Il Dcim, Data Center Infrastructure Management sta assumendo un ruolo sempre più decisivo all’interno dei data center. Parliamo di un mercato che rappresenta oggi un valore di 450 milioni di dollari ma secondo Gartner raggiungerà entro il 2016 1,7 miliardi di dollari. “Le stime di crescita degli analisti per questo mercato sono molto differenziate – commenta in prima battuta Fabrizio Landini, Vice President della Business Unit It di Schneider Electric – ma, anche rimanendo fedeli a quella più pessimistica che prevede il raggiungimento di 700 milioni di dollari nell’arco dei prossimi due anni, stiamo comunque parlando di un settore che raddoppierà il business complessivo in un momento economico non certo favorevole per gli investimenti tecnologici”.
Le ragioni di questa crescita sono molteplici, ragiona Landini: “Le aziende si stanno sempre più rendendo conto che la possibilità di effettuare analisi predittive consente non solo di gestire la potenza, la capacità elaborativa e il controllo dei consumi energetici in modo più efficace, ma anche e soprattutto, di gestire in maniera proattiva e semplice l’enorme complessità delle infrastrutture data center”.
Dal punto di vista tecnologico, secondo Idc, infatti, l’evoluzione dei sistemi Dcim è sempre più orientata a garantire funzionalità avanzate di visibilità, controllo e analisi degli impianti e dell’infrastruttura informatica. “Sono almeno quattro i livelli che un efficace sistema di gestione, controllo e monitoraggio del data center dovrebbe coprire – entra nel dettaglio tecnologico il manager della società -. Alla base c’è la cosiddetta analisi di campo, ossia la raccolta di informazioni che consentono il controllo e il monitoraggio delle infrastrutture (attraverso svariati sistemi: building management, energy e It management, sicurezza e controllo degli accessi fisici ecc.). Il livello successivo riguarda la gestione operativa, ossia tutte le pratiche di asset management, quelle relative alla gestione della capacità del data center, al controllo e gestione dei costi nonché al workflow management. Il terzo livello riguarda la simulazione e ottimizzazione all’interno del quale rientrano tutti quei sistemi che consentono di effettuare analisi di impatto sui cambiamenti (a tutti i livelli: building, sistemi It, facility management, power & cooling ecc.). Infine, si raggiunge il massimo livello di efficienza ed efficacia di un sistema Dcim attraverso automatismi di gestione e dashboard di andamento, ossia attraverso l’automatizzazione dei processi e la piena visibilità dell’andamento del data center con indicatori e cruscotti personalizzati a seconda del tipo di informazioni che si intende analizzare, comprese quelle di business”.
I differenti livelli di gestione di un Dcim corrispondono in pratica a quello che può essere il percorso evolutivo (tecnologico e metodologico) delle aziende: “Nella maggior parte dei casi, dalla nostra prospettiva, le imprese sono ancora bloccate al livello uno – riflette Landini -. Tuttavia, le esigenze di massima efficienza del data center sono sempre più spinte e la complessità crescente forza le aziende a muoversi verso una capacità di management proattivo, basato dunque su automatismi, ottimizzazioni e analisi predittive”.
Ed è proprio per queste ragioni che si sta andando verso la massima integrazione tra sistemi Dcim, solitamente molto focalizzati sulla parte di It e Dcfm, Data Center Facility Management, più specifici per la gestione dei sistemi non It core (come il condizionamento, i generatori di corrente, i sistemi di sorveglianza ecc.). “Un approccio che come Schneider Electric stiamo seguendo da tempo – conclude Landini – lavorando in modo congiunto anche con player come VMware, Cisco o Ibm, solo per citarne alcuni, in modo da rendere perfettamente integrabili i sistemi di gestione e abilitare quindi un'unica piattaforma di analisi e controllo chiamata StruxureWare for Data Centers che consenta di avere, da un'unica vista, la possibilità di governare in modo semplice e proattivo l’intero data center”.