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Costi del cloud: 8 modi per ridurli, rispettando preventivi e budget

Costi del cloud da tenere sotto controllo per evitare sorprese sgradevoli in bolletta. Le aziende devono valutare attentamente il piano tariffario dei servizi in cloud e adottare una serie di best practices per rimanere nei budget.

Pubblicato il 22 Set 2022

costi del cloud cover

Costi del cloud che lievitano per diversi motivi come risorse in esubero, disponibilità capacitiva non necessarie o, più semplicemente, mancanza di visibilità degli ambienti. Fortunatamente, esistono strumenti e pratiche di ottimizzazione dei costi che possono aiutare a eliminare quelli inutili.

Come contenere i costi del cloud in 8 punti

Nel cloud, le organizzazioni trovano alternative più economiche alle risorse on-demand. L’unica premessa è l’essere disposti a fare determinati compromessi. L’ottimizzazione della spesa aiuta le organizzazioni a trovare il giusto equilibrio tra prestazioni e costi del cloud. Il personale IT responsabile dei servizi pay per use deve istituire processi di analisi e di controllo dei costi più appropriati ai bisogni dell’organizzazione. Di seguito una guida che riassume tutti i punti di attenzione.

#1 Optare per istanze riservate o spot

Le organizzazioni che si impegnano in anticipo a utilizzare una certa quantità capacitiva in un determinato periodo (da uno a tre anni) possono risparmiare sui costi del cloud optando per le istanze riservate (Riserved Instance – RI). Le istanze riservate non sono istanze fisiche: sono degli sconti applicati in fattura rispetto alle istanze on demand del proprio account.

Per poter beneficiare dello sconto, queste istanze devono corrispondere a determinati attributi, ad esempio una certa tipologia di server virtuale con la sua relativa localizzazione a livello geografico. A seconda della piattaforma e di altre variabili, le istanze riservate possono garantire risparmi fino all’80%. Tutti i principali provider di servizi cloud offrono questa opzione: è il caso di Amazon EC2, delle RI di VM in Azure o del programma Google Cloud Committed Use.

AWS ha anche un programma Savings Plans con sconti analoghi, che offre maggiore flessibilità nell’utilizzo rispetto alle istanze riservate standard EC2. Scegliendo tra questi modelli di contratto i prezzi dipendono dal tipo di risorsa acquistata e dal prezzo al momento dell’acquisto. Attenzione però che, a seconda della richiesta di capacità complessiva in una regione, la formula può essere soggetta a interruzioni improvvise. Le istanze riservate, dunque, sono ideali per carichi di lavoro coerenti e prevedibili, lavori batch e altre attività che possono tollerare dei fermi.

#2 Pianificazione della capacità

I team IT devono garantire che sia disponibile una capacità sufficiente per gestire picchi di traffico imprevisti e fluttuazioni di carico. Il tema è che, se si sbaglia troppo la pianificazione, l’azienda deve saldare i costi del cloud per risorse non necessarie. Anche se le organizzazioni possono aumentare o diminuire rapidamente le istanze cloud, va pagata comunque la capacità inutilizzata a tutti i livelli.

I server virtuali sono disponibili in un’ampia gamma di configurazioni per soddisfare le esigenze di elaborazione, memoria, storage e prestazioni di ciascuna applicazione. Con così tante variabili, è facile sovradimensionare un’istanza, fornendo molti più processori, memoria e spazio di archiviazione di quelli effettivamente necessari a uno specifico carico di lavoro. Queste risorse aggiuntive, se non vengono utilizzate, fan spendere soldi mese dopo mese, anno dopo anno. Ecco perché è così importante dedicare del tempo ad analizzare i bisogni per dimensionare correttamente le istanze cloud. In questo caso è utile:

