Caso Utente

Florim Ceramiche: uno storage d’avanguardia

In una realtà dove l’Ict diventa parte fondamentale della produzione, e quindi del business, lo storage ha assunto un ruolo di prim’ordine nei processi creativi e di sviluppo. Dino Frassineti, Ict manager dell’azienda, spiega le ultime scelte in materia di tecnologia informatica.

Pubblicato il 03 Feb 2015

La storia di Florim Ceramiche è tutta italiana, ma oggi parliamo di una tra le principali realtà a livello internazionale per produzione ed esportazione di ceramiche di design. Guidata da Claudio Lucchese, figlio del fondatore Giovanni, è un esempio di imprenditoria familiare che negli oltre cinquant’anni della sua storia ha saputo crescere ed evolvere fino ad occupare una posizione tra i leader nel panorama mondiale dell’industria ceramica. Oggi, infatti, l’azienda è un gruppo internazionale con unità produttive, centri logistici e partnership commerciali in Europa, Americhe e Asia. Conta circa 1300 dipendenti, un fatturato consolidato 2013 di oltre 325 milioni di euro e detiene nel proprio portafoglio i marchi Floor Gres, Rex, Cerim, Casa dolce casa, Casamood, slim/4+ e Florim Usa (quest’ultimo dedicato al mercato nord americano). Un crescente livello di internazionalizzazione e una concorrenza mondiale sempre più qualificata, hanno spinto l’azienda ad innovarsi costantemente. Negli anni sono state introdotte le più evolute tecnologie in ambito produttivo che hanno fatto cambiare l’approccio all’Information Management in generale, e più in dettaglio ai Big data. Oggi il concetto di Big data richiede una nuova capacità dell’azienda di gestire il ciclo di vita di dati complessi, per quantità, dimensione e differente tipologia, per una maggior produttività dell’organizzazione aziendale.
“È proprio per allinearci a questi obiettivi che abbiamo ripensato la nostra infrastruttura tecnologica di archiviazione e gestione dei dati, migliorandone la fruibilità e la sicurezza in funzione delle esigenze di business”, esordisce l’Ict Manager dell’azienda, Dino Frassineti, spiegando a ZeroUno quali sono stati i passaggi fondamentali che hanno poi portato alla costruzione di un’architettura ad hoc basata su tecnologie Emc.

Dino Frassineti, Ict Manager, Florim Ceramiche

Un Design che punta al digitale
“Alcuni anni fa – prosegue Frassineti – abbiamo avviato la digitalizzazione di alcuni importanti processi produttivi, tra i quali spicca quello della tradizionale smaltatura. La fase di decorazione di alcune linee di prodotto avveniva, fino a qualche anno fa, attraverso appositi macchinari che applicavano gli smalti con specifici rulli. Oggi invece, abbiamo al nostro interno macchine per la decorazione inkjet (veri e propri plotter industriali specifici per materiale ceramico) che ci permettono di rivedere l’intero processo di sviluppo delle grafiche, delle venature e degli effetti materici 3D, in ottica digitale”.
L’implementazione di queste tecnologie ha fatto emergere una criticità nella gestione e nell’archiviazione dei dati. Oltre alla crescita continua dei dati legati alla grafica, sempre più definita, l’azienda ha visto crescere in modo esponenziale le dimensioni delle lastre ceramiche realizzate nei propri impianti produttivi (l’ultima nata misura 1,60 x 3,20 metri), con conseguente crescita dei relativi file di progetto: “Parliamo di file che vanno da 5 a 8 Gigabyte per ogni lastra, cui si aggiungono i file per il decoro. Se si pensa che ad ogni colore di una collezione sono associate molteplici grafiche – che restituiscono il senso della pietra naturale – è facile capire di che mole di informazioni stiamo parlando (soprattutto considerando che ogni collezione è sempre composta da soluzioni in formati e colori differenti, ecc.). “Il nostro settore funziona un po’ come la moda: introduciamo vere e proprie collezioni che si rinnovano (senza necessariamente eliminare le precedenti che per anni continuano ad essere proposte al mercato), spesso con lunghi processi decisionali che vedono la realizzazione di prove, campioni, test, analisi, ecc. – descrive in dettaglio Frassineti – tutti passaggi che attraverso verifiche e aggiustamenti portano alla versione definitiva e che per l’Ict significa tenere in archivio tutte le versioni intermedie per poterne tracciare le varie modifiche”.

