffusa ricerca di agilità nel rispondere al business”, spiega Gabriele Giacomelli (nella foto a destra), Hp Software Application Solution Architect, “e inoltre la necessità di supportare gli utilizzi mobile e prepararsi al cloud”,
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Riccardo Sanna (a destra, più
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Nell’interazione con il management è fondamentale calibrare il linguaggio, e il livello di raggruppamento delle informazioni, osserva Renzi (“cerchiamo di evitare di andare da loro con indicatori troppo aggregati o troppo dettagliati”), mentre per Spagnoli di Hp “oggi l’impatto delle applicazioni arriva fino all’utente finale: anche negli enti pubblici, come Inps o Poste, gli effetti di una cattiva qualità applicativa sono percepiti subito dal cittadino. Quindi aiutare il management a capire i ritorni di un investimento in qualità, è anche un compito del fornitore di tecnologie”.
Il rischio di ‘variabilizzare’ troppo
Visti l’importanza e le criticità dei progetti di application transformation, resta da capire se i meccanismi organizzativi e le competenze in azienda siano adatti a gestirli. “Viviamo un momento di forte innovazione, non lavoriamo più solo per il Gruppo Poste ma ci rivolgiamo
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Per scongiurare questi rischi di svuotamento, o di ‘scavalcamento’ da parte del business, conclude Uberti Foppa (nella foto a sinistra), l’It dovrà sapersi proporre sempre più come reale centro di servizi: “Tutti gli strumenti disponibili oggi, dall’application transformation al cloud computing, dovranno servire a supportare al meglio le esigenze in continuo cambiamento del business. È finalizzando questo obiettivo che si potranno declinare correttamente le scelte tecnologiche e organizzative”.