EMC World 2016, focus sulla nuova realtà nata dall’accordo Dell EMC

Un evento molto atteso, quello di quest’anno, il primo dopo l’acquisizione di Emc da parte di Dell. Per capire meglio il futuro delle due aziende e le modalità di proposta tecnologica. Dell EMC, il nome della nuova company, proporrà un portfolio unificato sotto il nome della ‘federazione’ Dell Technologies. All’insegna del cloud e della tecnologia flash gli annunci tecnologici

Pubblicato il 19 Mag 2016

LAS VEGAS – Quest’anno gli oltre 15mila partecipanti, tra clienti, partner tecnologici e commerciali, giornalisti ed analisti, alla kermesse annuale di EMC erano tutti in attesa di sapere quale sarebbe stato il futuro dell’azienda dopo l’acquisizione da parte di Dell [avvenuta lo scorso ottobre 2015, di cui abbiamo già analizzato i retroscena in questo articolo: “DELL-EMC, un ‘mostro’ complesso da gestire” – ndr].

A sciogliere i dubbi i due numeri uno, Joe Tucci, Ceo e chairman di EMC che ha annunciato la sua ‘uscita’ dal colosso americano dopo la conclusione delle operazioni di acquisizione (che dovrebbero avvenire verso metà ottobre), e Michael Dell, Ceo di Dell e numero uno della nuova realtà Dell EMC (così si chiamerà la nuova company). L’offerta tecnologica sarà presentata come ‘federazione’, sotto il cappello Dell Technologies, e racchiuderà le soluzioni Dell, EMC II – Information Infrastructure, VMware, Pivotal, SecureWorks, RSA, Virtustream.

“Una vera e propria centrale di innovazione dell’industria dell’IT con ricavi di 80 miliardi di dollari”, così l’ha definita Tucci durante il suo ultimo intervento pubblico in qualità di chairman, rassicurando clienti e partner che da mesi attendono risposte con un benaugurante messaggio: “Non è la fine di un grande percorso, ma l’inizio di qualcosa di ancora più grande destinato a rivoluzionare l’industria IT”.

Joe Tucci, Ceo di EMC e Michael Dell, Ceo di Dell

Dalla voce di Tucci, spesso commossa, si intuisce la svolta che lui stesso descrive ripercorrendo gli ultimi 15 anni di storia dell’IT e puntando il dito sulla velocità di cambiamento di un’industria che sta rivoluzionando sé stessa e il modo in cui le aziende e gli utenti ne usufruiscono. Un mercato che necessita di risposte tecnologiche “In Dell – spiega Tucci alla platea – abbiamo trovato l’elemento differenziante per fronteggiare questa rivoluzione industriale”.

Da qui in poi, il palcoscenico dell’EMC World diventa monopolio di Michael Dell, al centro della scena anche negli incontri riservati alla stampa, il quale fin da subito chiarisce la nuova natura dell’azienda Dell EMC, ossia quella di impresa privata “concentrata sulle aziende clienti e non sui numeri trimestrali”. È evidente dunque che, una volta ottenuta l’approvazione degli enti regolatori, il processo di integrazione dovrà necessariamente passare per il ‘delisting’ di EMC che da azienda pubblica, oggi quotata alla Borsa di New York, dovrà diventare privata.

Il nuovo ‘assetto’ societario

Fondamenti strategici per la combinazione Dell-Emc – fonte: Emc

È sempre Dell a spiegare in dettaglio strategia, posizionamento e offerta tecnologica. “Attraverso la combinazione organica dei portafogli d’offerta Dell e EMC avremo la possibilità di sviluppare soluzioni di tipo enterprise per tutte le classi di azienda, dalla medio-piccola alla large company, lavorando su 4 aree tecnologiche principali: pc, server, storage e virtualizzazione”, spiega Dell durante un incontro con i giornalisti. “L’obiettivo è posizionare la società in quelle aree della ‘nuova IT’ dove si registreranno nei prossimi anni i più elevati tassi di crescita (converged infrastructure, digital transformation, cloud e sicurezza)”.

Philippe Fossé, Vice President Channel per la regione Emea di EMC

Il ‘come’ tale riposizionamento avverrà rimane ancora poco chiaro. Durante l’evento si è più volte parlato di ridisegno del modello di go-to-market, “facendo leva sugli asset già ben riconosciuti delle due realtà”, osserva Dell durante il suo keynote: “Emc ha una forza predominante nell’ambito delle grandi imprese, con un ‘intenso’ ecosistema di partner, mentre Dell porta in dote una capillare presenza nel mid-market; Emc ha una forte tradizione di investimenti in ricerca e sviluppo, Dell ha maturato solide competenze nella gestione della supply chain”. Insomma, stando alle parole di Dell, “le opportunità da cogliere sono innumerevoli”, ma rimangono alcuni ‘nervi scoperti’ tipici di tutte le grandi fusioni: primo fra tutti il ‘riassetto’ organizzativo. Più volte lo stesso Dell, incalzato dalle domande, ha ribadito “l’intenzione di fare efficienza sui costi attraverso economie di scala (tecnologiche) e non mediante licenziamenti”, ma qualche perplessità, anche sul piano dell’ecosistema che ruoterà attorno al nuovo colosso, rimane. Philippe Fossé, Vice President Channel per la regione Emea di EMC, in un incontro con i media, ribadisce la volontà di “unificare in un unico ‘partner program’ tutti i canali delle due aziende”. “Degli oltre 2200 partner che oggi ruotano attorno ad Emc – continua il top manager –  solamente 200 di questi generano il 70% del fatturato proveniente dal canale”.

