MILANO – Le difficoltà di mantenere la profittabilità di fronte a un significativo calo di fatturato hanno convinto Extreme Networks (www.extremenetworks.com) a una serie di interventi drastici e immediati, tra cui 70 licenziamenti (pari a quasi il 10% del totale degli addetti) e la sostituzione di Mark Canepa, al vertice della società da tre anni nel ruolo di Ceo.
E proprio Mark Canepa, poche settimane prima di questo ‘ridimensionamento’, ci aveva raccontato, insieme a Roberto Pozzi (nella foto), regional director per il Sud Europa, un po’ di storia di Extreme Networks.
Protagonista certo minore per dimensioni e volume d’affari rispetto a colossi del networking come Cisco, Juniper e Brocade – per non parlare di Hp e Ibm – Extreme Networks si è comunque conquistato un proprio, sia pur piccolo, ruolo nell’affollata area dell’offerta di networking per i data center di nuova generazione. Uno spazio evidentemente ancora troppo piccolo per sopportare con tranquillità le intemperie della crisi economica. La società è cresciuta soprattutto tra quelle aziende clienti di medie e grandi dimensioni che vogliono disporre di reti funzionali, scalabili e allo stato dell’arte, ma solo relativamente impegnative dal punto di vista dei costi e delle problematiche di gestione.
Una delle armi migliori in possesso di Extreme Networks sembra essere quella di aver sviluppato un sistema operativo (X/Os, che sta per Extreme/Os) che scala sull’intera linea dei suoi prodotti di switching, dagli 8500 (tipicamente installati nelle reti periferiche) al top della gamma, l’8900 per i grandi data center.
X/Os si basa su un classico kernel Linux attorno a cui i softwaristi della R&d della società hanno scritto circa 7milioni di righe di codice, che garantiscono le funzionalità necessarie presenti su tutta la linea di offerta. Una scelta, questa, che i responsabili della società ritengono vada a tutto favore dei clienti e caratterizzi Extreme Networks rispetto a quello di concorrenti come Cisco (con i suoi ambienti operativi differenziati tra le principali linee di offerta); Cisco è la pietra di paragone presente in tutti i discorsi dei responsabili di Extreme Networks, un vero e proprio ‘tormentone’.
Scelte tecnologiche
Per il resto, Extreme Networks ha per tempo supportato standard consolidati come Ip e Ethernet mentre al momento resta alla finestra in attesa che altri standard si impongano sul mercato; Canepa e Pozzi per esempio non si sono sbilanciati granchè a proposito della diatriba che, per quanto riguarda le connessioni con le reti di storage (San) vede contrapposti Cisco con il Fibre Channel over Ethernet (FCoE) alla più pragmatica Brocade (che deve però conciliare la proprie scelte storiche con quelle di Foundry acquisita un anno fa e da sempre supporter di FCoE).
Un tram che Extreme Networks ritiene di aver invece preso tempestivamente è quello del passaggio ai 10Gigabit, ritenuti un componente ormai classico dei data center di nuova generazione. “Extreme ha realizzato prodotti pensando proprio ai 10Gigabit ed è stata tra i primi a uscire con un prodotto che funziona sia su rame – più conveniente sulle distanze brevi – sia su fibra ottica”. Pozzi ci ha poi rivelato con un certo orgoglio che proprio per la semplicità delle proposte e per il rapporto prezzo-prestazioni più conveniente, buona parte dei clienti di Extreme Networks sarebbero ex clienti Cisco (un nome di peso che viene citato è per esempio, Banca d’Italia) oppure sono tuttora clienti Cisco che hanno cominciato però a inserire in periferia qualche dispositivo di Extreme Networks (che Pozzi ama pensare possa essere il classico ‘cavallo di Troia’ nella fortezza dell’arcirivale).
Tra i clienti italiani la società annovera nomi importanti come il Gruppo Marcegaglia, le Asl di Modena e Reggio Emilia, la Regione Lombardia, gli aeroporti di Malpensa e Linate (vedi box), e le Università di Milano Bicocca e di Pisa.
L’offerta
Per venire più concretemente all’offerta, Extreme Networks propone tre famiglie di prodotti switch: il top della gamma è il modello 8900, destinato ai grandi data center e che può collegare fino a quasi 600 porte a 10Gigabit. Precursore della famiglia è stato comunque il modello 8800, disegnato quattro anni fa per il cuore del network, mentre il più recente annuncio riguarda il modello ‘entry’, l’8500: indirizzato alla periferia delle reti aziendali l’8500 viene presentato in modo molto aggressivo da Extreme Networks a confronto con i ‘pari categoria’ (il Catalyst modello 4508 di Cisco e l’Hp-ProCurve 5400) rispetto ai quali il prodotto di Extreme Networks vanterebbe vantaggi in termini di costo per singola porta e di specifiche funzionalità come la switching architecture distribuita, la sicurezza e la ACLs che consente di tenere sotto controllo tutto quanto accade nello switch.
Già, ma quanto conta tutto questo in momenti di gravi difficoltà economiche? Conta forse di più il fatto che nel mercato globale dello switching su Ethernet la quota attribuita a Extreme Networks dagli analisti di Dell’Oro Group è dell’1,5%. Piccola, troppo piccola. E come sappiamo, è passato il tempo del “piccolo è bello”.
Regione Lombardia, Malpensa e Linate
Quattro anni fa, in Regione Lombardia, Extreme Networks (www.extremenetworks.com) si è aggiudicata, con un progetto congiunto con Avaya e Fastweb, una gara per l’ammodernamento dell’intera infrastruttura di rete dell’Ente Pubblico. L’infrastruttura copre 19 sedi regionali per supportare servizi di integrazione voce-dati e garantire completa affidabilità per la sicurezza delle comunicazioni centrali e periferiche.
La gran quantità di servizi che Fastweb oggi è in grado di fornire alla Regione (dalla rete IP MPLS all’accesso in larga banda a Internet, al sistema di videoconferenza, di monitoraggio della rete e così via) poggiano su una infrastruttura centrale basata su apparati centrali e dispositivi di Extreme Networks; sempre di Extreme Networks sono i 300 dispositivi switch delle sedi periferiche che garantiscono performance e affidabilità ai servizi VoIp, multicast, video, dati. (P.L.)
Da Atm a Gigabit Ethernet in aeroporto
Sea, società di gestione dell’aeroporto di Malpensa aveva cominciato circa un decennio fa a cercare una tecnologia di rete in grado di assicurare una reale condivisione dell’infrastruttura di rete esistente. La soluzione scelta, l’unica ritenuta in grado di garantire queste esigenza a quei tempi, fu quella Atm successivamente accompagnata da una crescente presenza di tecnologie Ethernet e di router Gigabit Ethernet. Un ambiente di rete eterogeneo che con gli anni ha dovuto supportare sempre più traffico, funzionalità e processi spesso molto critici per il funzionamento delle facility gestite da Sea (a Linate, oltre che a Malpensa) e che in seguito ha convinto Sea a passare a Gigabit Ethernet viste le elevate performance e i livelli di affidabilità garantiti e le basse necessità di supporto da parte di personale specializzato. “Extreme Networks – testimonia l’Information Systems manager di Sea – ha capito le nostre necessità e ci ha consentito di migrare in soli due anni dall’infrastruttura Atm a quella attuale”. (P.L.)