La tecnologia accelera il business  
Florim era dunque alla ricerca di una soluzione robusta, replicabile, scalabile, utilizzabile in tutte le sedi remote e in grado di semplificare la gestione e il ciclo di vita del dato (dallo studio all’archiving). In particolare, l’azienda aveva l’esigenza di gestire in modo sicuro e centralizzato una grande mole di dati (pari a circa 40 Terabyte), prevalentemente immagini ad altissima definizione prodotte per la stampa digitale su supporti ceramici diversi che erano memorizzati su vari sistemi di replica/backup presenti nei vari plant di produzione, negli uffici marketing e R&D. Bisognava inoltre tenere conto dell’esigenza di un backup sicuro e veloce, dal momento che il sito principale centralizzato doveva essere replicato in real-time in un’altra ubicazione.
“Gli strumenti tradizionali non erano più sufficienti per garantire la disponibilità del “versioning” dei progetti, da un lato – spiega l’Ict manager – e dall’altro richiedevano tempi troppo lunghi per il backup, senza sufficienti garanzie per il “restore” in caso di “crash” del sistema e comunque, anche in questo caso, con tempi decisamente troppo lunghi rispetto alle esigenze”.
Ma non solo: guardando al processo di smaltatura, le immagini delle grafiche delle collezioni non possono essere compresse; questo significa che al plotter di stampa va inviato ogni singolo pixel dell’immagine: “Oggi la produzione dipende in modo importante dalla tecnologia, in questo caso particolare proprio dall’It –  ammette Frassineti – Se qualcosa non funziona a livello di storage, la produzione è ferma, con conseguenti gravi impatti sul business”.
In funzione di queste esigenze, Florim si è affidata a Dedagroup ICT Network per la progettazione di un’architettura ad-hoc basata su tecnologie Emc, adatta a gestire in modo intelligente molti Terabyte di dati: “L’architettura è già pronta per poter scalare in modo dinamico e rapido, aspetto di fondamentale importanza data la continua crescita del business e delle esigenze di supporto tecnologico non solo da parte degli impianti produttivi, ma di tutte le funzioni coinvolte nel processo di creazione delle grafiche (R&D, progettazione e sviluppo, marketing, ecc.) – commenta Frassineti – un processo che necessita della condivisione trasparente e ‘fluida’ delle informazioni (dati, disegni, documenti, ecc.), indipendentemente dal luogo fisico di archiviazione o dalla loro dimensione”.
In una prima fase Dedagroup ICT Network ha implementato l’architettura presso i propri data center per poterla configurare e testare, in seguito è stata trasferita nel data center di Florim: “In poco più di un mese abbiamo migrato le nostre architetture “storage” senza alcun inconveniente né di natura tecnica né organizzativa: i processi aziendali erano già stati ridefiniti in ottica digitale e l’architettura nel suo insieme, essendo un sistema unificato che racchiude sia la capacità server/computazionale sia la gestione dei workload e dei dati (e ovviamente lo storage), non ha richiesto particolari sforzi di integrazione o migrazione”.
In conclusione, Frassineti riporta anche qualche chiara evidenza sui risultati: “Benché il progetto sia ‘live’ da poco tempo, abbiamo già potuto riscontrare indubbi benefici sul fronte dei tempi di backup che dal richiedere alcuni giorni è passato a poche ore. Non solo: si notano interessanti riscontri anche sui processi di condivisione tra funzioni aziendali diverse, data l’accresciuta celerità con cui si riesce ad accedere ai dati”.

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