La V° sessione del Ftth (Fibre to the home) Council Europe, dedicato alla diffusione delle infrastrutture in fibra ottica per uso domestico, ha sottolineato il ritardo dell’Europa rispetto ai Paesi asiatici: Corea e Giappone, per il momento, in attesa dell’entrata in campo del gigante cinese. Il commissario europeo Neelie Kroes ha indicato le linee guida per i Paesi dell’Unione ed evidenziato che la scelta delle vie nazionali alla larga banda rischia di accentuare il divario. I maggiori analisti concordano nel dire che la banda larga, e in particolare la Nga netowork (New generation access o, più semplicemente, Ngn-New generation network: rete in fibra ottica di nuova generazione, con portata sino a 100 Mb/s), è un’arma importante per la competitività di un Paese. Nonostante queste considerazioni, l’Italia attualmente è al 17° posto in Europa e al 25° nel mondo (che equivale al penultimo tra i paesi che hanno almeno l’1% di abitazioni cablate); conta circa 2,5 milioni di abitazioni cablate e 348.000 abbonati (Idate 2010), equivalenti al 13,7% delle abitazioni. Nel nostro paese, infatti, la strada verso la rete di nuova generazione è costellata di buone intenzioni, ma di grandi difficoltà concrete. A partire dagli investimenti governativi: si è parlato per un biennio di 800 milioni di euro stanziati per combattere il digital divide, ridottisi a 100 milioni prima e a 70 definitivi a carico del Ministero per lo Sviluppo Economico. Eppure, già lo scorso maggio 2010, Paola Manacorda, consigliere del Cnel, aveva realizzato un report sulla Ngn nel quale, dopo aver indicato le risorse necessarie (da 5 a 15 miliardi di euro) affermava che: l’investimento nella Ngn è anticiclico, crea posti di lavoro e opportunità per il Paese; sarebbe opportuno un investimento mix privato-pubblico; la rete non può esssere tutta in fibra; vanno coinvolti gli operatori mobili.
A marzo 2011 la situazione non è confortante: litigano gli operatori, si guardano in cagnesco Agcom e Ministero, mancano i quattrini. Telecom ha in corso un progetto pilota autorizzato da Agcom nelle città di Milano, Torino, Genova, Bologna, Roma, Napoli, Bari, per al massimo 40.000 utenti ciascuna; l’azienda prevede di coprire 13 città nel 2012, 54 nel 2014 e di arrivare al 50% della popolazione tra 7 anni (138 città). Tiscali in Sardegna comincia per conto proprio. Quindi, al solito, ordine sparso, non si fa sistema, non si fa massa critica e il governo investe poco. Poi ci sono le iniziative della PA: il Trentino e la Lombardia stanno investendo per garantire le infrastrutture ai Comuni meno appetibili. La Regione Lombardia prevede di investire 1,4 miliardi di euro, 500 milioni direttamente e il resto recuperati sul mercato finanziario prevedendo di cablare in fibra 450.000 edifici. Tempo di realizzazione 6-7 anni.
Grafico 1 – Penetrazione della fibra ottica negli edifici domestici
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