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Best practice per un “best green computing”

La crisi climatica e ambientale procede inesorabile il suo corso. Emerge quindi il bisogno di combatterla ma anche di iniziare un’opera di adattamento, per minimizzare i danni. È in questo contesto che nascono delle best practice di sostenibilità ambientale per data center. Portano vantaggi sia lato ESG, che di business

Pubblicato il 30 Mar 2023

green data center

Per rendere un data center più green, è necessario studiare come tale struttura utilizza l’energia e le altre risorse. È necessario approfondire, per avere informazioni con cui identificare i potenziali cambiamenti che possono fare la differenza. Questo tipo di approccio può includere una serie di fasi diverse l’una dall’altra, non intercambiabili e nemmeno sostituibili. Si passa infatti dalla sostituzione di asset tecnologici inefficienti con altri più recenti ed efficaci, alla collaborazione con provider di tecnologie IT ecologiche.

Si deve però partire da un dato di fatto, condiviso e comprovato: i data center sono decisamente energivori. Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, infatti, consumano da 10 a 50 volte più energia di un edificio standard per uffici, a parità di superficie. Inoltre, rappresentano circa il 2% del consumo totale di elettricità del Paese.

In un rapporto del settembre 2022, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha stimato che i data center hanno utilizzato fino all’1,3% dell’elettricità consumata a livello mondiale nel 2021. Sempre secondo l’AIE, nel 2020, i data center e le reti di trasmissione dati hanno rappresentato complessivamente lo 0,9% di tutte le emissioni di gas serra legate all’energia.

Di fronte a tali numeri, chiunque possieda o gestisca un data center è chiamato ad adottare tempestivamente un approccio proattivo. È infatti necessario che si intraprendano iniziative di riduzione dell’impronta di carbonio. Il cambiamento climatico è un problema globale e sempre più pressante, per questo qualsiasi azienda di qualsiasi settore, viene misurata anche su parametri inerenti agli ESG. Nessuno sfugge, tutti devono assumere atteggiamenti responsabili e concreti. Lo chiede l’ambiente e chi lotta per proteggerlo ma anche i clienti, gli stessi dipendenti e, cosa ancora più importante, gli investitori. 

La riduzione dell’impatto ambientale dei data center attraverso il green computing può essere vantaggiosa anche dal punto di vista aziendale. È un intervento che porta intrinsecamente anche a un taglio dei costi energetici e informatici, contribuendo così alla sostenibilità aziendale in toto. 

Va da sé, quindi, che lo sviluppo di data center ecologici adesso è una priorità per le aziende di tutti i settori e di tutte le aree geografiche. Servono quindi best practice di green computing da implementare, per rendere un data center più efficiente dal punto di vista energetico e sostenibile, con vantaggi sia ambientali che aziendali.

Tracciare il consumo energetico di partenza

Per prima cosa, è necessario misurare quanta energia consuma attualmente il data center su cui si interviene. Si inizia con un monitoraggio del consumo complessivo di elettricità per poi suddividerlo in quote: HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning), server, infrastruttura, rete e storage.

Solo approfondendo questi numeri, si riesce a prevedere il “costo” dell’utilizzo futuro. Una volta che si ha un’idea dei livelli di consumo di base, si può pensare a come migliorare l’efficienza energetica ottimizzando la gestione dell’energia e innescando dei cambiamenti nel data center.

Dimensionare correttamente i server

Il funzionamento di tutti i server 24 ore su 24, 7 giorni su 7, può portare a un sottoutilizzo. Alcuni server, per esempio, potrebbero avere richieste da elaborare solo in determinate ore del giorno. Altri, invece, potrebbero dover eseguire applicazioni con una scarsa frequenza o, semplicemente, potrebbero non servire più. 

Detto ciò, è facile immaginare che il consumo energetico dei server risulti superiore a quello realmente necessario. Strumenti di monitoraggio come Zabbix, Netreo e Paessler PRTG Network Monitor possono aiutare a controllare l’utilizzo per identificare le funzioni essenziali, da consolidare su un minor numero di macchine possibile. Si possono anche dismettere alcuni server, oppure li si può virtualizzare, per ridurre ulteriormente l’ingombro anche fisico.

Modificare la temperatura

I sistemi HVAC dei data center, in passato, sono stati spesso progettati “per eccesso” e, ora, utilizzano molta più aria condizionata rispetto a quella realmente necessaria. I data center più recenti possono funzionare tranquillamente in ambienti più “caldi”, la temperatura può quindi essere alzata. Ciò ridurrebbe di gran lunga il carico HVAC anche in termini di ESG. Naturalmente, non si può rischiare che calore e umidità eccessivi danneggino le apparecchiature IT. È quindi essenziale calcolare correttamente le esigenze di raffreddamento del data center, prima di alzare il termostato.

