"Si ha l’impressione che gli effetti maggiori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, soprattutto in Europa, li vedremo in futuro in un ciclo grosso modo decennale. Essi riguarderanno soprattutto i modelli organizzativi delle imprese e le loro forme di cooperazione e di concorrenza (gruppi, consorzi, distretti, ecc.), con un impatto su tutte le funzioni aziendali e sui rapporti con i mercati. Gli effetti sulla produttività potranno essere consistenti e la crescita del valore aggiunto per addetto consentirà alle imprese di riportare la loro redditività su un sentiero compatibile con un maggiore tasso di accumulazione e sviluppo". Se sono vere queste considerazioni conclusive tratte da uno studio del Ministero delle Attività Produttive (1) (che ha messo a confronto imprese manifatturiere italiane con alta propensione all’investimento in tecnologie dell’informazione e della comunicazione e imprese con bassa propensione) le piccole e medie imprese, in particolare quelle del settore manifatturiero, stanno giocando in questa fase una partita fondamentale non solo per il loro futuro, ma anche per quello del Paese.Come alcuni casi di successo dimostrano, le leve su cui puntare sono da un lato l’innovazione di prodotto che mette le aziende italiane al riparo dalle sfide dei Paesi emergenti e dall’altro la riorganizzazione dei processi produttivi e finanziari, per garantire efficienza e qualità dei prodotti. Su tutti questi aspetti l’It può giocare un ruolo fondamentale di supporto, diventando elemento strategico per il governo dell’impresa e la sua capacità di adattarsi alla competizione e alla variabilità della domanda di mercato.Per comprendere fino a che punto i responsabili dell’Ict delle imprese italiane siano consapevoli del ruolo strategico che è assegnato alla loro funzione, ZeroUno ha svolto un’indagine fra i propri lettori (2). I risultati che di seguito sintetizzeremo non sono certamente estendibili al contesto dell’intero paese, non basandosi su un campione statisticamente rappresentativo dell’universo delle imprese; riteniamo tuttavia che possano offrire alcune indicazioni e interessanti spunti di riflessione che sottoponiamo a tutti i nostri lettori.
Competitività: le sfide per l’azienda e l’It
Fonte: Indagine ZeroUno 2005 (risposte multiple: il totale non dà 100)
Le sfide per l’impresa e per l’It
I nostri intervistati ritengono innanzi tutto che la principale sfida da affrontare in prima persona (vedi figura1) in quanto responsabili It, sia il miglioramento "dell’efficienza dei processi core aziendali" (per il 68% degli intervistati), seguita dalla riduzione dei costi dell’It , anche in termini di effettivo aumento di efficienza. Solo in terza posizione viene il miglioramento dell’efficienza dell’impresa estesa (considerato dal 34%); questo dato può indicare, da un lato, ancora una certa prudenza verso l’apertura dell’azienda a fornitori, partner e clienti, e una percezione ancora ridotta dei possibili miglioramenti derivanti dall’ottimizzzazione delle supply chain, ma dall’altro indica la consapevolezza della necessità prioritaria di far ordine nei processi interni.Per quanto riguarda invece le spinte che provengono dall’esterno, che da sempre hanno rappresentato per le imprese italiane un impulso all’innovazione (anche se spesso percepite con un certo fastidio), la necessità di adeguamento che più precoccupa i nostri intervistati è quella sulla privacy (per il 64%) seguita dall’International Standard for Countability (34%), da Basilea II (27%) e da altre normative (9%). Sono state specificate nell’ultima risposta normative internazionali come il Sarbanes-Oxley Act per aziende multinazionali o normative di settore. In ogni caso, la visione dei sistemi interni è di adeguatezza per il 66%. La ragione di questa