Le discussioni in merito all’efficienza dei data center tendono a concentrarsi sulla quantità di energia che un impianto consuma per gestire i propri server e i relativi apparati di raffreddamento, piuttosto che sulla quantità di calore che questi siti di solito generano.
Gli esperti fanno notare che, sebbene ci siano alcune eccezioni di rilievo, per molti operatori di data center il modo più efficiente di gestire questo calore residuo consiste nel rilasciarlo nell’atmosfera.
Riutilizzare l’aria calda non è impossibile
L’aria entra nei server a 25 ° C prima di essere riscaldata e rilasciata di nuovo a 35 ° C: ciò che si ottiene è un altissimo volume di aria – tiepida piuttosto che bollente – che si muove molto lentamente. Queste lente masse di aria calda non sono adatte a intraprendere lunghi viaggi, il che rende difficile la loro ridistribuzione senza l’impiego di ingenti somme di denaro per l’acquisto di scambiatori di calore e attrezzature di recupero. Pompare grandi quantità di aria calda in appartamento o uffici, per esempio, non è impossibile ma risulta senz’altro difficile e costoso, a meno che il data center non si trovi accanto al un posto che si intende riscaldare.
Due casi virtuosi: per l’ambiente, per il business, per le persone
Ci sono colocation provider che riutilizzano questo calore di scarto: l’aria calda generata dal data center viene riciclata e utilizzata per riscaldare uffici o strutture adiacenti. L’aria viene utilizzata per preriscaldare questi locali, portando la temperatura a livello di base e riducendo così i costi di riscaldamento centrale complessivi del sito di circa il 30%. “Oltre al fattore risparmio – spiegano i responsabili di Custodian, provider che applica questo approccio – pensiamo che sarebbe un vero crimine verso l’ambiente non utilizzare questo metodo: non avrebbe alcun senso usare da un lato tonnellate di energia per il riscaldamento e, dall’altro, sprecare il calore di scarto”. Il fatto che tutti i locali siano di proprietà della società è un fattore abilitante fondamentale per questa pratica di riuso: avendo il controllo completo della struttura, infatti, Custodian può agevolmente gestire tutte le operazioni.
Ma non è l’unico esempio virtuoso: un caso simile, ma su più vasta scala, interessa il motore di ricerca russo Yandex. L’impianto di questa società, che si trova nel sud della Finlandia, fornisce infatti acqua calda alla comunità locale attraverso un sistema di teleriscaldamento. L’acqua fredda viene immessa nel sistema di scambio di calore del data center dove viene pompata l’aria calda generata dai server: questo permette di riscaldare l’acqua fino a 30-45°C. In seguito avviene il passaggio in un impianto di recupero del calore che incrementa ulteriormente la temperatura dell’acqua a 55-60 ° C e la convoglia ai residenti locali.
Anche in questo caso, la posizione della struttura svolge un ruolo importante nel consentire a Yandex di fare queste operazioni: il sito è vicino a un punto chiave del sistema di teleriscaldamento. Gli esperti prevedono che questa attività permetterà ai residenti di tagliare i costi di riscaldamento del 5% per il prossimo anno, mentre il consumo di gas dei fornitori verrà dimezzato. Custodian Datacentres e Yandex hanno in comune il fatto che i loro data center sono stati costruiti tenendo a mente fin dall’inizio la possibilità di riutilizzare il calore di scarto. Molti operatori ritengono che voler implementare questa funzionalità su centri di elaborazione dati già esistenti non sarebbe economicamente conveniente. Da un altro punto di vista, però, considerando responsabilità sociale e pubbliche relazioni, l’implementazione di tale tecnologia in alcuni casi potrebbe avere un impatto positivo sul business, pur con benefici economici trascurabili.
Criticità e (future) regolamentazioni
Anche nel caso in cui i data center dispongano di una posizione favorevole, gli esperti rilevano altri fattori che rendono difficoltoso il riutilizzo del calore in eccesso. La densità di energia di un data center è di 30-50 volte superiore a quella di uno spazio ufficio: per riscaldare dei locali con il calore di scarto di un data center, quindi, o quest’ultimo deve essere molto piccolo o gli altri ambienti devono essere molto grandi. Non solo: un tipico data center opera anche 24/7 a un carico abbastanza costante: se il carico termico dei locali di destinazione non è in grado di assorbire il calore di scarto in maniera continua il risparmio che si ottiene svanisce rapidamente.
Nonostante queste criticità e considerata l’attenzione a cui sono attualmente sottoposti i data center in merito all’impiego di pratiche sostenibili, gli esperti sostengono che molto probabilmente chi adotterà una strategia di riutilizzo del calore guadagnerà parecchi punti agli occhi legislatori. Il futuro, sempre più vicino, in cui Internet of Thing e dispositivi collegati cresceranno in maniera esponenziale richiederà un aumento di data center. Il settore, attualmente, produce emissioni superiori rispetto a quello del trasporto aereo, che è già ampiamente regolato da anni: secondo gli esperti, dunque, è solo questione di tempo prima che lo stesso accada per l’industria dei data center. Il riutilizzo del calore, secondo gli esperti, è ancora lontano dal diventare prassi comune nel settore semplicemente perché non è considerato una parte essenziale della gestione di un data center. La resilienza, per i clienti, rappresenta ancora una priorità più alta. Ma è altrettanto vero, come dicono gli operatori del settore, che l’aumento dei consumi di energia nel settore porterà prima o poi in primo piano anche l’aspetto della sostenibilità.
Il ruolo degli edge data center
Un settore in cui i sistemi di riutilizzo del calore potrebbero trovare un impiego più ampio è quello degli edge data center, che si trovano accanto a proprietà commerciali o residenziali. Queste strutture stanno prendendo sempre più piede: IoT e Smart City stanno infatti alimentando l’interesse verso i data center più piccoli, poiché i produttori cercano di garantire che i dati generati dai dispositivi web-connected vengano elaborati e analizzati nel modo più efficiente possibile (e quindi il più vicino possibile all’utente finale). Dato questo scenario, alcuni esperti ritengono che proprio la presenza di piccoli data center vicino ai centri abitati potrebbe aprire la strada la riutilizzo dell’energia per la distribuzione di calore.