In questo momento ci sono sicuramente tre grandi spinte nel mondo dell’Ict che portano le aziende, i vendor e i service provider a ripensare i modelli sui cui sono basati i propri data center: cloud, mobility e connessione everywhere, evoluzione applicativa (modernizzazione delle soluzioni e accelerazione della delivery chain). Il data center deve oggi evolvere in risposta a queste tre grandi forze. Come? Lo abbiamo chiesto a Massimo Galbiati, Solution Engineering Director della divisione It di Schneider Electric. “In questo contesto globale di grandi trasformazioni, anche il data center è oggetto di evoluzione in risposta alle esigenze di erogazione e fruizione di servizi secondo i nuovi paradigmi del cloud, di accelerazione dei processi di trasformazione e rilascio di applicazioni a supporto del business e, non ultimo, di accesso da parte degli utenti alle risorse aziendali in qualunque momento, da qualunque luogo e, soprattutto, da qualsiasi dispositivo”, spiega in dettaglio Galbiati. “Per rispondere ad esigenze così importanti, che hanno prima di tutto un profilo di business, i data center devono poter essere gestiti in modo modulare per ‘crescere o decrescere’ in funzione delle necessità aziendali in modo molto rapido”.
Sembrerebbe un paradosso, dato che parliamo di strutture imponenti, se guardate nel loro aspetto fisico. Eppure la risposta c’è ed è data da sistemi pre-ingegnerizzati, assemblati all’interno di container pre-configurati in ogni singolo aspetto (gestione elettrica e raffreddamento compresi) e ‘pronti all’uso’. “Per Schneider Electric la soluzione si chiama Facility Modules: container contenenti tutto ciò che serve ad una sala farm. Consentono un’evoluzione dinamica del data center che può crescere o decrescere in modo modulare con estrema velocità: basta aggiungere o togliere moduli-container (sia in orizzontale, sia in verticale)”, spiega Galbiati. “Un altro interessante trend cui stiamo assistendo, in risposta a queste nuove sfide e criticità, è la co-location, formula approcciata da molte aziende che pur intendendo centralizzare l’infrastruttura It mantenendo la proprietà sulle architetture, decidono di esternalizzarle presso i data center dei service provider per sfruttarne i servizi (connettività, gestione, manutenzione, ecc.)”.
L’evoluzione dinamica e rapida del data center non deve però far perdere di vista un aspetto fondamentale, quello della gestione degli ambienti architetturali. Anzi, questa ‘facilità’ di trasformazione richiede necessariamente un’attenzione maggiore al monitoraggio e controllo dei sistemi.
“Stanno prendendo sempre più piede, infatti, i sistemi di Dcim, Data Center Infrastructure Management – osserva Galbiati – soluzioni che consentono di ricavare dalle strutture del data center e dai sistemi informatici informazioni sui consumi e sull’ambiente architetturale per analizzare, segnalare, individuare e controllare meglio l’intero ecosistema del data center”.
“Schneider Electric, in questo caso, ha una proposta denominata StruxureWare for Data Centers; si tratta di una suite di gestione integrata che consente di avere la piena visibilità dell’ambiente data center così da ottenere la massima disponibilità ed efficienza”, spiega Galbiati.
La suite riunisce i tool software dedicati alla gestione dell’infrastruttura data center (Dcim) e quelli dedicati alla gestione della facility (Dcfm), offrendo funzioni di raccolta dati, monitoraggio, automazione, accanto a strumenti di pianificazione e implementazione che permettono nell’insieme di avere una visione integrata e multiforme di tutti i sistemi critici presenti nel data center. “E dato che l’evoluzione del data center corre veloce, anche i sistemi di monitoraggio devono essere al passo con i cambiamenti – conclude Galbiati -. Ecco perché Schneider Electric ha annunciato recentemente la disponibilità di StruxureWare Data Center Operation for Co-location, in risposta alle sfide dei nuovi data center multi-tenant”.