posizione va ricondotta, a nostro parere, anche all’overselling di soluzioni e tecnologia (reale o percepito) che ha caratterizzato gli scorsi anni. Le risposte che seguono confermano come la priorità attuale sia non tanto acquistare ulteriore tecnologia, quanto ottimizzare l’esistente. La conseguenza non è necessariamente il non investimento, ma la focalizzazione su alcune aree dove i benefici siano evidenti, in termini di riduzione della complessità e allineamento con le finalità del business. La grande maggioranza degli intervistati individua come possibile direzione per attuare il miglioramento dei sistemi (vedi figura 2) la semplificazione della complessità (59%) e l’aumento della flessibilità (55%), mentre solo un quarto ritiene che l’obiettivo sia la semplice riduzione dei costi dell’It.Questi orientamenti sembrerebbero confermati dalle previsioni di investimento per migliorare l’infrastruttura It: il consolidamento (30%) e, molto importante a nostro parere, la standardizzazione (25%). Va anche notato che il rinnovo e l’adeguamento dell’hardware sembrano assorbire una quota modesta degli investimenti previsti (18%), mentre è consistente la voce "altro" (circa un quinto). Rientrano sotto questa voce una serie di specificazioni che esprimono comunque un concetto di aumento di efficienza dei sistemi, finalizzata al business. Ad esempio: "creare un’architettura sufficientemente versatile per adeguarsi rapidamente alle esigenze del business" oppure "abilitare i nuovi processi di business".
Direzione di miglioramento per i sistemi informativi
Fonte: Indagine ZeroUno 2005 (risposte multiple: il totale non dà 100)
Progetti: un’azienda aperta ma attenta alla sicurezza
Per quanto riguarda invece i progetti di una certa dimensione, relativi agli strati "alti" dell’It, i temi toccati sono variamente distribuiti, immaginiamo in corrispondenza delle diverse priorità di business. In testa a tutti troviamo le relazioni con i clienti per oltre la metà degli intervistati (55%), seguite da business intelligence (45%), portali/internet/extranet (32%), sicurezza (32%). Ne emerge una prospettiva di azienda che comincia ad aprirsi, ma anche attenta, da un lato, alla sicurezza e, dall’altro, alla comprensione dei propri processi interni. Le priorità con cui i progetti vengono scelti (vedi figura 3), derivano soprattutto dalle necessità di crescita del business (75%); seguono, distaccati, la riduzione dei costi (41%) e le necessità inevitabili dettate da normative esterne o da obsolescenza tecnologica (32%). Superata dunque una logica di investimento dettata dalle necessità imposte dall’esterno (vedi euro e anno 2000) le scelte dell’impiego delle soluzioni It sono strettamente connesse non solo al miglioramento delle prestazione aziendali, ma sembrano guardare anche a una logica di sviluppo, seppur con un orizzonte temporale di breve periodo, come sottolienano le successive risposte.Neppure un intervistato prevede infatti progetti che traguardino i due anni(vedi figura 4) mentre la maggior frequenza (55%) si attesta fra i sei e i dodici mesi, con il 29% che prevede progetti che arrivino ai due anni e il 16% che intende di concluderli entro i sei mesi. È certamente positivo che ormai vengano presi in considerazione progetti capaci di offrire rapidi riscontri sulla loro effettiva efficacia, come ormai i fornitori ben sanno, essendosi essi stessi dotati di metodologie e logiche di sviluppo assai più rapide ed efficienti che in passato, anche grazie alla maggior attenzione agli standard. Andrebbe però evitato il rischio di navigare a vista per scarsa fiducia o incapacità di previsione inserendo anche i progetti di breve durata in una visione strategica di medio-lungo periodo. In questo compito le imprese dovrebbero essere supportate dai fornitori.
