ZeroUno ha intervistato Andrew Bartels, Vp, Principal Analyst, responsabile della Ricerca Forrester sul forecast di spesa It in Usa, nonché uno dei tre “keynote speaker” dell'It Forum Emea 2010 che si è svolto a Lisbona dal 9 al 11 giugno scorsi. Tema del suo intervento: “Per muovere dall’It alla Bt, i Cio devono concentrarsi sul bilancio patrimoniale, oltre a puntare sui processi”. “La visione proposta da Bartels è quella di un filo logico che lega fra loro tre elementi: primo, l’attenzione al bilancio patrimoniale aziendale, di colpo diventata cruciale per la Business technology; secondo, un nuovo focus del computing che Forrester chiama Smart computing, smart perché basato su Business intelligence industry e in quanto tale capace di produrre soluzioni verticali d’industria (un “Vertical 3.0” mirato appunto all’ottimizzazione del bilancio patrimoniale); e, terzo, il forecast di spesa It, visto in forte espansione negli Usa di qui al 2016.
Forecast It: una quarta onda lunga (e “verticale”)
Cominciamo dal terzo punto. Da qui al 2016 Forrester vede in grande ripresa gli investimenti It in percentuale del Pil Usa: 0,88% del Pil per attrezzature Hw, 0,83% del Pil per Networking. Con, soprattutto, un’ascesa significativa (1,87% del Pil) per il Software commerciale, avviato a superare la somma degli altri due investimenti (vedi figura 1).
Figura 1 – The tree cycles of tech growth and digestion
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)
La tesi di Bartels è che la locomotiva Usa, dopo tre onde lunghe “orizzontali” (Mainframe computing, 1956-1970, Personal Computing, 1976-1985, e Network Computing 1992, 2000), seguite ciascuna dal suo bravo periodo di “digestione e raffinamento tecnologico”, era già entrata, col quarto trimestre 2007, nella quarta “onda lunga di introduzione tecnologica e crescita”, quella appunto dello Smart Computing, il nuovo Computing verticale basato su una Business Intelligence per industry, di cui parliamo al secondo punto. Certo (vedi Figura 2, che mostra la variazione di Pil Usa e di investimenti del Business in It, in percentuale sull’anno precedente), se dopo il 4Q07 il Pil Usa è andato in recessione, ciò non ha impedito il decollo degli investimenti It cresciuti del 10%, 8%, 9% e ancora 5% fino al 4Q08, quando è esplosa la crisi finanziaria globale. Ma 4Q09 segna già la fine del periodo in cui l’It ha disinvestito più della contrazione del Pil, e il resto è un forecast Forrester, che vede la ripresa della quarta onda lunga, con un ritorno ai due digit nel 2011, comunque a far da traino alla crescita del Pil Usa.
Figura 2 – Tech investment grew much faster than GDP in 2008
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)
L’imperativo del bilancio patrimoniale
Affrontiamo ora il primo punto, quello del bilancio patrimoniale aziendale. Bartels ci ricorda innanzitutto cos’è: è un’ equazione che deve inesorabilmente tenere per ogni azienda: Assets = Liabilities + Shareholders' Equity. Gli Asset (liquidità, magazzino, proprietà, infrastrutture, ecc. ) sono tutti beni che l’azienda deve essere in grado di coprire o con Liability (debiti) o raccogliendo denari dagli azionisti (shareholder equity). In secondo luogo, la recessione 2008-2009 è stata da molti punti vista innescata da crisi di bilanci patrimoniali. C’è da giurare quindi che i Ceo, nella “nuova normalità”, non guarderanno più al microscopio solo il bilancio d’esercizio (costi/ricavi), ma è al bilancio patrimoniale (e ai rischi e alle opportunità che, soprattutto inavvertitamente, vi si possono infilare e nascondere) che presteranno molta più attenzione. E vorranno molta Business intelligence (e regole e motori e workflow e quanta intelligenza serve per aiutare a prendere decisioni) per leggerli non solo al passato o al presente, ma anche in proiezione futura (analytics), per capire o cogliere al volo come agire al fine di ottimizzare il valore e i ritorni degli asset, minimizzando costi e rischi delle liability.
