La crescita in volume e complessità dei dati che le aziende devono gestire, unita alla presenza di infrastrutture eterogenee, pone le imprese di fronte alla necessità di risolvere alcune problematiche come la distribuzione e sincronizzazione dei dati anche tra sistemi geograficamente distribuiti, l’abilitazione dei progetti di business continuity e disaster recovery, l’integrazione degli asset acquisiti, la migrazione verso nuove piattaforme e basi dati e altri ancora. Una risposta efficace a queste problematiche potrebbe essere quella di ricorrere alle tecnologie di replica dei dati. Tuttavia, il grado di conoscenza medio dei sistemi di data replication non è oggi molto elevato, soprattutto la conoscenza delle varie modalità tecniche con le quali si può attivare e gestire una replica automatica di dati.
È quanto emerge dai risultati di una recente web survey condotta da ZeroUno che ha visto la partecipazione di 70 aziende italiane, i cui risultati sono stati commentati da Paolo Pasini, docente Area Sistemi Informativi presso Sda Bocconi, durante un “Breakfast con l’Analista”, incontro organizzato da ZeroUno in collaborazione con Sybase.
“Il panel di aziende che ha partecipato alla ricerca si trova d’accordo nel riconoscere che le imprese si trovano oggi di fronte a profondi cambiamenti organizzativi dovuti all’internazionalizzazione, alle acquisizioni/fusioni, alle diversificazioni di prodotto/mercato “più o meno forzate” che devono intraprendere”, esordisce Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno e chairman dell’evento. “Questi cambiamenti richiedono ripensamenti nei modelli operativi delle imprese che sottopongono, di conseguenza, a nuove sfide i sistemi informativi aziendali, in particolare le loro architetture enterprise (costituite dai processi aziendali, dalle applicazioni, dai dati e dall’infrastruttura Ict), soprattutto su quelle dei dati aziendali (ritenuti dal 65% del panel un elemento chiave nel funzionamento dei processi operativi e direzionali delle imprese”.
“Le architetture dei sistemi informativi aziendali – interviene Pasini – stanno evolvendo rapidamente, stimolate da alcune operazioni che ormai non potremmo più nemmeno definire straordinarie come fusioni e acquisizioni, delocalizzazioni, internazionalizzazioni, diversificazioni di prodotti e servizi, ecc.”.
Commentando i risultati dell’indagine, Pasini spiega: “Questi cambiamenti aziendali arrivano a impattare sull’architettura dei dati aziendali tramite diversi driver, modificando soprattutto il grado di integrazione dei dati (53%), il livello di sicurezza (44%), il grado di accessibilità (35%) e la loro sincronizzazione temporale (30%). Problematiche che possono essere affrontate, tutte, con piattaforme di replica automatica dei dati perché, come vedremo, se c’è una caratteristica peculiare di queste tecnologie che mi sento di evidenziare è la loro straordinaria versatilità”.
Proseguendo nell’analisi dei fattori che, a detta degli intervistati, impattano sulle architetture dati, Pasini evidenzia come “la data explosion e il grado di dispersione geografica dei dati sembrino non destare particolari preoccupazioni presso le aziende (citati solo dal 17% del campione). Interessanti, anche se necessiterebbero di approfondimenti, le citazioni dell’omogeneità semantica dei dati (menzionata dal 27%) e la duplicazione dei dati (22%), due fattori legati tra di loro e spesso gestiti con strumenti ad hoc (dizionari dati o metadata tool nel primo caso e strumenti di replica e di allineamento dei dati, nel secondo caso)”.
Poca conoscenza ma alto potenziale
Per quanto riguarda l’analisi dei benefici derivanti dai sistemi di replica automatica, la ricerca evidenzia come per il 65% delle aziende del campione il risultato più importante sia la possibilità di poter disporre di soluzioni di business continuity e disaster recovery in imprese localizzate in aree geografiche differenti. “Evidentemente questo è anche il problema di It management più sentito – commenta Pasini – ma altri vantaggi rilevanti emersi sono: la distribuzione e sincronizzazione dei dati tra sistemi eterogenei e dispersi geograficamente (40%), la disponibilità di dati in modalità real-time per le applicazioni di Business Intelligence (37%) e la possibilità di disaccoppiare il luogo di generazione e utilizzo dei dati operativi e il luogo di duplicazione e di utilizzo dei dati per scopi direzionali (35%)”.
“Un approfondimento a parte meriterebbe proprio il tema della disponibilità di dati in real time per applicazioni di Bi grazie a sistemi di replica automatica dei dati, tema già affrontato anche in altre ricerche di ZeroUno e che apre nuovi orizzonti di impiego della Bi real time e operativa”. Ed è proprio dall’analisi di questi dati che Pasini evidenzia nuovamente la caratteristica delle tecnologie di data replication: la versatilità.