Riorganizzare il data center

Per aumentare l’efficienza del data center, lo si può anche riorganizzare, ottimizzandolo in base al suo consumo energetico e ai requisiti di temperatura. Esistono dei layout intelligenti, come le configurazioni dei corridoi caldi e freddi, che permettono di raggruppare le risorse più calde e sfruttare il posizionamento delle bocchette HVAC. Per implementarli, però, è necessaria una buona conoscenza del posizionamento delle bocchette di aspirazione e di scarico nella struttura, per disporre le risorse in modo appropriato. In un secondi momento diventa anche possibile inserire delle unità aggiuntive nelle zone più calde, qualora servisse un raffreddamento supplementare o si mirasse ad una riduzione dei costi complessivi dell’elettricità e del sistema HVAC.

Sostituire gli asset più vecchi con altri più efficienti

I data center più tradizionali sono caratterizzati da asset che consumano più energia, generano più calore e hanno tolleranze fisiche inferiori rispetto a quelli dei data center più recenti. I server, gli switch, i rack e le tecnologie HVAC, in questo caso includono infatti processori e altri componenti più efficienti “by design”, anche dal punto di vista energetico. Si possono installare questi nuovi asset quando è opportuno. Per esempio, durante la fine del life cycle delle apparecchiature, oppure durante i processi di dismissione o di sostituzione o manutenzione delle parti. Volendo, si possono anche sostituire i server fisici con quelli virtuali, se serve, o spostare alcune risorse nel cloud, per ridurre il numero di tecnologie fisiche utilizzate.

Investire in strumenti di gestione intelligente delle strutture

Durante i processi di gestione dei servizi IT, sono essenziali la raccolta e l’archiviazione di molte informazioni sui data center, tra cui il consumo energetico e i carichi di dati. Analizzandole, si ottengono preziose indicazioni su come ottimizzare l’uso delle risorse, riducendo così il consumo energetico e i carichi HVAC.

I più avanzati strumenti di monitoraggio, basati sull’intelligenza artificiale, possono utilizzare il machine learning per analizzare i dati sull’energia. Si può così ottenere un modello di previsione dell’efficienza e del consumo energetico. Alcuni utilizzano strumenti di intelligenza artificiale anche per gestire autonomamente le funzioni HVAC nei loro data center, oppure i sensori IoT per fornire al sistema dati continui sulla temperatura. Il software analizza tutti i dati a disposizione e modifica automaticamente il sistema HVAC. Lo scopo è quello di garantire che le temperature rimangano sempre a livelli ottimali. Google, per esempio, ha utilizzato questa tecnologia per ridurre del 40% il consumo energetico dei sistemi di raffreddamento dei suoi data center.

Studiare le tecnologie per l’energia green

Chi cerca di ridurre le emissioni di anidride carbonica dei data center potrebbe considerare anche l’idea di optare per alternative energetiche sostenibili, come il raffreddamento geotermico, l’energia eolica e l’energia idroelettrica. Per esempio, il services provider per data center Verne Global utilizza una combinazione di tecnologie geotermiche, idroelettriche, solari ed eoliche per alimentare e raffreddare le sue strutture in Islanda e Finlandia. Analogamente, uno dei data center del fornitore di servizi TierPoint a Spokane, Wash, è stato costruito con un sistema di raffreddamento geotermico alimentato dall’acqua proveniente da una falda acquifera sotterranea, proprio sotto la struttura. Iron Mountain gestisce data center sotterranei in Missouri e Pennsylvania, sfruttando anch’essi il raffreddamento naturale. 

Questi esempi invitano tutti a verificare quali opzioni di energia green sono disponibili. Lo sviluppo di nuovi metodi di alimentazione e raffreddamento rinnovabili ogni giorno ci dimostra che è possibile trovare modi per ridurre l’impronta di carbonio del data center.

Collaborare con fornitori e organizzazioni IT attente agli ESG 

Nel complesso degli interventi in linea con il raggiungimento degli ESG, va considerata anche la scelta dei propri alleati. Si possono infatti sviluppare partnership commerciali con fornitori IT che offrono tecnologie verdi. Sarebbe di aiuto nel riuscire a individuare opzioni IT più sostenibili.

In USA, per esempio, i team IT possono utilizzare il programma di certificazione del governo, Energy Star: un aiuto valido per trovare computer, monitor e altri prodotti con basso consumo energetico. Inoltre, il Global Electronics Council gestisce un registro di prodotti che soddisfano i criteri dello standard EPEAT (Electronic Product Environmental Assessment Tool). Il registro elenca server, apparecchiature di rete, personal computer e altre tecnologie che sono “consigliati dal punto di vista ambientale”, secondo l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, che ha finanziato lo sviluppo del registro e dello standard EPEAT.

Anche in Europa, esistono certificazioni che, a livello di UE, permettono di conoscere l’impatto ambientale dei propri fornitori e di tutta la value chain. In ogni dove, si può accedere a strumenti che analizzano tutto ciò “privatamente”. Presto – e l’UE è l’apripista – si spera diventerà obbligatorio dichiarare la propria posizione in termini di ESG. Oggi è quindi davvero solo una questione di volontà, lo scegliere partner green, in linea con le proprie policy di sostenibilità ambientale e sociale, senza guardare solo ai prezzi, con ragionamenti ciechi e poco lungimiranti. 

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