Cosa aspettarsi dall’evoluzione dei server di classe data center? Alla luce dei più recenti annunci dei vendor e sulla base dei consigli che Forrester Research propone ai responsabili dell’infrastruttura e delle operation per la scelta e la gestione delle macchine, la seguente analisi individua sette tendenze che nei prossimi 12 mesi guideranno il settore.
1. Architetture X86 – Entro la prima metà dell’anno Intel, così come anticipato sin dalla scorsa estate dovrebbe completare l’adozione della tecnologia a 22 nanometri in architettura Ivy Bridge per tutta la linea di processori di fascia alta. Le nuove Cpu multicore (sino a 15 nuclei per socket) daranno, a parità di altri fattori, un guadagno prestazionale almeno del 50% nel throughput benchmark, per i workload transazionali. Sempre nell’anno sono attesi anche i primi rilasci dei chip a 14 nm su architettura x86 Haswell (progetto Broadwell). È perciò possibile, anzi probabile, che tra quest’anno e il 2015 si avrà da parte dei maggiori fornitori un rinnovo generale dell’offerta dei sistemi x86 da 8 e da 16 socket. Di conseguenza, conviene pianificare l’upgrading di server considerando di poter disporre di macchine che a parità di spazio fisico, spazio-rack e potenza assorbita potranno fare il 50% in più di lavoro rispetto ai più potenti server Xeon attuali, il che potrebbe in qualche caso permettere di rimandare la necessità d’investire nell’ingrandimento o nel rinnovo del data center.
2. Microserver e sistemi ad alta densità – Oggi la larga maggioranza dei server è nel formato da una o due unità rack, ma emergono altri fattori di forma (vedi figura 1), più compatti e dalla componentistica molto più densa, la cui crescita è superiore alla media del mercato e il cui sviluppo è quindi molto seguito da parte dei fornitori. Così Dell ha migliorato le prestazioni della linea PowerEdge-C e lo stesso ha fatto Ibm con i suoi NeXtScale. Hp ha compiuto in questo senso un salto di qualità con Moonshot, una macchina che contiene 45 unità server in un singolo telaio da 4,3 U, con una densità superiore a 10 server per unità rack. I microserver di Moonshot sono in forma di ‘cartucce’ estraibili e sostituibili ‘a caldo’, senza spegnere il sistema Hp e i suoi partner tecnologici hanno promesso di fornire entro l’anno nuove cartucce in varie configurazioni e con diversi processori in modo da meglio adattarsi ai carichi di lavoro (perciò Hp parla di “server software defined”). Dati i vantaggi in termini di flessibilità operativa dell’architettura Hp è probabile che altri vendor possano presentare tra quest’anno e il 2015 sistemi modulari basati su microserver dalle caratteristiche di densità e potenza paragonabili. Oltre al guadagno in prestazioni e spazio, i sistemi ad alta densità offrono una grande efficienza energetica, per cui conviene che i responsabili I&O (infrastruttura e operazioni) valutino attentamente l’adozione di questi tipi di macchine, specie se la crescita della capacità di elaborazione richiesta dai carichi di lavoro si scontra con limiti dell’energia erogabile ai rack per alimentazione e raffreddamento. Si tratta di una scelta che quanto prima verrà fatta, tanto prima potrà dare un guadagno concreto.
3. Server Arm-based – I processori Risc a 32 bit nati in Acorn, sviluppati da una società fondata ad hoc, la Arm (Advanced Risc Machine) e prodotti sia da Arm sia in versioni personalizzate da altri fornitori, dominano il mercato dei dispositivi mobili e dei sistemi embedded grazie all’ottimo rapporto tra prestazioni e consumo energetico. In area data-center non hanno però avuto successo a causa soprattutto della mancanza di una Cpu a 64 bit con pieno supporto delle funzioni server e, di conseguenza, del mancato sviluppo di un ecosistema di vendor hardware e software indipendenti. Nell’ottobre 2012 Arm ha annunciato i Cortex A53/A57, due core a 64 bit, rispettivamente di minore e maggiore potenza, capaci di lavorare sia indipendentemente sia insieme in uno stesso SoC (system-on-a-chip) e nel 2013 ne ha licenziata l’architettura ad alcuni produttori. Pochi giorni fa, il 28 gennaio, Amd ha presentato gli Opteron A1100, Cpu Arm da 4 e 8 core Cortex A57 che saranno consegnati ai partner Amd entro marzo. È quindi probabile che nel 2014 altri componenti e sistemi Arm-based arriveranno sul mercato e, secondo Forrester, la prima a rendere disponibili dei server Arm-64 bit potrebbe essere Hp. Si potrà allora concretamente verificare se le prestazioni dei processori Arm in termini di energia assorbita per lavoro svolto saranno superiori a quelle degli x86, che nel frattempo, come si è detto, saranno migliorate. Se ciò sarà provato, i server Arm-based avranno un posto dove è richiesta la massima efficienza, altrimenti serviranno a compiti di nicchia, come gestire lo storage primario. In realtà, però, il vero problema nella valutazione dei nuovi sistemi è la disponibilità di software di base (e infatti Amd ha detto di lavorare con i suoi partner su sistemi operativi, compilatori e hypervisor) e l’adeguamento del software applicativo, i cui aspetti, anche di costo, vanno quanto prima indagati e valutati.