Tecnologia a tutto campo

Dove invece non vi sono dubbi è sul fronte tecnologico, non solo perché è decisamente chiaro l’ambito di proposta della nuova ‘federazione’ Dell Technologies (come accennato sopra), ma anche perché il palcoscenico di Las Vegas è stato, come sempre, occasione di lanci e presentazioni di nuove soluzioni e tecnologie. È David Goulden, oggi ancora Ceo di EMC Information Infrastructure ma ‘futuro’ numero uno dell’organizzazione che in Dell EMC e nella federazione Dell Technologies avrà il focus sui sistemi enterprise, a offrire la panoramica di proposta tecnologica, tutta declinata attorno al ‘claim’ di quest’anno: ‘modernize’.

“Al centro c’è la modernizzazione del data center, con un faro puntato sull’hybrid cloud [chiaro ‘il guanto di sfida’ verso competitor come Ibm e Hpe – ndr] dove ad abilitarne gli scenari di trasformazione saranno sempre più: sistemi convergenti, tecnologie all-flash, cloud computing e software defined everything”, sottolinea Goulden prima della ‘carrellata di annunci’. Vediamo allora i più importanti:

EMC Unity

1) EMC Unity: a febbraio di quest’anno l’annuncio del Dssd D5, un’appliance rack-scale basata su flash [per dettagli vi rimandiamo alla lettura dell’articolo “Enterprise storage all-flash: Emc pronta al salto quantico” – ndr] ha rappresentato un punto fermo nella strategia EMC, quella di puntare tutto sulla tecnologia Flash. A Las Vegas il concetto viene ribadito più volte e l’annuncio di EMC Unity ne è la concretizzazione portando anche le aziende di dimensioni più contenute a beneficiare di questa tecnologia. EMC Unity è un array storage all-flash accessibile a piccole e medie realtà grazie non solo ad un prezzo di ingresso competitivo (18mila dollari) ma anche a caratteristiche di gestione semplificata ‘ispirate al cloud’, attraverso un’interfaccia basata su Html5 che guida l’utente nelle attività quotidiane e si integra con gli ecosistemi VMware e Microsoft per semplificare anche la gestione di elementi di terze parti. La soluzione è disponibile sia in configurazioni all-flash sia ibride (integrando quindi configurazioni storage più tradizionali ‘a file’ o ‘a blocchi’) ed è integrabile sia in infrastrutture convergenti sia nella modalità software defined (in questo caso attraverso il software UnityVSA che permette di implementare le funzioni avanzate per lo storage a file e a blocchi e la gestione dati di Unity sotto forma di appliance virtuale).

2) Virtustream Storage Cloud: nuova architettura cloud storage che di fatto rappresenta la prima ‘estensione’ in ‘chiave EMC’ della piattaforma Iaas mission-critical sviluppata da Virtustream (azienda nata nel 2009 acquisita da EMC lo scorso maggio 2015). La nuova soluzione nasce come risposta alla gestione unificata e sicura dei dati e degli ambienti storage on-premise e su cloud pubblici; l’obiettivo dell’azienda è avvicinarsi sempre più a modelli di implementazione, controllo, monitoring e gestione unificati, portando in cloud anche workload mission-critical. La piattaforma si presenta come soluzione per la gestione dello storage a oggetti in grado di integrare, per esempio, la gestione dei sistemi on-premise di backup con lo storage in cloud, magari in combinazione con sistemi quali Data Domain e Data Protection Suite (per la gestione e protezione dei dati), e con le infrastrutture hardware Isilon, VMAX, XtremIO e i nuovi arrivati sistemi Unity.

3) MyService360: si tratta di un cruscotto cloud-based per la gestione di tutti gli ambienti ed i servizi EMC che un’azienda dispone nel proprio data center. Il sistema è realizzato utilizzando il data lake interno di EMC [accessibile via cloud e basato su un’infrastruttura che si avvale di storage e piattaforme convergenti EMC come Isilon, XtremIO e VCE VxRack con tecnologie FLEX Nodes, VMware, Greenplum, Pivotal Cloud Foundry nonché tecnologie di terze parti –ndr] e fornisce strumenti di analisi, reporting e visualizzazione dei dati necessari per semplificare la gestione delle infrastrutture.

4) Enterprise Copy Data Management (eCDM): in questo caso si tratta di una estensione del portafoglio d’offerta dedicato alla gestione dei dati, in particolare per controllarne la crescita e ridurne i costi di conservazione. eCDM integra infatti funzioni di scoperta, automazione e ottimizzazione delle copie di dati per razionalizzare così le operazioni di gestione. L’offerta si completa con Enterprise Copy Data Analytics (eCDA), una nuova proposta di ‘analytics-as-a-service’ che consente, via cloud, di offrire informazioni utili ai data center manager per ottimizzare in modo proattivo l’infrastruttura dati dell’azienda.

5) ViPR Controller 3.0: per accelerare e migliorare l’integrazione degli ambienti It tradizionali con quelli cloud nativi. La soluzione è stata lanciata la prima volta nel 2013 ed è nata per centralizzare e trasformare la gestione dello storage multivendor all’interno di un’unica piattaforma. ViPR Controller offre un cruscotto centrale che astrae e raggruppa le risorse storage sia di EMC sia altri produttori; la nuova versione aggiunge: ‘workflow application-centric’, per ridurre gli errori e migliorare il time-to-market, consentendo la gestione delle risorse applicative senza bisogno di operare direttamente sulle soluzioni storage sottostanti in uso; un nuovo Southbound Software Development Kit (SDK), risultato dell’innovazione open source prodotta dalla community di CoprHD Project, permette alle aziende di aggiungere il supporto di ViPR Controller a qualsiasi sistema storage; nuove funzionalità native per il disaster recovery in particolare per eliminare i singoli punti di guasto e assicurare il rispetto dei parametri Sla offrendo due siti di backup in caso di disastro e garantendo l’alta disponibilità.

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