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Data center in legno, promessa green mantenuta solo in alcuni casi

Rispetto all’acciaio, il legno dovrebbe impattare meno a livello di emissioni di CO2, ma solo se proveniente da certe tipologie di foreste. Chi propone questo materiale per realizzare data center la promuove come una scelta sempre green, in toto, ma alcuni ricercatori chiedono di precisare le condizioni per cui lo è veramente

Pubblicato il 29 Dic 2023

Immagine di Gorodenkoff su Shutterstock

Con il ritmo e i numeri con cui negli ultimi anni sta crescendo la realizzazione di data center, molto si punta sull’utilizzo di moduli standard. Si tratta di una sorta di involucri autonomi che possono essere rapidamente distribuiti in ambienti diversi. Al di là delle specifiche caratteristiche, sono e devono essere in grado di ospitare almeno le infrastrutture IT presenti di default in ogni centro dati innovativo, a partire da rack, distribuzione elettrica e sistemi di raffreddamento di varia tipologia.

Finora la maggior parte di quelli impiegati era realizzato in acciaio o in altri materiali simili ma, con l’emergenza green “alle calcagna” del settore, c’è chi ha pensato di realizzarne in legno massiccio.

Un legno ingegnerizzato che promette bene

L’idea è stata annunciata di un’azienda dal nome Vertic che ha creato una variante green dei suoi prodotti, etichettandola con il termine “TimberMod” (modalità legno). La presenta sul mercato, spiegando che il materiale da costruzione utilizzato può essere considerato rinnovabile se proviene da legno raccolto in modo sostenibile.

Dal punto di vista architettonico, il legno massiccio rientra nella famiglia dei “legni ingegnerizzati”. Una definizione adatta alla sua natura, visto che è costituito da legno lamellare disposto a strati incrociati, solitamente dispari, e incollati sotto pressione in modo che formino un unico elemento ligneo capace di reggere bene carichi anche pesanti in tutte le direzioni.

Non è una estrema novità nel mondo dell’edilizia, in generale. In quello dei data center già di più, ma ultimamente gli va riconosciuto il merito di aver innescato una piccola ma grande rivoluzione. Questo perché si sta rivelando sempre più competitivo rispetto ad acciaio e cemento dal punto di vista economico. Al contempo, è ritenuto più sostenibile ed esteticamente più bello, con possibilità di impiego e di sviluppo ampie e ancora tutte da scoprire.

Scegliendo di realizzare edifici in legno massiccio, si dovrebbe secondo alcuni poter contare anche sulla capacità di questo materiale di assorbire il carbonio e di trattenerlo fino a che non viene decomposto o bruciato. Questo si tradurrebbe in una riduzione dell’inquinamento e in un generale miglioramento della qualità dell’aria. Alcune stime riportano che il legno massiccio avrebbe un’impronta di carbonio pari a un terzo di quella dell’acciaio, in base alla riduzione delle emissioni di CO2 associate al ciclo di vita del prodotto dalla culla alla porta e al trasporto dei materiali e degli elementi strutturali al sito di assemblaggio.

Le perplessità lignee della comunità scientifica

Ciò che a Vertic preme precisare è che l’opzione “green” non compromette in alcun modo le prestazioni del data center. Sarebbe quindi “solo” il modo per creare un impatto positivo sia sull’ambiente oltre che sull’efficienza operativa degli utenti.

Il suo design è stato studiato per soddisfare i requisiti richiesti per far fronte all’attività sismica, alle forze del vento e alle esigenze strutturali e ha superato anche i test di resistenza al fuoco. Resta però avvolto da molte perplessità manifestate dalla comunità scientifica, per lo meno scettica rispetto all’etichetta green. Sebbene l’uso del legno al posto del cemento e dell’acciaio possa ridurre le emissioni, secondo un articolo pubblicato su New Scientist, questo vale solo in alcuni casi, con alcune premesse sostanziali. Altri studi hanno infatti approfondito il problema, precisando che non va dato per scontato il fatto che la raccolta del legno è sempre neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio.

Solitamente, infatti, solo una piccola percentuale del legno viene trasformata in un prodotto legnoso. Le restanti parti di albero raccolte, secondo alcuni ricercatori dell’Università di Princeton, vengono “lasciate a decomporsi, utilizzate in prodotti a vita breve come la carta o bruciate per produrre energia. Tutte attività che generano emissioni“. I data center in legno sono quindi una buona idea, teoricamente, ma va compreso se, quando messa in pratica, ciò sia confermato dalle modalità di produzione scelte. Si può affermare che riducono le emissioni solo e soltanto se si prova che il legno proviene da piantagioni a crescita rapida.

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