Fino al 2018, la potenza di calcolo europea era scarsa. Zero supercomputer, per non parlare di altri dispositivi più performanti. Nemmeno un lustro e ora si ritrova con 2 supercomputer dei 4 più potenti al mondo ospitati sul proprio territorio. Questa decisiva – e necessaria – svolta è frutto di un lavoro di squadra svolto sotto il cappello del progetto europeo EuroHCP. L’iniziativa è tuttora in corso e ha appena celebrato una tappa importante: l’inaugurazione di Leonardo. Dal nome lo si può intuire, si trova in Italia, nel Tecnopolo di Bologna.
Materiali, clima, medicina: Leonardo sarà “multidisciplinare”
Già sede dei data center del Centro Meteo Europeo, di Cineca e dell’Inaf, futura sede ENEA e del centro Onu per la ricerca delle Scienze del mare, questa area da 120mila metri quadri dell’ex Manifattura Tabacchi ha spazio anche per la potenza di Leonardo. Il nuovo supercomputer pre-exascale è appena stato confermato come il quarto più potente nella lista Top500 alla conferenza SC22. Poco prima della sua inaugurazione ufficiale, il 24 novembre scorso, con la promessa di prestazioni superiori a 249 petaflop quando opererà a regime.
A sfruttarle saranno scienziati e ingegneri, liberamente, per applicazioni strategiche declinate negli ambiti più diversi. Dalla scienza dei materiali alla biomedicina, dall’ingegneria di base al cambiamento climatico, senza trascurare l’intelligenza artificiale e la modellazione del cervello umano.
Per coprire carichi di lavoro così diversi con la massima efficienza, Leonardo è stato realizzato dalla società informatica francese Atos con due moduli di calcolo principali: Booster e Data Centric, rispettivamente costituiti da 3456 e 1536 nodi di calcolo. Altri numeri significativi riguardano le GPU, 14.000, di Nvidia, e i processori, 3.500, di Intel che potrebbe poi fornire quelli di quarta generazione, appena i chip saranno disponibili.
A quanto riportato da EuroHPC, in futuro Leonardo sarà potenziato anche dall’integrazione di processori quantistici come acceleratori, ma già ora è uno dei due supercomputer pre-exascale più potenti d’Europa e uno dei quattro in cima alla classifica mondiale Top500, dove compaiono anche l’exascale statunitense Frontier e il giapponese Fugaku.
La rete di supercomputer europea “under construction avrà il suo exascale
Un titolo che Leonardo non può vantare è quello di primo supercomputer europeo che spetta al finlandese LUMI, “neve”. Questo sistema, sempre parte del progetto EuroHPC, è stato infatti inaugurato a giugno, è completamente alimentato da energia rinnovabile e garantisce un picco di prestazioni di 550 petaflop.
Nel disegno, e nelle slide, di EuroHPC c’è l’idea di rendere tutti i supercomputer disponibili tramite cloud services, offerti attraverso un’infrastruttura HPC federata con connettività terabit. Una rete di calcolo distribuita che farebbe dell’Europa una vera potenza informatica, soprattutto con l’arrivo di MareNostrum 5 e Jupiter.
Il primo, sempre pre-exascale, è previsto per il 2023 presso il Barcelona Supercomputing Center, in Spagna. Anche se sempre costruito da Atos, con processori Intel e chip Nvidia, avrà un’architettura diversa da Leonardo e LUMI e sarà utilizzato per il calcolo generico e l’intelligenza artificiale. Jupiter sarà invece il primo supercomputer europeo exascale. Annunciato in arrivo entro il 2024, sorgerà presso il Jülich Supercomputing Centre (JSC) in Germania, garantendo prestazioni a pieno regime di oltre 1.000 petaflop.
Se Jupiter manterrà questa promessa, l’Europa riuscirà a superare in potenza gli USA, con il loro Frontier attualmente primo in classifica. Sempre che, nonostante gli intoppi nella supply chain e il contesto geopolitico globale non favorevole, non riescano nei prossimi mesi a inaugurare il più performante Aurora, il sistema exascale basato presso l’Argonne National Laboratory.