Ciò che Bartels constata è che presso le aziende e i governi, oggi c’è al più un certo livello di consapevolezza ed analisi di asset e liability finanziarie, con una domanda di tecnologie e strumenti di analisi in tempo reale. Ma c’è una enorme domanda potenziale che si focalizzerà su asset e liability fisiche (edifici, auto, camion, aerei, ospedali, attrezzature, impianti, macchinari). Non solo: la domanda si allargherà velocemente a strumenti di intelligence per valutare gli asset e le liability intangibili (Proprietà intellettuale, brand, contratti con clienti o fornitori, o gli stessi knowledge worker in una forza lavoro). “Le aziende adotteranno tecnologie Smart Computing perchè queste le aiuteranno ad indirizzare la sfida chiave di ottimizzare il valore del loro bilancio patrimoniale” puntualizza Bartels.
Lo Smart Computing per settore merceologico
Arriviamo al secondo punto. Uno Smart Computing che arrivi ad ottimizzare il valore patrimoniale, non può che essere specializzato per settore merceologico, perché gli asset e le liability variano da settore a settore. Per un istituto finanziario sarà alta la priorità di ottimizzare gli asset finanziari, media quella del fattore umano, bassa quella degli asset fisici. All’opposto di Utility o Telecom, dove i ritorni dipendono primariamente dall’ottimizzare vaste quantità di asset fisici e dal minimizzarne i tempi morti. Ad un altro estremo i Servizi professionali: lì la priorità nell’ottimizzazione sarà posta sugli asset umani. Bartels parla di “soluzioni vertical 3.0”, che, vedi figura 3, coagulano come appropriato, hardware, middleware e network, intorno a “Business intelligence di industry”, il vero valore per risolvere la sfida dell’ottimizzazione del bilancio patrimoniale.
Figura 3 – Verticals 3.0 differs from verticals 1.0 and 2.0
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)
Insomma, in quanto mira ad ottimizzare i risultati del bilancio patrimoniale, lo Smart Computing, quarta onda lunga, non può che essere “verticale”, specifico per industry, e si sviluppa in quattro fasi: Awareness, Analysis, Alternatives, Actions, controllate da Auditability, e nelle aree tecnologiche in cui nascono opportunità per i Vendor (vedi figura 4).
È una diffusione sostanzialmente diversa dalle tre onde lunghe precedenti, che sono state invece largamente orizzontali (cross-industry): il Mainframe, il Personal e il Network Computing hanno automatizzato volumi di transazioni business, transazioni individuali, e i processi di business. Controprova: erano essenzialmente solo software i vari Vertical 1.0, 1,1 e 2.0, cui era affidato il valore differenziante per industry nelle onde lunghe precedenti (vedi ancora figura 3).
Figura 4 – The five A's of smart computing
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)
Cio, responsabile della Business Technology aziendale
Quale messaggio, da questo scenario, deriva al “nuovo Cio” che con la sua organizzazione Bt in trasformazione deve infondere e sviluppare nel C-level team questa capacità di capire ed adattarsi, per difendere e valorizzare gli asset aziendali?
Deve lavorare sui requirement dello Smart Computing della sua industry: con i suoi business partner delle Lob per identificare modi in cui le tecnologie Smart Computing possono indirizzare le criticità del balance sheet; e con le sue controparti Vendor per ottenere gli strumenti di Smart Computing che queste criticità possono risolvere. Del resto, conclude Bartels, anche i Vendor devono reinventarsi per giungere un’offerta davvero integrata e verticale per settori, mirata ad ottimizzare parametri che stanno in profondità nel sancta sanctorum di una industry.