Come le aziende italiane ottimizzano il proprio parco applicativo?

Quali strategie stanno adottando e adotteranno nel medio periodo le aziende per ottimizzare il proprio articolato e composito parco applicativo? Quali i benefici e i risparmi di una modernizzazione delle applicazioni esistenti? Quali i fattori di freno? ZeroUno ha realizzato un’inchiesta online tra dicembre 2009 e gennaio 2010, su un campione di 98 aziende di dimensioni medie e grandi, per capire come si sono orientate e quali sono i programmi futuri delle imprese per ottimizzare il portafoglio applicativo. Una sintesi dei risultati

Pubblicato il 08 Apr 2010

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Le aziende si trovano oggi a dover gestire un insieme di applicazioni della più svariata natura e su cui sono intervenuti, nel corso del tempo, soggetti, interni ed esterni, molto differenti. Questa situazione comporta una complessità e una crescente inefficienza del parco applicativo.
In merito alla tematica della modernizzazione del parco applicativo delle aziende, ZeroUno ha realizzato, un paio di mesi fa, un’indagine il cui panel è formato da 98 aziende, equamente distribuito a livello dimensionale. Per quanto riguarda la composizione del parco applicativo, in media oltre il 61% dei soggetti del panel ha tutte le varie tipologie di software (package, personalizzate internamente e personalizzate esternamente). L’analisi dei dati mostra come, con il crescere della dimensione delle aziende, aumenti la quota di soggetti che indicano la presenza di software personalizzati, sia dai team interni sia dai fornitori It. Un trend opposto è rappresentato dal ricorso alle soluzioni SaaS e On demand, maggiormente utilizzate dalle aziende piccole rispetto ai soggetti di media e grande dimensione.

Strategie adottate
Analizzando le strategie utilizzate sino a oggi dalle aziende nel percorso di ottimizzazione del parco applicativo (figura 1) si evidenzia come siano stati seguiti due percorsi principali: oltre l’86% delle aziende ha utilizzato una strategia basata sull’acquisizione di nuove applicazioni e sull’integrazione tra applicazioni esistenti (volta alla generazione di nuove funzionalità), mentre il 61% delle aziende ha indicato la presenza di un’attività più limitata e volta al mantenimento (correttivo e piccolo-evolutivo) del parco applicativo già presente in azienda. Meno del 30% delle aziende ha indicato invece un’attività di ottimizzazione derivante da momenti di discontinuità, come per esempio cambio del linguaggio di programmazione o migrazione applicativa su differenti piattaforme hardware (re-platforming). Presente inoltre, in particolare nelle grandi aziende, la necessità di ottimizzare il parco applicativo in seguito a dismissioni di tecnologie divenute obsolete, o a un processo di razionalizzazione e omogeneizzazione delle tecnologie presenti in azienda.

Figura 1. Strategie nel percorso di ottimizzazione del parco applicativo.
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Figura 2. Priorità delle strategie utilizzate nel percorso di ottimizzazione del parco applicativo.
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Analizzando più nel dettaglio la capacità delle aziende di conoscere lo stato del proprio parco applicativo (inteso come qualità, difettosità, codice morto ecc.) emerge come solo poco più del 28% del panel abbia avviato assessment approfonditi sulla totalità delle applicazioni mentre un altro 25,5% ha avviato tale processo limitatamente alle applicazioni core. Tali dati complessivi sono però il risultato di comportamenti differenti tra le diverse classi dimensionali. Il dato di chi ha svolto attività di assessment passa infatti dal 42,3% nelle piccole aziende al 67,8% nelle grandi e si sottolinea come nelle medie e grandi aziende sia maggiore la quota di chi ha svolto le attività di assessment su tutto il parco applicativo rispetto a chi, in una prima fase, ha dedicato tale attività alle sole applicazioni core. È da sottolineare il dato positivo che, nel complesso, vede oltre il 50% delle aziende svolgere attività di assessment.

Quali strategie di ottimizzazione in futuro
A livello prospettico, le principali strategie che le aziende adotteranno nel processo di ottimizzazione del parco applicativo sembrano indicare, a una prima lettura, una continuità con quanto fatto fino a oggi (mantenimento ed ottimizzazione evolutiva), ma ad una analisi più approfondita, anche di tipo dimensionale, emerge una serie di trend che è opportuno sottolineare (figura 3).

