Con un fatturato di 24 miliardi di Euro nel 2012 (il 41% del quale provenienti dalle economie emergenti), oltre 140.000 dipendenti sparsi in più di 100 Paesi nel mondo, Schneider Electric si definisce “lo specialista globale nella gestione dell’energia”, dedicando circa il 5% del business globale alla Ricerca e Sviluppo sempre sul fronte energetico (in mercati comunque molto diversificati: 25% energia e infrastrutture; 22% industria e machinery; 15% Data Center; 29% edifici non residenziali; 9% mercato residenziale).
“Lavoriamo con una visione molto chiara sulla strategia che ci vede impegnati sul fronte della gestione dell’energia per renderla sicura, affidabile, efficiente, produttiva e sostenibile – afferma Franco Zanotti, Telco Sector & Cooling Director, It Business Italy -. Oggi il dilemma energetico è tutto concentrato su una complessa equazione i cui elementi sono dimezzare le emissioni di CO2, da un lato, a fronte di un raddoppio della domanda di energia dall’altro”.
Un’equazione che si risolve andando a lavorare sul concetto di efficienza energetica in termini di gestione e sull’utilizzo delle fonti rinnovabili in termini di produzione. “Calando questi concetti all’interno dei data center, significa mirare all’ottimale bilanciamento tra domanda di disponibilità e di efficienza energetica lungo tutto il ciclo di vita del data center – spiega Zannotti -. Tenere conto cioè delle richieste di disponibilità/affidabilità del data center, dei livelli di servizio Ict, della gestione dei rischi e delle perfomance e produttività It, da un lato, e di efficienza, riduzione delle emissioni, controllo dei costi, dall’altro”.
Dalla prospettiva Schneider Electric, la soluzione si trova nelle tecnologie di Dcim (Data center infrastructure management) il cui obiettivo è governare da un unico punto di controllo: gestione dei processi del data center, energia e sostenibilità, monitoring dei sistemi di raffreddamento, monitoraggio generale del sistema energetico, controllo dei sistemi e delle architetture Ict. “Ciò che serve per risolvere l’equazione e vincere la sfida del bilanciamento ottimale è un insieme integrato e modulare di strumenti software per rendere possibile ed efficace la gestione del data center”, ribadisce infatti Zannotti.
Un importante tassello nel business di Schneider Electric è rappresentato dai sistemi di cooling sui quali l’azienda ha sempre investito sia in termini di ricerca e sviluppo (con strutture per test e laboratori dislocati in Usa, Italia e Cina), sia sul fronte della crescita per acquisizioni (Apc ed Airflow nell’abito della produzione di sistemi di condizionamento di precisione per centri di calcolo; Uniflair, specializzata nella produzione di pavimenti sopraelevati e chiller).
Fiore all’occhiello dell’offerta più avanzata è EcoBreeze, un sistema ideato per economizzare il raffreddamento del data center con le potenzialità del Freecooling (utilizzo dell’aria esterna risparmiando energia). “La struttura di EcoBreeze consente di ridurre il consumo energetico raffreddando l’aria calda proveniente dagli apparati It attraverso l’uso dell’aria esterna per fornire un raffreddamento più economico al data center – spiega Massimo Galbiati Finance Sector & Solutions Director, It Business Italy -. L’unità, collocata al di fuori del perimetro del data center, sfrutta il clima locale. I sistemi di refrigerazione posso lavorare in due differenti modalità (Dry Mode e Evaporative Mode) per sfruttare al meglio le potenzialità del Freecooling che permette di abbassare i costi energetici e le emissioni di CO2”.
Entrando nel dettaglio delle potenzialità del sistema nelle due modalità di attuazione, Galbiati precisa: “In modalità Dry Mode, i sistemi di refrigerazione utilizzano aria esterna (Freecooling che sfrutta solo aria esterna quindi l’unica energia consumata è quella necessaria a far funzionare le ventole per lo scambio d'aria): l’aria calda viene prelevata dal data center attraverso ventole a commutazione elettronica e transita attraverso canali interni chiamati di Indirect Evaporative Cooler (Iec). Qui viene raffrescata utilizzando aria esterna che ne asporta il calore, ma senza venirne in contatto direttamente, evitando così contaminazioni e variazioni di umidità pericolose per le apparecchiature It. Una volta che l’aria viene raffrescata, esce dall’unità Iec e viene restituita al data center”.
“Quando, a causa della temperatura ambientale esterna, non è sufficiente utilizzare lo scambiatore di calore aria-aria – prosegue Galbiati -, il sistema passa al raffreddamento indiretto ad evaporazione che rimuove il calore dall’aria calda proveniente dal data center facendo evaporare dell’acqua al di fuori dei canali dello scambiatore di calore. Questo sistema, ovviamente, richiede un consumo energetico maggiore, ma consente di abbassare anche in via preventiva la temperatura dell’aria in modo da poter comunque sfruttare tutte le potenzialità del Freecooling per scambiare aria calda con aria fredda”.