Virtualizzazione

Come pianificare il backup e il ripristino di un ambiente virtuale

Con tutti i benefici del caso, anche con la virtualizzazione bisogna pianificare disaster recovery e test mirati. Proteggere il data center rimane in cima alle priorità dei CIO e definire le linee guida della business continuity rimane un tassello fondamentale.

Pubblicato il 29 Ago 2014

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Chi lavora da tanti anni nell’IT sa che l’evoluzione della virtualizzazione ha portato nuovi livelli di servizio rispetto al mantenimento delle applicazioni in esecuzione e, in generale, della protezione degli ambienti.

Pianificare un solido restore e back up relativo è il sistema più sicuro per assicurare un ambiente VMware e rimuovere ogni dubbio, salvaguardando il data center attraverso un piano di disaster recovery che, per definirsi tale, deve essere ben programmato.


VMware restore e back up a portata di dashboard
Oggi la flessibilità e la capacità degli strumenti a disposizione permettono di ridurre al minimo il downtime, scalando e gestendo le risorse di elaborazione senza interruzione delle attività e, addirittura, consentendo lo spostamento di un’intera macchina virtuale in esecuzione da un server fisico all’altro, senza downtime.

Utilizzando tecnologie come, ad esempio, VMware High Availability, DRS o vMotion i tempi di ripristino in caso di guasti del server o del sistema operativo sono davvero ridotti.

La disponibilità di SLA puntuali e allineate alle specifiche aziendali anche solo dieci anni fa erano inimmaginabili: le garanzie per un’affidabilità totale dei sistemi oggi è molto vicina al 100%.

A questo va aggiunto il fatto che i miglioramenti nell’hardware in termini di disponibilità e velocità hanno ulteriormente semplificato il lavoro, abilitando nuovi livelli di performance per tutti gli ambienti virtuali.

Malgrado tutti gli aspetti positivi, però, i pericoli sono sempre in agguato.


Semplificare la governance non significa abbassare la guardia
Grazie a soluzioni di controllo avanzate e a portata di cruscotto multicanale, è facile essere indotti a pensare che la governance con la virtualizzazione viaggi a velocità di crociera. Gli aggiornamenti sono una routine, i sistemi sono monitorati e l’ottimizzazione presidiata attraverso una reportisticaavanzata che supporta i responsabili IT nel definire lo stato di tutti i servizi.

Tutto questo è reale, ma non diminuisce la necessità di rimanere vigili su come gestire situazioni di disaster recovery e di ripristino degli ambienti virtuali.

Com’è noto, molte delle funzionalità legate alla virtualizzazione si basano su uno storage condiviso e sempre disponibile. La ridondanza dei sistemi di archiviazione è il fattore che garantisce l’affidabilità dei sistemi virtuali.

Ma cosa succede quando improvvisamente una parte consistente dello storage non è più disponibile? L’impatto sulla continuità operativa è immediato: se l’hardware non funziona l’effetto ricade a cascata sulle macchine virtuali e quindi sugli utenti che rimangono senza più un’infrastruttura di riferimento, non importa quanto questa sia stata ben progettata.


Anche con la virtualizzazione back up e test di ripristino sono la base
Negli anni ’90 backup e ripristini facevano parte della quotidianità degli IT manager. Il ciclo di vita della business continuity dipendeva dai backup: se un server cadeva, veniva ricostruito, i file venivano ripristinati e tutto filava liscio.

Oggi ci siamo abituati a infrastrutture ridondate e a una notevole affidabilità delle macchine, il che porta a dimenticare l’importanza dei back up a supporto delle attività di ripristino.

Tuttavia, i backup devono essere parte integrante anche di qualsiasi ambiente virtuale. In caso di un guasto dell’infrastruttura, infatti, back up e ripristino sono un capitolo fondamentale del disaster recovery. Oltre a un backup memorizzato sulla stessa partizione virtuale, gli amministratori devono tenere un backup separato dalle infrastrutture, nel caso il problema insorga nel data center.

Entrando nello specifico degli ambienti VMware, negli ultimi anni si sono affermati sistemi di backup che sfruttano la connettività e le capacità gestionali di vCenter, anche in virtù del fatto che effettuare i backup dei dischi delle macchine virtuali è senz’altro più semplice.

Per questo motivo gli esperti suggeriscono di dedicare del tempo nella scelta di una piattaforma di backup affidabile, solida e capace di assicurare un facile recupero e ripristino di un ambiente virtuale. Così come rimane una buona pratica effettuare test periodici non soltanto sui singoli file ma su ogni singola macchina virtuale. In questo modo sarà più facile e anche più veloce intervenire in maniera proattiva in caso di crash.


Meglio un vCenter fisico o virtuale?
Esiste un miscellanea di documentazione atta a spiegare come progettare un data center virtuale. Malgrado la virtualizzazione sia consolidata e sicura, la scelta ibrida pare ancora molto sensata.

Mantenere una parte dei server fisici, con un server vCenter che non è legato allo storage a a un host condiviso è un modello di ridondanza capace di fornire ancora le migliori garanzie di business continuity.

Mantenere gli strumenti di gestione del vCenter separati dall’ambiente operativo permette di analizzare velocemente e facilmente eventuali anomalie e guasti, accelerando anche i tempi decisionali su come effettuare il ripristino o la ricostruzione dell’ambiente virtuale compromesso. Tutto ciò premesso che sia stato fatto un buon backup e un buon piano di ripristino del server a supporto del vCenter, con un hardware opportunamente ridondato.


Controllare l’infrastruttura da qualsiasi angolazione
Con la virtualizzazione è necessario più che mai avere un approccio olistico nel valutare l’intera infrastruttura, sondando gli eventuali tasselli più deboli e ad alto rischio.

Perdersi nei dettagli tecnici più minuziosi fa perdere il quadro d’insieme e la capacità di prospettiva nel disater recovery è tutto. Se l’ambiente virtuale cade cosa bisogna fare? Saper rispondere a questa domanda fondamentale significa avere un piano preciso che permetterà di mantenere la massima continuità operativa per la gioia di tutti gli utenti aziendali supportati dal sistema.

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