“Molte sono le situazioni menzionate dal panel in cui oggettivamente il tema della replica automatica dei dati aziendali sembra essere di rilievo, ma le soluzioni ad hoc, specificamente progettate per affrontare questo problema di It management in azienda, sono conosciute?”, si chiede Pasini. “Si potrebbe dire “non tanto”, per il 68% del panel. Infatti il 10% del panel non le conosce, il 58% le conosce un po’, e solo il 31% dichiara un’elevata conoscenza al riguardo (e stiamo parlando per la maggior parte, 61%, di rispondenti dell’area It, quindi persone “con cognizione di causa” che hanno padronanza e conoscenza delle tecnologie Ict)”.
“I motivi risiedono probabilmente in parte nelle modalità di comunicazione effettuate negli anni dai software vendor come noi”, ammette Franco Caprioli, marketing manager Italy di Sybase, “ma in parte nel fatto che spesso funzionalità di replica vengono gestite attraverso applicazioni gestionali di altra natura o risolte con la realizzazione di procedure custom o con altri strumenti ad hoc applicati in casi specifici. Va evidenziato anche che spesso si ricorre a sistemi di data replication in modo puntuale per indirizzare una problematica specifica, per esempio il disaster recovery, senza considerare invece che la stessa soluzione potrebbe benissimo risolvere al contempo altri bisogni”.
L’utilizzo per specifiche necessità è confermato da alcune delle persone intervenute all’incontro come Kety Vettori, Sistemi Murex – Database administrator di Mediobanca, e Michele Caputo, It architect di Banca Popolare di Milano i quali, ad esempio, hanno evidenziato come, pur consapevoli di potenziali utilizzi “a valore” della data replication, la richiesta forte delle banche sia oggi garantire il massimo livello di business continuity, raggiungibile nella realtà sia da soluzioni di data replication sia attraverso altre tecnologie (magari non proprio ottimali per questo tipo di problematica).
Adriano Marrocco, Ict manager di Wolters Kluwer Italia, parla di disaster recovery e spiega come, nel suo caso, la necessità dell’azienda sia più orientata alla protezione del dato scegliendo, quindi, una via diversa dalla data replication. “Sono convinto che questo tipo di soluzioni aprano nuove e interessantissime opportunità, soprattutto di business – osserva Marrocco – ma esistono dei fattori ostacolanti, quali ad esempio un’analisi degli impatti di queste tecnologie sui processi aziendali nonché, talvolta, l’inadeguatezza di un’infrastruttura tecnica; le architetture dati non sempre sono integrate, la qualità del dato non sempre garantita. Altro fattore decisamente frenante, è la difficoltà di prevedere con un certo livello di sicurezza i costi”.
I vantaggi per il busines
“Tra i fattori più importanti da considerare quando si vuole implementare un sistema di data replication ci sono i volumi di dati in gioco (attuali e futuri), il livello di availability desiderato e la capacità di gestire tutto l’ambiente di replica a livello centrale e in modo facile”, interviene Fabio Todaro, country manager di Sybase. “Parliamo certamente di temi (e tecnologie) difficili, che toccano anche ambiti di processo, ma “confinare” la data replication al disaster recovery o alla business continuity è un atteggiamento in fondo di tipo difensivo. Come emerso dall’indagine e nel corso di questo stesso dibattito, le potenzialità legate alle tecnologie di data replication si riflettono direttamente sul business”.
“Distribuzione e sincronizzazione dei dati tra sistemi eterogenei e dispersi geograficamente, fruizione rel-time automatica di dati da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, disponibilità di dati, sempre in real-time, per le applicazioni di business intelligence”, sottolinea Todaro, “sono tutte caratteristiche dei sistemi di data replication che si riflettono immediatamente sul business perché è di queste funzionalità che il management necessita per prendere decisioni veloci in contesti, come dicevamo all’inizio di questo incontro, dove le operazioni straordinarie sono ormai divenute la normalità”.
E sulla questione del rapporto Cio-Business e la difficoltà di far capire alle linee di business e al top management “cosa siano” queste tecnologie, rispondono Pasini e Uberti Foppa con una voce comune: “Il Cio deve capire le potenzialità della tecnologia, certo, ma ciò che deve riuscire a trasmettere al business non è questo ma il suo valore e la sua efficacia per l’azienda. Ci vuole senz’altro determinazione per riuscire a superare alcune barriere culturali ma serve anche una necessaria dose di coraggio verso il cambiamento, caratteristica, questa, che forse oggi non è così diffusa nella maggior parte dei Cio”.