  • automatizzare la scalabilità. I cloud provider offrono servizi nativi con funzionalità di scalabilità automatica come, ad esempio, AWS Auto Scaling. Queste funzionalità monitorano e regolano automaticamente la scalabilità delle applicazioni per soddisfare le richieste e possono essere utilizzate per dare priorità a costi, disponibilità o prestazioni. I responsabili IT possono impostare i parametri di scalabilità automatica tenendo conto dei costi. Ad esempio, è opportuno impostare dei limiti prestazionali sui carichi di lavoro con priorità più bassa, che non richiedono una scalabilità estesa. Configurando le impostazioni di scalabilità automatica è possibile utilizzare il numero minimo di risorse necessarie per soddisfare la domanda, avvantaggiandosi di alcuni dei programmi di sconto succitati.
  • adottare un’elaborazione serverless è una seconda opzione per gestire i problemi di scalabilità ma, anche in questo caso, è richiesta una pianificazione anticipata per evitare costi incontrollati.
  • utilizzare tecniche come l’accodamento e la memorizzazione nella cache è una terza via per fronte a picchi di traffico imprevisti senza pagare per la capacità inattiva.

#3 Limitare le spese di trasferimento dei dati

Anche spostare i dati da e verso un cloud pubblico può far aumentare i costi del cloud. Il motivo? Che i fornitori dei modelli As a Service addebitano tariffe in uscita per il trasferimento dalle loro piattaforme o da regione a regione per cui è importante evitare migrazioni non necessarie. In che modo contenere i costi del cloud? In questo caso iniziando con una valutazione delle commissioni di trasferimento esplicitate nel listino del fornitore.

Dopodiché è bene regolare la propria architettura cloud per ridurre il numero di trasferimenti: ad esempio, spostando nel cloud le applicazioni locali che accedono frequentemente ai dati ospitati nel cloud per eliminare questo tipo di salti. È opportuno anche valutare le tariffe dei diversi metodi di trasferimento destinati ad accelerare e proteggere lo spostamento dei dati tra il cloud e il proprio data center privato, confrontando il costo per utilizzare un servizio di connessione di rete dedicato come, ad esempio AWS Direct Connect, Azure ExpressRoute o Google Cloud Interconnect, con il costo di un dispositivo di trasferimento fisico, come AWS Snowball o Azure Data Box.

#4 Utilizzare strumenti di monitoraggio dei costi

Un’efficace strategia di gestione dei costi richiede gli strumenti giusti per monitorare la spesa.

AWS offre vari strumenti di monitoraggio dei costi. AWS Cost Explorer, ad esempio, analizza le spese passate, fino a 13 mesi prima, prevedendo le spese cloud per i prossimi tre mesi. Budget AWS, invece, utilizza avvisi personalizzati per notificare agli amministratori quando la spesa supera un determinato punto. Può anche limitare automaticamente le risorse per ridurre i costi del cloud.

Gli utenti del cloud Microsoft possono monitorare le proprie spese con Azure Cost Management + Billing. Questa suite di strumenti tiene traccia delle spese dei singoli servizi di Azure, fornisce previsioni di fatturazione future e avvisa gli utenti quando superano il budget. Allo stesso modo, Google Cost Management consente agli utenti di Google Cloud Platform di identificare picchi di costo e impostare rapporti di spesa per l’ottimizzazione dei costi.

Oltre alle opzioni cloud-native, gli strumenti di monitoraggio dei costi di terze parti aiutano le organizzazioni a prendere decisioni di spesa intelligenti. Ad esempio, CloudCheckr, ora di proprietà di NetApp, tiene traccia delle spese tra le risorse cloud e fornisce consigli su dove tagliare i costi. CloudZero e Densify sono altri esempi di strumenti di gestione e monitoraggio dei costi del cloud di terze parti.

#5 Prevenire l’espansione incontrollata del cloud

Quando le organizzazioni non riescono a eliminare i servizi cloud che non fanno più parte della loro strategia generale, i costi in bolletta rimangono e sono consistenti. il rischio di sprawl (ovvero l’espansione incontrollata del cloud – ndr) e una proliferazione anarchica delle risorse sono la causa principale dei picchi che appaiono nelle bollette dell’ecosistema As a Service.

