Quali sono gli obiettivi delle aziende e delle organizzazioni pubbliche per la fase 3, quella in cui, usciti dall’emergenza sanitaria per la diffusione su larga scala del Covid, si dovrebbe ricominciare la vita normale, cioè quella che conoscevamo prima della pandemia? Due sono sicuramente resilienza, cioè capacità di resistere a un’eventuale seconda ondata dell’epidemia e alle difficoltà economiche, sociali e politiche causate dalle fasi 1 e 2 del coronavirus, e prestazioni, ossia l’abilità di crescere il business o i servizi ai cittadini.
“Il nostro CEO mondiale Pat Gelsinger – esordisce Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia, in una conferenza stampa virtuale organizzata per presentare i dati di una recente indagine Vanson Bourne commissionata dal vendor – ha diviso in tre i momenti che hanno vissuto la pandemia: risposta, adattamento e ricerca di nuove opportunità”.
Le nuove opportunità
La risposta ha comportato la ricerca immediata di soluzioni per mettere in sicurezza i lavoratori e proseguire in qualche modo l’attività. “L’adattamento – spiega Gigantino – è consistito, ad esempio, nell’utilizzare le piattaforme di videoconferenza. La ricerca di nuove opportunità caratterizza quelle aziende che hanno iniziato subito a chiedersi quali nuove priorità porsi dopo aver superato le fasi della risposta e dell’adattamento”.
Secondo VMware, la maggior parte di queste priorità non può che essere ottenuta attraverso un approccio ‘digital first’. Ed evidenze a favore vengono dalla ricerca Vanson Bourne “secondo la quale – riporta Gigantino – per l’81% dei vertici aziendali italiani se si vuole che le aziende abbiano più successo le posizioni di CEO e di leadership dovrebbero essere ricoperte da persone con competenze tecnologiche. Nell’identificare i benefici specifici di avere top manager con queste caratteristiche, il 51% dei responsabili aziendali italiani evidenziano un miglioramento dell’efficienza di tutta l’organizzazione, il 44% riconosce una maggiore agilità, il 42% un maggiore potenziale di innovazione e il 40% una migliore esperienza dei clienti”.
Oltre alle competenze, ovviamente, per le organizzazioni è necessario disporre di una “digital foundation – spiega il country manager di VMware – che consenta la modernizzazione delle applicazioni e la loro implementazione rapida e in sicurezza”.
In questo senso, una testimonianza di successo per il vendor è la capitale italiana. “Dopo aver virtualizzato il nostro data center nel 2006 con VMware – racconta Stefano Iacobucci, CIO di Città Metropolitana di Roma Capitale – più recentemente avevamo implementato, con l’aiuto di R1 (partner VMware), una virtual desktop infrastructure (VDI) basata sulla piattaforma VMware Horizon 7. A seguito del lockdown siamo riusciti a far lavorare da casa 800 dipendenti, un numero molto superiore a quello di coloro che già avevano aderito a un progetto di smart working. Nel frattempo, abbiamo potuto continuare a concentrarci sulla nostra trasformazione digitale, con l’obiettivo di fornire servizi sempre più innovativi per cittadini. Con un’attenzione particolare anche a quelli senza grandi disponibilità economiche”.