Figura 3. Evoluzioni previste nelle strategie di ottimizzazione del parco applicativo.
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Si nota infatti una maggiore presenza di attività legate al SaaS che, a differenza di quanto avvenuto fino a oggi, coinvolge non più solo le aziende di minore dimensione ma anche le medie (19,5%) e le grandi (29%). Nelle piccole e nelle medie aziende si rileva, sempre confrontato con quanto fatto sino ad oggi, una maggiore propensione alla modernizzazione del parco applicativo (mantenendo il codice originale su altra piattaforma di sviluppo, per esempio Cobol, in un ambiente più moderno come, per esempio, .Net) mentre nelle grandi aziende è significativa (58%) l’attività di razionalizzazione e omogeneizzazione del parco applicativo installato, la cui gestione risulta più complessa rispetto a quello indicato da aziende di piccola e media dimensione. Piccole e grandi aziende hanno indicato infine, sempre in ottica prospettica, una riduzione della modernizzazione applicativa derivante da attività di dismissione di tecnologie obsolete, rispetto a quanto fatto fino a oggi, trend che indica come il percorso di ammodernamento delle infrastrutture sia in parte già consolidato.
Ma che rilevanza hanno per l’azienda le attività volte alla gestione e all’ottimizzazione del parco applicativo? Fanno parte di un piano aziendale condiviso con il business/top management o derivano da un’attività limitata all’area It?
A livello complessivo è emerso come per il 40,8% delle aziende del panel sia già una realtà la presenza di un obiettivo di medio periodo, condiviso con il business e supportato da adeguati strumenti di application portfolio management, che arriva a coprire l’intero parco applicativo, mentre nel 29,6% dei casi tale piano d’azione è limitato alle applicazioni core. Significativo questo punto per quanto riguarda sia il medio periodo sia la condivisione con il business. Denota come il percorso di modernizzazione venga disegnato, magari facendo ricorso a opportuni strumenti di demand management, secondo una prospettiva temporale (medio periodo) e un coinvolgimento (con le LOB) che punta all’efficacia delle applicazioni sul piano sia del loro pieno utilizzo sia del valore per l’utilizzatore business. In quasi il 30% delle aziende si nota la mancanza di obiettivi di medio periodo, elemento che porta a pensare a un ruolo più tattico che strategico di eventuali attività di application modernization.

I fattori di spinta: utenti soddisfatti
I principali fattori che stanno spingendo le aziende nell’attività di modernizzazione del parco applicativo (figura 4), perseguita tramite le strategie indicate in precedenza, vanno ricercati, con dati pressoché identici a livello dimensionale, nella necessità di incrementare il livello di servizio (e quindi di soddisfazione) degli utenti delle applicazioni, associando quindi una maggiore disponibilità delle applicazioni stesse. Obiettivi segnalati come mediamente importanti riguardano invece la volontà di ottenere, attraverso una modernizzazione del parco applicativo, una riduzione sensibile dei costi di application management, sia esso di tipo correttivo che evolutivo. Infine le aziende hanno indicato obiettivi che si configurano come conseguenze della modernizzazione del parco applicativo, ovvero la riduzione dei tempi di risoluzione dei malfunzionamenti e l’incremento della capacità di diagnosi preventiva delle stesse.

Figura 4. Fattori di spinta e obiettivi ricercati nella modernizzazione delle applicazioni.
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Quale processo e quali modalità adottano le aziende del panel per far emergere criticità ed esigenze da superare tramite la modernizzazione applicativa?
Se un’analisi del dato complessivo sembra indicare un sostanziale equilibrio tra i modelli proposti, da quello più destrutturato basato su richieste sporadiche fino a quello più evoluto che vede la presenza e il coinvolgimento della struttura di demand management, l’analisi per classi dimensionali mostra un panorama differente: nelle piccole aziende, che raramente adottano strutture di demand management, le esigenze per la modernizzazione applicativa emergono nel momento in cui le inefficienze e i malfunzionamenti sono evidenti e stanno già influendo sul regolare svolgimento dell’attività. Con il crescere della dimensione aziendale aumenta la presenza e l’importanza di apposite strutture di demand management, le più coinvolte in quest’attività nelle grandi aziende, che recepiscono, analizzano e tramutano in piani d’azione, le customer experience degli utenti delle soluzioni applicative. Una terza modalità è determinata da richieste sporadiche degli utenti: in questo caso sono le aziende di media grandezza a segnalarne una maggiore presenza.

Gli effetti: risparmi e non solo
Gli effetti della modernizzazione applicativa sulle aree business sono di varia natura e coinvolgono il miglioramento di indicatori di performance ad esse associate. La migliore risposta al business è il principale beneficio indicato dalle aziende, cui si affianca, come effetto, un incremento della produttività aziendale (figura 5). In generale, ma con maggiore intensità nelle piccole aziende, sono stati segnalati anche effetti positivi in termini di diminuzione dei costi e dei tempi dei processi che vedono coinvolti gli applicativi oggetto del processo di modernizzazione, strettamente legato quindi anche alle evoluzioni business delle aziende stesse che hanno iniziato un percorso di ammodernamento del parco applicativo, tramite le modalità analizzate in precedenza.