4. Sistemi a basso consumo – Continua e s’intensifica la ricerca di sistemi a basso consumo per lo sviluppo dei data center. Per quanto si può oggi prevedere e riguardo ai soli processori, in questo campo Intel manterrà il proprio dominio negli enterprise server, ma secondo Forrester la competizione nell’area dei chip ultra-low power (Ulp) è aperta. Si tratta di un mercato per Cpu e SoC semi-custom che sinora, come sì è detto, si rivolge essenzialmente all’area mobile e consumer, ma si può espandere allo storage diretto (non Nas né San), al networking e alle appliance specializzate. In queste aree Amd ha un buon potenziale competitivo, grazie alle licenze Arm, ai sistemi Hsa (Heterogeneous Systems Architecture, con Cpu dual-core x86 e processore grafico sullo stesso SoC) e ai sistemi ultra-densi per Linux e Windows prodotti dalla sussidiaria SeaMicro. Conviene quindi riconsiderare le opportunità offerte dalle tecnologie Amd nel caso di dover investire in nuovi sistemi. Non si tratta di mettere due fornitori in concorrenza tra loro, ma di scegliere quale sia più adatto in funzione di specifici impieghi, dato che, come è intuibile stante le diverse architetture, sono pochi i carichi di lavoro che entrambi possono svolgere con uguale efficienza.
5. Commodity server a base Ocp – Negli ultimi due anni si è assistito al proliferare dei server ad architettura Ocp (Open compute project, iniziativa nata nel 2011 allo scopo di standardizzare e condividere le architetture infrastrutturali per data center per ridurne i costi – nda). Le macchine Ocp sono di regola prodotte da aziende Odm (Original design manufacturer) che li forniscono come ‘white-box’, cioè senza marca, ad altre che le rivendono con il proprio brand. L’offerta Odm indirizza sia l’acquisto di una buona quantità (almeno qualche centinaio) di server senza particolari esigenze sia quello di grandi volumi (oltre 10 mila pezzi) di macchine costruite su specifiche dell’utente. Sulla spinta dei centri per i servizi cloud questa offerta è molto cresciuta. Per Idc nel 2013 è quasi raddoppiata (+ 94,7%) rappresentando il 7,2% dell’intero mercato server in volume e il 2,5% in valore. L’anno scorso sono state rilasciate nuove architetture Ocp e la crescita dell’offerta relativa sarà quest’anno ancora più marcata. Conviene quindi che i responsabili dei data center si informino a fondo sul mercato dei white-box e facciano un’accurata analisi finanziaria per stabilire se possano sostituire i loro server di marca. E anche se ciò non fosse, aggiunge Forrester, uno studio del genere può sempre servire come arma contrattuale nei confronti dell’attuale fornitore.
6. Memory channel storage – Una società canadese, la Diablo Technologies, ha fatto nel 2013 un annuncio tanto importante quanto, anche perché inatteso, poco enfatizzato. Si tratta dello storage memory-channel (Mcs), una tecnologia che usa memorie flash in moduli inseribili negli slot di espansione della Ram. In questo modo le flash-card sono direttamente connesse alla Cpu e possono servire sia come memoria cache sia come storage primario. Questa soluzione offre molti vantaggi: è economica perché usa gli slot Dimm disponibili; richiede minime modifiche all’hardware perché sfrutta l’architettura di memoria esistente; consuma meno di una scheda Pci e, soprattutto, offre una latenza nettamente inferiore a quella di qualsiasi altra soluzione di storage flash, in quanto opera direttamente tramite i controller di memoria del sistema. Lo scorso dicembre Forrester prevedeva che sarebbe presto entrata nell’offerta di fascia alta dei server x86 e difatti Ibm l’ha già implementata nella nuova architettura E6 presentata a metà gennaio (che, in quanto specifica architettura per i server X86, passa a lavoro). Conviene quindi che chiunque abbia applicazioni critiche che possano trarre vantaggio dallo storage memory channel chieda ai propri fornitori che intendono fare al proposito. Se la risposta è positiva ci si può impegnare, se no si trarranno le debite conseguenze.
7. Nuovi server Ibm Power – Tutto fa credere, specialmente dopo la recentissima cessione del business X86 a Lenovo, che Ibm punterà sempre di più sull’offerta System p. Presto, probabilmente entro marzo, verrà presentata la nuova Cpu Power 8 con i relativi sistemi Ibm Aix e Power Linux che, per Forrester, daranno a Big Blue la possibilità di mantenere la leadership tecnologica nelle macchine Risc con le più alte prestazioni per core e per socket. Inoltre, il nuovo peso strategico dell’offerta Unix garantirà un pluriennale percorso di potenziamento per questi sistemi. Il consiglio per tutti gli utenti dei System p è quindi, come ovvio, quello di aspettare di avere dettagliate informazioni su prezzi e prestazioni dei Power 8 prima di pianificare ogni mossa. Senza dimenticare di chiarire bene con Ibm gli upgrade del sistema operativo necessari per sfruttare tutta la potenza dell’hardware.