Virtualizzazione e cloud computing sono le due grandi trasformazioni in atto nei data center. Qual è il loro impatto sulla rete e quali cambiamenti si stanno verificando? “La virtualizzazione
dei data center ha lanciato una vera e propria sfida alla rete, consistente nel riuscire a gestire la mobilità delle virtual machine e delle risorse che le utilizzano”, afferma Roberto Benedetti (nella foto), system engineer director Sud Europa di Extreme Networks. “Per risolvere questo problema Extreme Networks ha sviluppato il protocollo Xnv (ExtremeXOS Network Virtualization) che consente alla rete di tracciare una Vm (Virtual machine) che si sposta all’interno di un data center e di applicare ovunque i settaggi a essa corrispondenti”. Il secondo cambiamento è rappresentato da alcune evoluzioni che stanno consentendo ai data center di scalare verso la dimensione cloud. Fra queste spicca la convergenza dei protocolli che gestiscono il collegamento fra i server e lo storage verso la tecnologia Ethernet – in particolare il FCoE (Fibre Channel over Ethernet) e la diffusione di connessioni a Gbps fra i server che ospitano Vm. “Tradizionalmente – chiarisce Benedetti – i data center prevedevano due reti distinte: una locale (Lan) verso gli utenti e una per lo storage (San) basata su Fibre Channel o Infiniband. A un certo punto qualcuno ha iniziato a chiedersi che senso avesse avere coppie di switch diversi per avere ridondanza sia dal lato Lan sia da quello San”.
Per supportare le reti “cloud-scale” Extreme Networks ha recentemente lanciato una nuov
a architettura: Open Fabric. Le caratteristiche sono avanzate rispetto alla domanda attuale, ma, dichiara Roberto Pozzi (nella foto), regional director Sud Europa del vendor, “vogliamo essere leader in questo settore. La richiesta di prodotti di questo tipo non sarà ancora alta nel 2011, ma presto lo sarà. E noi intendiamo essere pronti per quel momento”.
Extreme Networks Open Fabric integra la tecnologia OpenFlow basata su standard per semplificare il provisioning di rete e supporta il Data Center Bridging (DCB) per il consolidamento dei fabric storage e Lan all’interno del data center, inclusi iSCSI e FCoE. L’architettura si basa su un sistema operativo comune per tutti i prodotti (Extreme XOS). Enfatizza inoltre aspetti quali lo switching wire-speed delle Vm, le funzioni di intelligence per automatizzare la mobilità delle Vm attraverso Xnv, la connettività server ad alta densità da 10G
bps non-blocking basata su standard e l’interconnessione ad alta densità del fabric a 40Gbps non-blocking con forwarding multi-path, progettata per evolvere a 100GbE. La soluzione comprende BlackDiamond X8 (nella foto), uno chassis modulare con capacità di switching di 20 Terabit in grado di ospitare 768 porte da 10GbE o 192 da 40GbE. La latenza è inferiore a 3 microsecondi. Il consumo per porta GbE è di 5 watt. A livello di switch top of rack, debutta Summit X670, con un massimo di 64 porte wire-speed 10GbE o 48 porte wire-speed 10GbE con quattro porte modulari da 40GbE wire-speed. Una soluzione, quest’ultima, pensata anche per offrire il supporto trasparente del passaggio dai server 1GbE attuali a sistemi 10GbE.