Criteri di priorità dei progetti
Fonte: Indagine ZeroUno 2005 (risposte multiple: il totale non dà 100)
Orizzonte temporale dei progetti
Fonte: Indagine ZeroUno 2005
Le imprese promuovono i fornitori
Lo sviluppo di nuovi progetti, come il miglioramento dei sistemi informativi aziendali, richiede infatti partner tecnologici con cui sviluppare una relazione costante. I più vicini alle imprese sono risultati essere i fornitori di applicazioni (64%), seguiti dai vendor di hardware (50%), dai system integrator (39%) e consulenti (34%). La visione di una vasta rete di fornitori di servizi che fa da filtro fra imprese clienti e fornitori, sembrerebbe dunque in parte superata da una interlocuzione diretta e costante con i vendor, di soluzioni applicative innanzi tutto, ma anche di produttori hardware, con cui le aziende continuano ad avere una relazione significativa, anche se non si prevedono investimenti elevati in questa direzione almeno per l’anno in corso.In ogni caso i fornitori vengono promossi a pieni voti. L’82% valuta adeguate alle proprie esigenze il tipo di offerta e le competenze dei fornitori. Mentre il 18% che ancora se ne lamenta, sottolinea la non adeguatezza in termini di tempi di consegna e affidabilità in genere o di ancora scarsa conoscenza delle necessità specifiche dell’azienda e del suo mercato. E dunque, o i nostri lettori sono particolarmente fortunati, oppure finalmente i fornitori sono veramente riusciti a fare il salto di qualità richiesto.
Sul versante outsourcing…niente di nuovo
Un discorso a parte meritano i servizi di outsourcing, presi in considerazione solo dal 45% degli intervistati, che non necessariamente li hanno adottati o li adotteranno, mentre il 50% non si è posto il problema o ha scartato questa soluzione. Alcuni hanno però motivato la scelta con un rapporto ancora non conveniente in termini di costi benefici, con l’assenza di condizioni adeguate interne all’azienda (di tipo tecnologico o di tipo culturale). Di fatto anche chi già impiega servizi di outsourcing o prende seriamente in considerazione questa soluzione, ne considera quasi esclusivamente le componenti di base: facily management, help desk, gestione e manutenzione applicativa… Vengono invece ignorati servizi di fascia alta (ad esempio il Business Process Outsourcing), che eventualmente implicano anche modalità contrattuali evolute. Ma è da tempo noto che in Italia a questa tipologia di servizi continuano a rivolgersi sopratutto le imprese medio-grandi. Il fatto che la motivazione principale per la scelta dell’outsourcing sia la riduzione dei costi o la loro variabilizzazione, è dunque la conseguenza della tipologia di servizio utilizzato, anche se sono presenti la considerazione del beneficio collaterale di riorientare l’organizzazione It verso i processi business e le esigenze dei clienti e altre motivazioni come l’aumento di flessibilità operativa e una maggior copertura del servizio che una struttura interna non potrebbe offrire.I benefici attesi, oltre alla riduzione dei costi, riguardano la semplificazione della gestione dei sistemi a carico dell’It, che può dunque concentrarsi sui processi core.Le preoccupazioni nell’affidare la gestione di parte delle proprie risorse ad un partner di outsourcing riguardano invece la perdita di knowhow e di controllo, la difficoltà di controllare i livelli di servizio, il rischio di "rigidità di risposta rispetto a una domanda in trasformazione". Da queste risposte ci sembra di percepire che i fornitori di servizi di outsourcing non siano stati in grado di fare quel salto di qualità che altre tipologie di vendor hanno invece già compiuto.In sintesi, pur senza poter trarre conclusioni di tipo universale, ci sembra che il quadro che emerge dalla nostra indagine presenti un Cio consapevole delle sfide che ha di fronte, se pure con una visione ancora prevalentemente rivolta verso i processi interni, concentrato a far sì che l’It possa svolgere al meglio la sua funzione di supporto al business, molto focalizzato sulla necessità di un adeguato governo dell’It, come premessa per supportare lo sviluppo del business.
Note:
(1) Progresso tecnico e sviluppo economico: il ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione – Il caso italiano, 2004
(2) L’indagine è stata svolta a dicembre 2004, con l’invio di 450 questionari a lettori di ZeroUno, responsabili It. Composizione del campione: in prevalenza medie imprese manifatturiere, alcune in area servizi e finance