Figura 5. Principali KPI di business impattati da attività di modernizzazione applicativa.
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Circa il 70% delle aziende del panel (con leggere differenze a livello dimensionale) è stato in grado di indicare l’entità dei risparmi, in termini di costi, derivanti dai progetti di modernizzazione applicativa, che possono aver interessato tutto il parco software oppure solo una parte: il 25% delle aziende ha indicato risparmi inferiori o pari al 10% mentre una parte considerevole, circa il 25% ha indicato l’entità dei risparmi nella fascia 10-25%; il 21% delle medie aziende ha indicato un risparmio superiore al 25%; va sottolineato come il 26% del panel, nonostante abbia avviato attività di modernizzazione del parco applicativo, non sia ancora in grado di determinare l’effettivo risparmio derivante da tale progetto, sia per la mancanza di indicatori precisi, sia perché i progetti si trovano ancora in uno stadio iniziale.

I fattori di freno: budget ridotti e carenza progettuale
Se da un lato sono chiari alle aziende i benefici generati dall’attività di modernizzazione del parco applicativo, dall’altro lato le aziende hanno indicato una serie di fattori che rallentano tale processo (figura 6). In particolare, con enfasi maggiore nelle medie e piccole aziende, è stata segnalata la presenza di un budget contenuto che determina l’assenza di una parte, a volte anche rilevante, di attività necessarie all’ottimizzazione e all’ammodernamento del parco applicativo.

Figura 6. Fattori di freno a programmi di modernizzazione applicativa.
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Parte delle aziende ha segnalato come fattore di freno la mancanza di un piano progettuale definito che dia la giusta strategicità e visibilità alle attività di application modernization; spesso le aziende sono impegnate in attività progettuali “spot” e non inserite all’interno di un preciso disegno strategico. Inoltre, con valori decrescenti al crescere della dimensione aziendale, le aziende hanno indicato la mancanza di una cultura che comprenda appieno, e di conseguenza sponsorizzi ed appoggi, l’ottimizzazione applicativa, non comprendendone i benefici e le migliorie che, come evidenziato in precedenza, non riguardano solo la componente IT ma si estendono anche a livello business, fino a migliorare le prestazioni, anche economiche, delle aziende stesse.

Crescono gli investimenti. ma i vendor sono adeguati?
L’importanza crescente della tematica è confermata dal trend indicato dalle aziende, di ogni classe dimensionale, relativo agli investimenti It destinati alla modernizzazione (sia minimale che strutturale) del parco applicativo nel periodo 2007-2009. È infatti più numerosa la quota di aziende che ha indicato un incremento di tale spesa (43%) rispetto a chi ne ha sottolineato la stabilità (32%) o la diminuzione lieve o sensibile (25%). Tali proporzioni sono più accentuate nelle grandi aziende in cui oltre il 53% ha indicato un aumento della spesa negli ultimi 3 anni, a dispetto di un 19% che ha rilevato una diminuzione (lieve o sensibile) in tale periodo.
La valutazione dei partner tecnologici delle aziende, intendendo la loro capacità di indirizzare al meglio le aziende nel processo di application modernization viene valutato, ad eccezione delle medie imprese, come positivo, con un 51% globale che indica come proattivo il supporto dei partner, dato che sale al 53% nelle piccole e al 58% nelle grandi.
Un terzo del panel invece, e in particolare le medie aziende, ha sottolineato l’assenza nei partner tecnologici con skill consulenziali sufficientemente adeguati in grado di veicolare e guidare il processo di modernizzazione applicativa nelle aziende. E questo è senz’altro un punto su cui i vendor dovranno riflettere se vorranno intercettare bene una domanda crescente.

Nel percorso di ottimizzazione del parco applicativo le aziende intraprendono contestualmente più azioni, ma qual è l’effort e quali sono le priorità di tali azioni se messe a confronto in una sorta di “agenda” delle strategie (figura 2)?
Dall’analisi delle risposte del panel emerge come poco più del 60% delle attività (in termini di risorse, tempo ecc.) riguardi il mantenimento e l’ottimizzazione (intesa come integrazione o implementazione di nuove funzionalità) mentre l’11% dell’effort è legato a eventi derivanti da dismissione di tecnologie divenute obsolete. L’attività di razionalizzazione e omogeneizzazione delle tecnologie occupa circa il 10% dell’attività relativa alle applicazioni mentre la riscrittura, la migrazione e il mantenimento di codice originale su altri linguaggi emergono come secondari, se paragonati all’effort dato alle attività precedenti. Confermato infine il trend che vede le aziende di minore dimensione destinare maggiore tempo alle attività inerenti le soluzioni on demand (5,5% contro una media del panel del 3,1%).

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