Ad esempio, uno sviluppatore di software potrebbe avviare un nuovo carico di lavoro in Amazon Web Services (AWS) o distribuire un cloud privato per testare una nuova versione del software o un nuovo database, ma poi trascurare di spegnere o eliminare il carico di lavoro quando non è più necessario. Poiché le aziende pagano per le risorse di cloud computing pubblico ogni mese, la proliferazione di istanze cloud non necessarie può essere costosa.

Per questo è opportuno identificare le istanze di archiviazione non necessarie e prendere in considerazione le tattiche per eliminarle in conformità con le politiche aziendali di conservazione dei dati. Oltre alle policy cloud, gli esperti consigliano di monitorare attentamente le fatture e i contratti cloud per identificare se la propria organizzazione stia pagando per servizi cloud che non sono più in uso.

Per monitorare e gestire adeguatamente le singole istanze cloud è bene istituire un’adeguata visibilità utilizzando strumenti di monitoraggio e di gestione dell’infrastruttura e delle applicazioni. Per chiudere i vecchi carichi di lavoro è di grande ausilio anche il provisioning automatizzato.

#6 Archiviazione della cache strategicamente

Alcuni provider di cloud pubblico offrono servizi di memorizzazione nella cache. Questa tecnica viene utilizzata per gestire i dati in memoria a cui si accede di frequente. Il metodo facilita l’accesso ai dati, riducendo al contempo il carico di lavoro sui principali data store, per migliorare le prestazioni, la scalabilità e la disponibilità di un’applicazione.

Invece di dover recuperare i dati dalle istanze di archiviazione, la memorizzazione nella cache sposta i dati importanti o a cui si accede di frequente in memoria e più vicino all’istanza di calcolo, riducendo le spese di archiviazione cloud di livello superiore, soprattutto quando i carichi di lavoro sensibili alle prestazioni vengono eseguiti in regioni remote o quando è necessaria una replica efficiente per la resilienza.

Ad offrire la memorizzazione nella cache provider come, ad esempio, AWS ElastiCache. Google Cloud Storage, invece, consente agli utenti di specificare dove sono archiviati geograficamente i bucket di archiviazione.

#7 Eseguire i carichi di lavoro dove l’elaborazione è più economica

Lo spostamento dei carichi di lavoro da e verso determinate aree geografiche di servizio, dove la domanda e i prezzi sono inferiori, contribuisce a ridurre i costi del cloud. Finché i servizi di archiviazione comuni possono supportare ciascuna posizione, il carico di lavoro vedrà solo una differenza di latenza tra le aree di servizio. I requisiti di sicurezza e conformità normativa, tuttavia, possono vietare l’esecuzione dei carichi di lavoro in determinate regioni.

Anche la gestione e il controllo dei costi sono spesso una parte fondamentale di una strategia multi-cloud. In alcuni casi, un’organizzazione potrebbe distribuire alcuni carichi di lavoro o eseguire determinate attività, come test e sviluppo del software, su una piattaforma cloud completamente diversa quando i vantaggi in termini di costi lo richiedono.

#8 Contenere i costi del cloud limitando gli accessi

Un aspetto centrale del cloud pubblico è la sua natura self-service. Le aziende consentono regolarmente a singoli utenti e parti interessate di accedere al cloud per fornire, distribuire, monitorare e risolvere i problemi dei carichi di lavoro. Tale accesso aperto può essere conveniente, ma può anche comportare costi imprevisti, non pianificati e, a volte, inutili.

Per ridurre i costi, alcune organizzazioni abilitano l’accesso al cloud solo agli utenti con esperienza nella gestione dei costi del cloud, come architetti e ingegneri del cloud. Questi professionisti hanno familiarità con le offerte e le strutture dei costi dei provider e possono progettare un’infrastruttura cloud che offre prestazioni solide, limitando al contempo la spesa.

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