MILANO – Il primo maggio 2005, dopo sei mesi di trattative che avevano dovuto superare anche le perplessità, per non dire ostilità, delle autorità Usa, Sam Palmisano, Ceo di Ibm, firmava lo storico accordo con il quale cedeva marchi, asset e attività della divisione Pc alla cinese Lenovo (nella foto, Mauro Catalano, amministratore delegato di Lenovo Italy). Questa società, nata nel 1984 a Pechino come Legend e già dai primi anni ’90 leader del mercato cinese del Pc, è oggi un gigante che nello scorso esercizio ha venduto oltre 18 milioni di pezzi con entrate per oltre 16,4 miliardi di dollari. Un business che non solo cresce (come fanno prevedere i 4,3 miliardi fatturati nel secondo trimestre dell’attuale esercizio) ma che grazie ad una politica di “worldsourcing” con accesso a risorse di produzione e ricerca distribuite in tutto il mondo, presenta margini di profitto tali da poter disporre, oggi, di oltre 1,5 miliardi di dollari ‘cash’ per finanziare il proprio sviluppo.
Dalla sua nascita a oggi, Lenovo è sempre stata focalizzata in area Pc, con prodotti indirizzati sia al mercato consumer sia a quello aziendale, nel quale l’offerta comprende, come è noto, i notebook e i desktop delle linee ThinkPad e ThinkCentre, più una linea di Pc server (ThinkServer) mono e biprocessore in versione tower e rack. Si comprende quindi l’importanza dal punto di vista della strategia aziendale dell’introduzione, avvenuta l’autunno scorso ma solo recentemente annunciata, di una linea di macchine di classe workstation, indirizzate quindi ad un mercato completamente diverso e, per molti versi, alquanto più difficile da penetrare. Realizzata su tecnologie derivate in parte da quelle sviluppate in casa per i server e in parte da quelle delle IntelliStation di Ibm, che ne ha ceduti i brevetti, la nuova offerta è ad oggi costituita da due tower, chiamate ThinkStation S10 e D10, e da un portatile, chiamato ThinkPad W700. Le differenze fondamentali tra le ThinkStation stanno nei processori (un Intel Core 2 Dual, Quad o Extreme per le S10 e due Intel Xeon Dual, Quad o Extreme per le D10); nella Ram (fino a 8 e fino a 64 Gb rispettivamente) e nei dischi interni supportati: fino a tre e cinque rispettivamente, configurabili ai livelli Raid 0, 1, 5 e10. La D10 inoltre integra il supporto Serial Attached Scsi e ha una Ram dedicata per la scheda grafica che arriva fino a 1,5 Gb. Quanto al ThinkPad W700, ha prestazioni vicine a quelle di una S10 (un Intel Core 2 Quad, fino a 8 Gb di Ram, due dischi da 200 Gb ciascuno e fino a 1 Gb di memoria grafica), ma il fatto stesso che sia un portatile, di costruzione molto robusta, con schermo da 17 pollici cromaticamente calibrato, dischi configurabili Raid, tavoletta Wacom e lettore d’impronte digitali incorporati, lo pone in una classe a sé. Il sistema operativo installato è, per tutti, Vista Business. Non sono previsti sistemi Unix-based, mentre è invece previsto il downgrading gratuito a Windows XP, dato che non tutte le applicazioni cui le ThinkStation sono destinate sono certificate per Vista.
La certificazione software, un aspetto critico per ogni workstation, è uno dei punti di forza dell’offerta Lenovo, che ha un elenco di Isv certificati che copre tutti i settori d’impiego: dal Cad/Cam alla modellazione grafica, dall’animazione 2D e 3D al calcolo finanziario, dalle applicazioni Gis a quelle Gas & Oil. Secondo Mauro Catalano, amministratore delegato di Lenovo Italy, l’accoglienza del mercato al nuovo brand è stata ottima, con oltre 400 tra S10 e D10 vendute nei primi tre mesi grazie anche ad una rete commerciale (di matrice Ibm) già qualificata per la nuova clientela. Catalano non esclude però l’inserimento di nuovi partner specializzati, avendo come obiettivo di superare entro il 2009 il 10% del mercato, erodendo quote principalmente ai leader del settore, che per le workstation ‘Wintel’ sono Dell e Hp.
Dai Pc alle workstation, Lenovo allunga il passo
Con la nuova famiglia Thinkstation, macchine basate su Wintel con alte prestazioni grafiche e computazionali, la società indirizza un mercato sfaccettato in molti sottosettori dalle caratteristiche peculiari e difficili da penetrare. Ma l’eredità tecnologica e commerciale di Ibm rappresenta un ottimo viatico
Pubblicato il 11 Mar 2009
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